L'intervista della Gruber dello scorso sabato ad ottoemezzo di Stefania Craxi ha messo ancora una volta in evidenza quanto profonda sia l'incomprensione di quella pagina della storia italiana che è nota come tangentopoli.
La Craxi, la cui ostinazione nel difendere la figura paterna è umanamente comprensibile, sosteneva con grande passione la tesi che la classe politica di allora è stata fatta fuori dalla magistratura.
Niente di più falso, la semplice verità è che una classe politica che aveva ricevuto la pingue eredità lasciata dalla prima generazione formatasi nella resistenza, l'ha rapidamente dilapidata, soprattutto nel corso degli anni ottanta...
Apparentemente, la Craxi non capisce che nel 1992 ciò che avviene è che la magistratura, avendo avuto notizia di reato, ha iniziato ad indagare, e da lì parte di fronte a una procura sempre più presa alla sprovvista una vera e propria valanga di confessioni. Chi come me per ragioni anagrafiche, c'era allora da adulto, sa benissimo che le indagini a Milano non sono la fonte della conoscenza della corruzione politica, ma che la cosa era invece nota a livello di massa. Negli anni ottanta, vi potrei raccontare infinite barzellette proprio centrate sulla disonestà dei politici socialisti, si sapeva e ci si consolava ironizzando.
Io fisserei come data di partenza del declino italiano il 1981, quando Beniamino Andreatta, allora ministro del tesoro, impone il divorzio tra Tesoro e banca d'Italia. I costi di quella sciagurata decisione li stiamo pagando ancora oggi, perchè da allora lo stato italiano è dovuto andare ad affrontare il mercato senza la protezione di una banca centrale che facesse da prestatore di ultima istanza (ecco perchè, per inciso, la scelta sull'euro non è la dirimente, anche con la lira, non avevamo prestatore di ultima istanza). Nessuna certezza, come prima che l'intero ammontare dei titoli emessi venissero sottoscritti, nessuna possibilità quindi di definire d'autorità il tasso di interesse, ma al contrario il tasso manovrato dai compratori, da quegli operatori finanziari che potevano così lucrare sul debito pubblico italiano.
Ciò che successe allora in seguito al divorzio tesoro/banca d'Italia, fu che le spese eccessive dello stato, invece di causare un aumento dell'inflazione, determinò un aumento del debito pubblico, con le cifre enormi che da allora ci portiamo dietro. Corruzione ed evasione fiscale non diminuirono, anzi crebbero come mai prima d'allora, ciò che successe fu di rinviare alla generazione successiva i problemi che quei disavanzi creavano.
Questi fenomeni di degenerazione della politica andarono avanti in piena pubblicità, non v'era italiano allora che non sapesse quanto si rubava da parte dei partiti politici. La magistratura in effetti intervenne con colpevole ritardo, altro che manovra politica per distruggere i partiti, quei partiti erano già da tempo divenuti comitati d'affari.
Il processo che andrebbe fatto a Craxi ed agli altri politici di quel periodo è proprio quello di addebitare loro la distruzione dei propri partiti che essi non avevano fondato, li avevano ereditato e ne hanno poi determinato la misera fine che sappiamo. Bettino Craxi non fu una vittima di quei fatti, ma il colpevole, non solo dal punto di vista dei reati che gli furono ascritti, ma anche come responsabile di questo fenomeno, quindi una responsabilità squisitamente politica.
Oggi, vedo tanti interventi sul web di persone che appena leggono parole che si riferiscono alla corruzione di oggi, hanno un riflesso condizionato, quello di allarmarsi vedendo questa campagna come una manovra tesa a distruggere l'attuale quadro politico.
Nessun processo giudiziario in realtà ha questa capacità di distruggere un sistema politico, è lo stesso sistema politico che si autodistrugge, e gli eventuali procedimenti giudiziari intervengono quando già il danno è stato fatto.
Anche per l'oggi, le cose stanno proprio così, la corruzione dilaga ed attraverso questa si costruisce un sistema politico in cui un singolo leader si fa delegare tutto il potere da politicanti che stanno in parlamento al precipuo ed unico scopo di beccarsi la loro fetta di torta. Se questo è l'obiettivo della loro attività politica, è ovvio che sono interessati ad obbedire pur di non essere espulsi da quell'ambiente che garantisce loro introiti seppure illeciti così cospicui, come mai potrebbero ottenerli con attività lecite magari al di fuori della politica.
E' questo che molti non capiscono, anche per il modo distorto in cui la corruzione viene posta a livello mediatico, il danno che essa fa non si esaurisce nell'aspetto economico, anzi il danno di gran lunga più importante è il clima complessivo che si determina, con l'emersione di personaggi specializzati in questo tipo di attività illecite, ed in sequenza la diffusione di questo tipo di comportamenti in ogni comporto della vita sociale.
Un'Italia più corrotta è insomma un'Italia peggiore, non solo con meno risorse disponibili.
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