Quanti di voi che mi leggete sanno che una delle clausole previste
dal trattato transatlantico sul commercio in avanzata fase di
approvazione prevede addirittura che le controversie tra gli stati e le
multinazionali siano affidate al giudizio di una corte creata ad hoc e
composta da avvocati, cioè da figure analoghe e vicine ai consulenti
delle stesse multinazionali?
Ripeto quanto detto in altre occasioni, la globalizzazione di cui questo trattato è elemento decisivo, è un piano la cui finalità primaria è quella della privatizzazione degli stati, e di privarli quindi dei privilegi connessi alla sovranità nazionale.
Non si capisce per quale motivo le persone dovrebbero riconoscere
l'autorità al proprio stato una volta che esso nei suoi organi
istituzionali abbia deciso di cedere la propria sovranità, diventando
così impossibilitato a difendere i propri cittadini.
A quale titolo
un cittadino dovrebbe sentirsi vincolato a pagare le tasse, per quale
motivo dovrebbe riconoscere allo stato il monopolio della violenza?
Qui insomma si configura uno stato che pretende di esercitare poteri
nei confronti dei propri cittadini come se avesse ancora sovranità, e
nel contempo cede i propri privilegi di fronte ai poteri forti globali
privati, un vero mostro istituzionale.
Lo vogliate o no, lo riconosciate o no, la vera ed unica fondamentale
battaglia è quella contro la globalizzazione, e quindi qualsiasi
progetto politico che pretenda di essere alternativo rispetto
all'asfittico quadro politico odierno, deve porre al centro delle
proprie riflessioni e dei propri obiettivi la lotta alla
globalizzazione.
Allo stesso modo, bisogna considerare i governanti
di ogni colore che si arrendono a questi progetti, addirittura
assecondandoli esplicitamente, come dei veri e propri traditori della
loro patria.
Questa lotta alla globalizzazione, per il
mantenimento delle sovranità nazionali, questa cacciata dei traditori
dal parlamento e da tutte le istanze rappresentative, può costituire da
sè già un possibile manifesto per la costituzione di un nuovo partito
politico.