domenica 18 luglio 2010

IL GOVERNO DI TRANSIZIONE DI TREMONTI

Siamo alle solite: con l’articolo di oggi su “La Repubblica”, Eugenio Scalfari lancia in maniera esplicita la candidatura di Tremonti a prossimo Presidente del Consiglio. Non bastavano le dichiarazioni di D’Alema,e Bersani, ora anche uno degli azionisti di maggioranza del PD da’ la linea: esiste un’emergenza legalità nel nostro paese, e questa questione diventa così prioritaria. Bisogna quindi andare a un governo di transizione che abbia degli scopi precisi e ben delimitati: fare una legge elettorale uninominale, e occuparsi della grave crisi economica in cui siamo piombati da due anni a questa parte.

Mentre sono totalmente d’accordo sul sistema uninominale, la questione economica appare in verità molto più complessa. Scalfari si spinge a ipotizzare alcuni provvedimenti economici, del tutto però in opposizione a quelli portati avanti dal governo in carica. Poiché non credo che si possa dubitare che è stato Tremonti in persona a costruire la politica economica dell’attuale governo, diventa incomprensibile potere anche solo ipotizzare che egli possa farne una differente.

La proposta del governo di chi ci sta ci sta potrebbe forse andare solo allo scopo della modifica dell’attuale vergognoso sistema delle nomine dei parlamentari. Poiché sono convinto che ormai Tremonti rappresenti la longa manus in Italia di poteri finanziari internazionali innominabili, penso che bisognerebbe liberarsi al più presto di lui, toglierli quei poteri enormi che ha esercitato in questi due anni coi risultati che abbiamo davanti ai nostri occhi.

Il problema più grosso che però vedo è la sua realizzabilità. Per togliere di mezzo Berlusconi e la Lega che sembra, almeno ufficialmente, ancora sostenerlo, bisogna compattare tutto ciò che sta fuori da Lega e PDL, e inoltre spaccare lo stesso PDL. Così, Tremonti dovrebbe rompere non solo con Berlusconi, che, visto lo stato pessimo dei loro rapporti, non sembra un’impresa impossibile, ma anche con la Lega, quella cioè che finora gli ha garantito l’enorme potere che egli ha esercitato. Fini dovrebbe sostenere questo governo, e quindi anche un suo palese avversario come Tremonti, sanzionando così la sua subalternità. Dovrebbe inoltre sostenere, assieme, udite udite, a Casini e Rutelli un sistema elettorale uninominale. Insomma, tutti i politici esterni al PD dovrebbero decidere di suicidarsi, all’esclusivo fine di assecondare il PD, e la sua dannata fifa verso l’ipotesi di nuove elezioni.

La verità è che la politica italiana a seguito di sedici anni di berlusconismo, è ormai ridotta ad un ammasso di macerie, dove ognuno, e non intendo ogni partito, ma ogni singolo politicante, difende ormai solo sé stesso. Tutti ci auguriamo, ed io non faccio eccezione, che Berlusconi esca dallo scenario politico, ma ciò che rimarrà sarà davvero un disastro, dove soprattutto manca un’alternativa reale dopo sedici anni di dalemismo, una sorta di sistema di pensiero in qualche misura simmetrico al berlusconismo.

La caratteristica precipua che li accomuna è la negazione sistematica della verità, con la menzogna nel caso del berlusconismo, con il silenzio nel caso del dalemismo. Sistemi di pensiero e di potere che vanno ben oltre l’ambito strettamente politico, coinvolgendo magistrati, industriali, e giornalisti, quegli stessi che leggiamo giorno dopo giorno, sapendo quanta capacità critica sia necessaria per evitare di essere presi in giro.

11 commenti:

  1. Parto dalla considerazione finale del tuo post: tutti ci auguriamo che Berlusconi esca di scena. Ma non mi si rizzano i capelli in testa immaginando altri personaggi politici, della sua area politica, alla guida di un governo prossimo venturo. E non penso solo a Tremonti: non sono un'economista, ma - da quisque de populo e senza considerare i sacrifici e i tagli che hanno colpito anche il mio nucleo familiare - penso che in una crisi planetaria quale quella che stiamo attraversando, nessuno avrebbe potuto, in coscienza, operare diversamente. Quello che non mi è andato giù è stato lo scudo fiscale, lo ammetto. Ma le altre misure adottate, per quanto dure e difficili da digerire, mi sembravano necessarie. A sinistra regna il vuoto pneumatico. Ergo, obtorto collo, bisogna arrangiarsi con quello che c'è. Una decina di giorni fa, il Financial Time quasi sponsorizzava una sorta di triade Fini-Tremonti-Draghi. E, detto tra noi, l'ipotesi non mi spiace poi tanto...
    Magari mi odierai per questo commento, e mi cancellerai dal blogroll, ma tu, Vincenzo, hai qualche nome da proporre? Hai qualche proposta alternativa? Con la stima di sempre.

    RispondiElimina
  2. Hai letto che proprio oggi Vendola si è candidato alle prossime eventuali primarie del Pd? Giustamente ha detto che per distruggere il centro-destra gli tocca prima distruggere l'attuale centro-sinistra!

    RispondiElimina
  3. @BC
    La cosa che sinceramente mi dispiace è che tu possa pensare che io possa come dire, fare rappresaglie nei confronti di chi esprime un parere differente dal mio, ma voglio pensare che scherzassi.
    Su Tremonti, effettivamente la pensiamo in modo radicalmente differente. Non entrerò nel merito delle singole misure assunte nell'intero arco dei due anni: citerò solo, tanto per rinfrescarci la memoria, la social card, che i giornalisti di Report scoprirono richiedesse un investimento più che doppio dei soldi effettivamente dati al cittadino che ne aveva diritto (il resto finì a Poste, banche, ed altri). Se ne potrebbe stilare un lunghissimo elenco di perle di Tremonti, ma il punto fondamentale è l'opacità in cui ha lavorato: mai che abbia esplicitamente enunciato una linea di politica economica, un quadro minimamente organico di misure. No, egli non vuole vincoli di alcun tipo, e quindi ogni misura appare immotivata, perfino arbitraria, perchè non ce la vuole spiegare (naturalmente, nei suoi nascosti disegni, penso invece che tutto sia estremamente motivato, ma non si deve sapere in giro). Questo, sul piano squisitamente politico, significa una cosa da niente, la fine della stessa democrazia, perchè il cittadino non esiste più, esiste il suddito che aspetta gli atti che benignamente il sovrano compie. Purtroppo, è difficile oggi rendersi conto della gravità effettiva dei problemi con cui l'umanità tutta si confronta, e così si cerca la soluzione "realistica", cioè quella che abbiamo fin qui adottato, e si vede con quali risultati, finchè saremo trascinati nel baratro.
    Io non ho soluzioni pronte in tasca, ma credo che sarebbe ovvio, se ancora crediamo di dovere un minimo livello di democrazia, di restituire, alla fine di un regime durato tanto a lungo, la parola agli elettori. Del resto, anche volendo condividere questo realismo, l'ipotesi "Financial Times" non vedo come potrebbe realizzarsi.

    RispondiElimina
  4. @Ornella
    Mi era sfuggita questa frase. La disponibilità di vendola è una buona notizia, ma spero che sia in grado di uscire dai tatticismi tanto in auge nei dintorni del PD.

    RispondiElimina
  5. Naturalmente ho letto come ogni domenica l'editoriale di Eugenio scalfari.
    Non so se egli abbia degli interessi personali da difendere nel formulare le sue proposte, ma non mi risulta.
    So che la politica del male minore non ti suona bene, ma, come Bastian cuntrari, non vedo altre alternative valide all'orizzonte, all'in fuori di Di Pietro che , naturalmente, auspica le elezioni anticipate sperando (secondo me vanamente) di ottenere un congruo consenso come maggior partiro di opposizione e di Vendola, come citato da Ornella.
    Ma la situazione è , proprio come dice scalfari nel suo articolo, da disgusto e il puzzo che sale dalle varie intercettazioni telefoniche, come ampiamente osservato anche da Roberto Saviano, è diventato insopportabile, forse anche all'interno
    di alcune delle famose "correnti" della maggioranza, e noi non possiamo che auspicare questa "naturale evoluzione"( per usare una espressione di scalfari) che ci porti fuori da una situazione così stagnante.

    RispondiElimina
  6. Il centrosinistra deve cominciare a fare i conti, in piena serenità, dei propri limiti, comprendere quali sono i difetti che lo hanno portato lì dov'è oggi, a vivere ogni giorno di rimessa sulle proposte e gli atti del berlusconismo, e cercare di anticipare il meccanismo culturale, sociale e politico del centrodestra, avviare un percorso che porti ad una politica realmente alternativa e che sia, finalmente, propositiva.
    Che sappia leggere con attenzione i mutamenti della società e che li interpreti anticipando le ricette malsane dell'attuale governo, proponendo ricette ispirate ad un vero e sano progressismo.

    E non potrà farlo, senza alcuna ombra di dubbio, leggendo in governi di larghe intese o spericolati "patti repubblicani" destra-centro-sinistra la soluzione ai problemi del paese.

    Il centrosinistra non può continuare a vivere con la paura di essere minoranza e perdere una competizione elettorale. Il centrosinistra deve presentare un proprio racconto, un proprio progetto politico, una chiara direzione per il futuro del paese.
    Se si è in grado di fare questo, si vincerà. Senza inutili alleanze-pastrocchio.

    RispondiElimina
  7. @Paola
    La cosa paradossale è che questa ipotesi pretesa realistica, è in realtà inattuabile, come dovrebbe essere evidente a tutti. Sinteticamente spiegavo nel post il perchè, ma naturalmente ci si potrebbe dilungare. La forza di berlusconi sta proprio nell'incapacità, o forse nell'impossibilità dei suoi avversari di coalizzarsi. In realtà, solo Bossi può farlo cadere, gli altri possono solo lavorare per creare condizioni propizie.
    Purtroppo, un tentativo come quello Scalfari - PD, una volta che fallisce, indebolisce questo fronte, e quando si tornerà a votare, questo schieramento ci arriverà nella maniera peggiore.

    RispondiElimina
  8. @Alessandro
    Vendola ha fatto bene a rimescolare le carte con la sua candidatura, ma purtroppo temo che anch'egli abbia le idee confuse. L'accostamento di Giuliani a Falcone e Borsellino è stato sicuramente azzardato, per non dire francamente inopportuno. Temo che anch'egli finisca per rimanere irretito in tatticismi inconcludenti, come capita a chi si trova a frequentare gli ambientini del PD.

    RispondiElimina
  9. Effettivamente le tue argomentazioni non fanno una grinza, non concordo però sul dire che dovrebbero essere evidenti a tutti: ognuno di noi parte da punti di vista differenti , che sono forse dettati da fattori emozionali o ideologici o semplicemente costituzionali.
    Da parte mia io spero vivamente che tu abbia torto e che si realizzi la paoposta di scalfari, anche se, come tu dici ,è difficile, perchè secondo me la vera forza di berlusconi non sta nell'incapacità degli avversari di coalizzarsi, ma nei soldi.(E così ho detto pane al pane e vino al vino , com'è mio solito.)

    RispondiElimina
  10. Sono d'accordo praticamente su tutta la tua analisi. Il punto adesso (pardon fra poco) sarà cosa fare. Se andiamo a votare, per una sorta d'inerzia, ancora vincerà il pdl e ancora Berlusconi potrà tirare una boccata d'ossigeno per quanlche tempo, pur essendo un malato terminale. D'altro canto vincesse pure la sinistra non cambierebbe molto perchè il sistema elettorale è una porcata e perchè siamo ancora negli anni 80 (anche se da bere non è rimasto più nulla).
    La soluzione è allora un governo di coalizione, tecnico o come si vuole definire che faccia un minimo di riforme e poi governi il disastro economico (che io temo sia di proporzioni molto più grandi di quanto non si pensi - nel senso che reputo si sia pure pasticciato/imbrogliato sui conti).
    Certo è una contraddizione che le riforme per rimettersi in carreggiata le possano fare coloro che non le hanno fatte per tempo e che sono i responsabili politici del disastro e dell'arretratezza del paese...ma non c'è altra possibilità, perchè siamo in un cul de sac e la via d'uscita è obbligata (con la prima repubblica si muore e si va al caos).
    La domanda è: ci riusciremo? Speriamo di sì, anche se razionalmente bisognerebbe essere più che pessimisti.

    RispondiElimina
  11. @Silvano
    La cosa peggiore dellipotesi delle elezioni anticipate "immediate" starebbe nel mantenimento del sistema elettorale osceno che ci ritroviamo. Che l'esito sia scontato, non lo credo, se non altro perchè, proprio per fissare l'ordine di lista, Berlusconi avrebbe gioco facile ad escludere tutti i finiani dal prossimo parlamento. Ciò significa che fini si dovrebbe fare una lista propria, o più probabilmente aggregarsi ad altri. Cosa farebbe poi il PD, non è dato sapere, e lo stesso vale per i raggrupamenti minori. Insomma, ci sarebbe un rimescolamento non da poco. Il governo di tutti non credo sia un'ipotesi praticabile, perchè chi farà cadere Berlusconi, lo farà solo quando avrà a portata di mano un'ipotesi specifica, oggi davvero impossibile da immaginare. Del resto, Tremonti e Bossi comandano già oggi, e non hanno ragione alcuna di far cadere Berlusconi, se lo tengono lì in vetrina a fare le sue solite gags, che comunque cementano un consenso di elettori dequalificati. La crisi economica che, concordo con te, è appena agli inizi e che avrà conseguenze molto pesanti, sarà il vero fattore che determinerà gli esiti di questa fase politica. Non riesco ad essere più preciso sullo sbocco concreto.

    RispondiElimina