sabato 14 febbraio 2009

UN'OPINIONE DIFFERENTE

Ho espresso ripetutamente la mia opinione sul caso di Eluana, non soltanto su questo blog, ma anche in commenti lasciati su altri blog. A questo proposito, potrei consigliarvi di leggervi il dibattito che c’è stato su http://ariemme.wordpress.com .
In genere, mi sembrava di essere in sintonia con gran parte dei navigatori, ma davvero non era poi proprio così. Sì, sul fatto che fosse lecito interrompere nel caso specifico l’alimentazione, mi pare che ci sia una solida maggioranza di consensi. Bisogna tuttavia leggere le motivazioni dei blogger per potere concludere sulla concordanza di opinioni.
Ebbene, cosa dicono i blogger? Mi pare ci sia un coro in favore del testamento biologico. In sostanza, si dice, che ognuno decida da sé cosa vuole si faccia in un caso come questo di coma irreversibile.
La mia opinione in proposito è diversa. Io penso che utilizzare la scienza medica e i suoi ritrovati tecnologici per un uso diverso da quello della guarigione, sia un abuso. Qui insomma, non è che si adotti una terapia necessaria a superare una criticità, quale potrebbe essere, ad esempio, una terapia post-operatoria. No, in questi casi, il sondino viene usato per prolungare uno stato che sarebbe arduo chiamare vitale. E’ un uso del tutto improprio, per me perfino illecito, basato su un’ideologia del prolungamento al massimo ed ad ogni costo del battito del cuore, come enunciato esplicitamente dalla chiesa cattolica e da altri. Quindi, per me non è opportuno per nessuno, neanche per chi lo vorrebbe, utilizzare un tale trattamento medico. Ciò dovrebbe essere affermato con chiarezza: il torto non sta in chi rivendica di potere subire un trattamento come si è da sempre fatto, ma in chi introduce nuove tecniche, preziose in talune situazioni ma qui utilizzate assolutamente in maniera impropria.
Allora, ciò che voglio dire è che mi pare un compromesso accettabile questo del testamento biologico, e che comunque è davvero difficile per me e, credo per tutti, imporre a qualcuno di far cessare di battere il proprio cuore quando si è in grado di prolungarlo.
Quindi, in questo contesto, la rivendicazione di una visione giusta in nome della naturalità non è per imporre una soluzione uguale a tutti, ma perché su questi punti si combatte una battaglia di idee di carattere generale, ideologica appunto.
Io, insomma, non sono tra quelli che credono che ognuno debba decidere a suo modo. Questa continua rivendicazione di una dimensione individuale non mi trova per niente d’accordo, perché credo profondamente nella nostra dimensione sociale. In verità, non c’è nulla nei nostri atti che possa essere davvero considerato del tutto privato. Così, cosa sia lecito e cosa non lo sia non può risolversi a partire da un principio generale di “non ingerenza”, ma piuttosto penso che debba essere valutato caso per caso analizzandolo nel merito.

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