Prendo spunto dal post precedente, due soli commenti, ed uno clamorosamente contrario. Paola sostiene che se c’è un’avanguardia consapevole, quella che io vorrei contribuire a costituire, allora si tratta di fascismo. Sì, Paola scrive proprio così: fascismo. Paola è fatta così, non misura le parole, ma francamente non so se preferire i silenzi di coloro che pure hanno letto il post e non si sentono di condividerne l’impostazione. La verità è che l’omologazione ideologica ormai risparmia solo fasce di persone del tutto marginali. Il paradosso è che questa stessa constatazione non fa che confermare le mie tesi, e che cioè è vano pensare di uscire dalla situazione di profonda crisi, questa credo evidente a tanti, senza mettere in dubbio le tesi fondamentali dell’ideologia dominante. E quando parlo di crisi, non mi riferisco soltanto a quella del sistema Italia dopo sedici anni di berlusconismo, ma alla crisi ormai manifesta in tutto il mondo, di cui quella economico-finanziaria è solo l’aspetto più evidente, e che riguarda in particolare quei paesi il cui sistema politico più assomiglia al nostro. Più questa crisi diventa manifesta, più si va chiedendo una strategia, un nuovo modo di vedere la realtà (una nuova sinistra, si dice), e più ci si aggrappa agli elementi fondamentali della propria ideologia, che però, e questo sfugge a tanti, è la stessa che c’ha portato a questa situazione. Insomma, potrei dire che quegli stessi che affermano di cercare nuove vie, in realtà le rifiutano completamente, rifugiandosi nelle certezze di oggi, che sono poi il veleno del domani. E’ un circolo vizioso, che richiederebbe un’apertura mentale molto ampia, una capacità ed una voglia di mettersi in discussione, merce rara, per non dire rarissima in questi nostri giorni.
L’equivoco centrale della nostra epoca sta nel termine libertà, e nel connesso concetto di libertà di espressione. Eppure a tanti è evidente che Berlusconi usi in maniera strumentale il termine libertà, che ha voluto perfino nella denominazione del partito che ha fondato.
Se questo è chiaro, non dovrebbe essere altresì chiaro che c’è un problema enorme su questo termine, sui suoi molteplici significati e quindi anche sul suo uso? Questa potrebbe essere una buona base di partenza: come fa Berlusconi a usare anche lui, perfino lui, la parola “libertà”? Dove sta l’inganno? Ma, in verità siamo miseramente aggrappati a questa apparenza della possibilità di scelta, così che alla fine preferiamo tenerci berlusconi pur di non mettere in crisi ciò che riteniamo a torto il bene più prezioso: spetterà a me scegliere se la maglietta che vado a comprare debba essere rossa o azzurra!
Allo stesso modo, la libertà di espressione diventa giorno dopo giorno una espressione sempre più vuota. Fare un palinsesto televisivo, redarre l’edizione quotidiana di un giornale non costituiscono inevitabilmente una forma di censura verso tutti quei programmi ed articoli che vengono esclusi? Ed allora non dovrebbe essere ovvio che il problema sta a monte, sta nello stabilire chi decide cosa? Che quindi non ha senso attribuire questo potere, che poi nelle società contemporanee è il massimo dei poteri, il potere di decidere quali siano le informazioni che devono passare nella società, a chi ha i soldi per permetterselo?
Nello sforzo di garantire quei principi fissati da nostri progenitori secoli fa, ormai diventati sacri, quei principi che sono riusciti a farci superare pregiudizi storici di enorme portata, ci stiamo impiccando al chiodo del loro mantenimento formale, in condizioni storiche enormemente cambiate, e che determineranno nel medio periodo, cioè nel volgere di pochi decenni catastrofi ambientali di tale portata da compromettere la stessa vivibilità del pianeta per l’umanità. Si dice che i dinosauri siano scomparsi per eventi catastrofici casuali, perché di origine extra-planetaria: non è poi così improbabile che l’umanità scompaia per altre catastrofi ambientali, ma questa volta dipendenti da noi stessi, dimostrando così la nostra sostanziale stupidità.
La libertà che difende Berlusconi è la libertà di farsi i cazzi suoi! E quello che più mi amareggia è che i suoi elettori trovino giusto che sia così!
RispondiEliminaChe l'essere umano sia sostanzialmente stupido è una verità sacrosanta, e non solo è stupido, è anche egoista e qualsiasi cosa deve essere finalizzata al proprio benessere. Di che pianeta lasceremo ai nostri nipoti, a pochi importa, ciò che conta è avere un bel suv anche per fare 500 metri in città, sparare l'aria condizionata, o viceversa il riscaldamento, a palla con uno spreco esagerato di energia e relativo inquinamento. Sai che pensano?: " Finchè ce n'è viva il re...." poi tanto fra 100 anni non ci saremo più comunque e "cacchi" loro, a chi sarà ancora di questo mondo.
So che i miei commenti non sono alla tua altezza, ma so anche che tu li apprezzi comunque, e di questo te ne sono grata. Io per te nutro una stima sconfinata ed è straordinario come ci si possa affezionare così tanto a persone che si conoscono solo virtualmente. E ti ringrazio per i post che scrivi, mi aiutano a capire meglio tante cose! ciao
Ancora una volta concordo con Ornella in tante cose.Voglio però citare una frase che ho trovato in un articole del Sole 24 ore:
RispondiElimina«Non è la fede in una verità universale che ha provocato i massacri del Novecento, non è la volontà di rottura con l'ordine esistente né la rivendicazione del diritto alla felicità che li ha provocati, ma al contrario l'irruzione dell'irrazionale, la distruzione dell'idea dell'umanità, una fede assoluta nella capacità della potenza politica, e quindi dello Stato, a plasmare la società».
intitolato "I pericoli dell'antilluminismo"
vorrei però aggiungere anch'io qualcosa in senso propositivo:
RispondiEliminaQuancosa si può fare per porre un freno a questo degrado che non è soltanto economico, ma soprattutto morale: agire noi, nel nostro piccolo, con l'ESEMPIO che è di gran lunga ben più potente di ogni imposizione o tentativo di convincimento.
Io, per esempio, fra qualche giorno dovrò partecipare a un matrimonio e ho deciso di indossare per l'occasione un abito che ho trovato fra i rifiuti della nostra piattaforma ecologica.Sarò la più elegante, ma non mi vergognerò di dire da dove proviene quel vestito.
Non ho speso una lira,così contribuisco anch'io alla decrescita, no?;)
@Ornella
RispondiEliminaTi ringrazio tanto per le tue parole, ed anzi quasi mi commuovono. Naturalmente, non sono per niente d'accordo che i tuoi commenti non siamo all'altezza dei miei post, ma lo considero comunque una conferma della stima che senza che io la meriti, tu mi manifesti.
Hai ragione, Paola! Anch'io spesso mi ritrovo a comprare dei vestiti alle bancarelle o al mercato settimanale, e non ti dico la soddisfazione che provo nel vedere le mie amiche a bocca aperta quando, complimentandosi per l'acquisto, vengono a sapere quanto poco abbia speso. E hai soprattutto ragione quando parli dell'esempio come arma per inculcare sani valori. Proprio a proposito del vestiario, pur piacendomi cambiare spesso ( le mie alunne arrivavano persino a scriverlo sui temi, dicendo che andavo a scuola " rigorosamente in tinta e con gli abbinamenti perfetti!") ebbene non ho mai vestito griffato tuttavia, grazie al buon gusto, riuscivo e riesco ad essere d'aspetto piacevole. E mio figlio, ecco l'esempio, fa altrettanto.
RispondiEliminaVincenzo, perdonami se mi son messa a "chiaccherare" con Paola.
@Paola
RispondiEliminaPartiamo dall'ultimo commento: sono d'accordo sull'efficacia dell'esempio, ma purtroppo l'urgenza dei problemi non ci permette di limitarci a questo strumento, ma certo non ci impedisce di usarlo.
Invece, vorrei un po' soffermarmi sul primo commento, e ne farò un post che, se ne avrai la pazienza, leggerai presto (avevo cominciato a scrivere il commento, ma risultava troppo lungo).