mercoledì 22 aprile 2015

FATE LE RIFORME, NON FATE L'AMORE

Davvero la natura sociale di noi umani porta a conseguenze sorprendenti.
Prendiamo la questione del debito greco.
E' ormai più di un anno, e particolarmente dalla campagna elettorale per l'elezione del parlamento greco, che vari personaggi pubblici si esercitano a raccomandare severamente al governo greco di andare avanti col processo di riforme. Praticamente nessuno si tira indietro. Non solo lo fa Junker, presidente della commissione UE, non solo lo fanno governanti di altri paesi, non solo lo fa il presidente dell'eurogruppo, ma lo fa la Lagarde, presidente del FMI e lo fa Draghi, presidente della BCE.

Io mi chiedo a questo punto chi ha deciso che i paesi sovrani abbiano perso la loro sovranità. Devo essermi distratto, ci sarà stato un editto dell'imperatore del pianeta terra che lo stabilisce...


Se la Grecia è tuttora un paese sovrano, allora che il leader di un altro paese della UE raccomandi a Tsipras di procedere con le riforme, una volta si chiamava intrusione indebita negli affari di un'altra nazione, e veniva considerata come un atto ostile a cui sarebbe potuto seguire perfino un conflitto armato.
Cosa dire poi di queste personcine, tipo la Lagarde e Draghi, il cui ruolo in commedia dovrebbe essere esclusivamente quello di creditori. Un  creditore mi pare che avrebbe il diritto di richiedere la puntuale restituzione di quanto gli è dovuto, e può introdurre elementi di flessibilità solo allo scopo di meglio garantirsi tale sostituzione, magari evitando così di strangolare colui che deve invece sopravvivere, fosse solo perchè in caso contrario il credito diventa inesigibile.
Mi chiedo come si permettono tali personaggi che non hanno mai avuto alcuna legittimazione democratica, di interferire con la sovranità di un paese in cui si è insediato un governo democraticamente eletto.
La cosa diventa sempre più indecente, man mano che gli stessi protagonisti non nascondono più che la restituzione del debito non è l'aspetto davvero rilevante, ciò che conta è procedere con un piano di riforme.
Insomma, sarebbe come se il CdA di una banca con cui hai contratto un mutuo, ti dicesse che puoi saltare alcune rate, purchè tu imponessi un'educazione cattolica ai tuoi figli. Che c'entra il tipo di educazione della prole con il mutuo? Se sulla stampa comparisse una notizia di questo tipo, credo che saremmo tutti scandalizzati dal comportamento di questo CdA.
Ciò che appunto trovo strano è perchè nessuno si scandalizza se Draghi condiziona il conferimento di liquidità allo stato greco all'andamento del piano di riforme. Come si permette costui? Perchè, quale mutazione antropologica è avvenuta che possa giustificare la tolleranza o addirittura l'accettazione di un simile comportamento da parte di un nostro stipendiato come è Draghi?
Che poi questa espressione "fare le riforme" è anche stupida fino al ridicolo.

Fare le riforme non significa assolutamente nulla, ogni persona che usa questa espressione dovrebbe vergognarsene,perchè essa avrebbe un senso compiuto solo se esistesse un unico tipo di riforme possibili. Poichè questa condizione non esiste, l'espressione "fare le riforme" qualifica chi la usa come un mentecatto. 

Dal punto di vista politico, fare le riforme significa assecondare il progetto neoliberista che punta alla privatizzazione degli stati. Le riforme per antonomasia di cui parlano in sostanza consistono nel fatto che uno stato deve abrogare quasi tutte le sue prerogative intrinseche al concetto di sovranità, in modo che alla cupola finanziaria che governa il mondo, non si frappongano ostacoli. 
La cosa che colpisce è la sfacciataggine di questi figuri, non esitano a dire chiaramente che ciò che non va per quanto riguarda la grecia non è la più rapida possibile restituzione dei debiti (tra l'altro impossibile neanche nei termini temporali più ampi), ma la svendita, senza tentennamenti e pause di riflessione, dei loro stati. 
Mi chiedo quanto servili essi siano rispetto ai ricchi, e quanto siano dipendenti infedeli (dei popoli europei intendo). 

Nel frattempo, assistiamo imbambolati a questa rapina prima che dei nostri soldi, della nostra stessa vita, delle nostre prerogative, di ogni pallido accenno di democrazia. 

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