mercoledì 29 aprile 2015

C'ERA UNA VOLTA NAPOLITANO, CI FU POI RENZI: LA STORIA APPASSIONANTE DEL PERCORSO DELLE RIFORME

Oggi, le accuse degli osservatori all'opposizione, si concentrano su Renzi, definendolo come un candidato golpista, uno che vuole far compiere all'Italia una svolta autoritaria, che attacca il carattere democratico della repubblica nata dalla resistenza. 
Io, pur avendo l'opinione peggiore possibile nei confronti di questo personaggio, devo alla fine constatare che le critiche rivolte all'intera vicenda delle cosiddette riforme, del tutto condivisibili nel merito, sbagliano nel prendere lui come unico bersaglio...

Se guardiamo ai fatti con uno sguardo un po' più obiettivo, dobbiamo ammettere che la vicenda complessiva delle riforme di cui questa pessima legge elettorale giunta al suo ultimo e decisivo passaggio parlamentare è parte, è a sua volta parte di un piano più complessivo sul piano istituzionale, tendente a trasformare la natura stessa degli stati nazionali, in modo da lederne fortemente la sovranità e i relativi privilegi, pur senza abolirli, in omaggio al piano neoliberale di globalizzazionee  di governance globale da parte dei poteri capitalisti e finanziari. 
Collocato così l'episodio che l'attualità ci offre, la pretesa di attribuire ogni e qualsiasi colpa a Renzi non regge per almeno due differenti ragioni. 

La prima è che Renzi arriva alla guida della politica nazionale da poco più di un anno, mentre la vicenda delle riforme, praticate ancor prima che divenissero norme, data da ben più tempo, non meno in ogni caso di quattro anni, quando un Presidente della Repubblica decise di fare strame della volontà popolare sostituendo d'imperio Berlusconi con Renzi, avviando da lì un attacco senza precedenti alal stessa costituzione di cui egli doveva costituire il più strenuo garante. Quel presidente si chiama Giorgio Napolitano, e con i suoi atti successivi egli ha proseguito coerentemente nel suo piano di smantellamento delle istituzioni uscite dalla resistenza in omaggio a quel establishment politico-finanziario di cui prima dicevo. 

Logica vorrebbe che, quando si parla della democrazia in pericolo in Italia, si facesse il nome di Napolitano prima di quello di Renzi, se un personaggio incarna in maniera emblematica questo piano globalista ed antisovranista, questo è senza dubbio alcuno, quello di Giorgio Napolitano, le cui responsabilità storiche non devono essere ignorate. 

Ma possiamo fare un ulteriore passo in avanti (e veniamo così alla seconda ragione): è corretto o almeno utile concentrare le critiche su un unico personaggio? A livello simbolico, credo che associare ad un evento politico un nome, abbia la sua efficacia. Tuttavia, ciò non ci dovrebbe esentare in sede di analisi, dall'andare più in profondità e potere così individuare l'intero quadro delle responsabilità. 
Anche un personaggio così potente come Napolitano, sia per il suo ruolo isituzionale che per la sua lunga storia politica e le annesse amicizie e relazioni in tutto il mondo, non avrebbe potuto comunque mettere un tartufo come Monti a capo di un governo, se non altro perchè la costituzione prevede che il parlamento dia la fiducia ai governi della repubblica. Così, non è solo Napolitano ad avere agito per costruire il governo Monti, ma una gran parte del passato parlamento. 

Analogamente, chi ha rieletto, prima volta nella storia della Repubblica, Napolitano a capo dello stato se non il nuovo parlamento fresco fresco di elezione? Chi ha votato al fiducia al governo Letta, chi al governo Renzi? Chi infine in questi giorni confermerà la fiducia allo stesso Renzi, se non una maggioranza parlamentare?

E' dura da ammettere, ma abbiamo a che fare con un parlamento di merda, se mi passate il turpiloquio, ma non trovo parole più adatte per qualificare quelli che dovrebbero essere i nostri rappresentanti. 

Quando sono costretto a leggere che Damiano rilascia un'intervista in cui, pur ammettendo che Renzi non avrebbe dovuto mettere la fiducia, si affretta subito a dire che gliela darà questa fiducia, allora mi chiedo chi sia davvero peggio, il pagliaccio fiorentino che ci governa o l'esperto di diritto del lavoro, pronto a subire ogni decisione governativa che egli stesso considera errata senza reagire, senza apparentemente capire che egli, rispetto ai doveri di fedeltà al aprtito cui aderisce ed al suo segretario, ha dei doveri ben più importanti e prioritari verso il corpo elettorale. 

Questo parlamento, se fosse fatto da persone corrette e responsabili, avrebbe solo una cosa da fare, dimetetrsi in massa per andare a nuove elezioni con il consultellum, lasciando a questa legge che ha l'imprimatur della Consulta, di definire un parlamento con pieni poteri perchè legittimo da tutti i punti di vista, e pertanto nella situazione ideale di definire nuove norme di rilevanza istituzionale e costituzionale. Il fatto che Renzi utilizzi l'evidente interesse esclusivamente personale dei parlamentari per fare passare una legge elettorale infame, da' in un solo colpo l'evidenza di con che schifo di parlamentari abbiamo a che fare.

Nessun commento:

Posta un commento