giovedì 4 dicembre 2014

CORRUZIONE ROMANA E MAFIE

L'inchiesta sulla megacorruzione nella capitale pone dei nuovi scenari e perfino dei problemi di carattere lessicale nella descrizione di questi eventi e direi, seppure io non sia un giurista, di individuazione della fattispecie di reato...

Che di corruzione si tratti, non v'è dubbio alcuno, ma quali altri reati si configurano, e più in generale, quali nuove modalità criminali siano state esplorate. 
Uno dei punti più importanti riguarda la correttezza del termine mafia in questa vicenda. Naturalmente, i confini nell'uso del termine mafia non nascono oggi solo a seguito di quest'inchiesta e dei suoi clamorosi risultati, una certa ambiguità del termine esiste possiamo dire da sempre. Se infatti consideriamo come mafia qualsiasi organizzazione basata su accordi ufficiosi, se non addirittura segreti, finalizzati ad un vantaggio sleale dei propri membri rispetto a chi sia estraneo all'organizzazione, credo che sarebbe inevitabile riferire questo termine all'intera nostra comunità, percorsa da innumerevoli di questi lati oscuri che permettono di coltivare interessi più o meno confessabili sotto la protezione di tale oscurità. 
In questa definizione così generale, si rischia però di includere l'intero universo dei rapporti interpersonali che, essendo tra uomini e non tra automi, includono, forse addirittura come elemento prevalente, aspetti sfuggenti di natura emozionale, quelli che ci fanno preferire per le nostre amicizie determinate persone rispetto ad altre. 
Una definizione molto più ristretta sarebbe quella per cui la mafia è tale quando l'organizzazione utilizza per il perseguimento dei propri scopi, anche metodi violenti. La classica mafia ha appunto questo elemento costitutivo fondamentale, la possibilità di imporre le proprie volontà minacciando l'uso delle armi per vincere su chi ad essa si oppone. 
Se però sposiamo questa definizione, difficilmente si potrebbe includere in essa anche l'organizzazione che emerge dall'inchiesta romana. Da quanto noto fino a questo momento, non risulta che a Roma si sia fatto uso di armi, anche se naturalmente non si può escludere che, soprattutto sulla base della storia personale di alcuni dei protagonisti, la minaccia possa essere stata impiegata. 
Una definizione intermedia di mafia potrebbe essere quella per cui essa è un'organizzazione basata su accordi segreti, finalizzata al perseguimento di fini criminosi, non più un generico vantaggio, magari scambiandosi consensi in occasione di votazioni, ma in cui invece si otteneva il risultato di violare le norme di buona amministrazione per vantaggi di natura personale. 
Credo che potremmo accordarci su questa definizione, ma vorrei aggiungere un'ulteriore considerazione. 
Si è detto che questa trama è stata tessuta mettendo assieme pezzi di criminalità organizzata, politica e pezzi di destra eversiva. Se guardiamo alla genesi di tutto ciò, al processo che ha portato ai risultati che vediamo, è certo corretto considerare l'origine dei singoli personaggi, quale sia l'ambiente in cui sono cresciuti ed hanno operato, ma oggi credo sia errato vedere questa come la somma di più organizzazioni in qualche misura separate. Non v'è più alcuna separazione, il politico corrotto è diventato del tutto omogeneo a quei personaggi che provengono dalla ferocissima criminalità di decenni fa, come ai reduci dei NAR che mi pare abbiano del tutto messo da parte le loro mire eversive, visto che comandare e arricchirsi si può molto facilmente nel contesto politico-istituzionale esistente. Come stipulatori di accordi che perseguono finalità comuni, pare arbitrario distinguerli tra loro.

2 commenti:

  1. ...comandare ed arricchirsi si può facilmente nel contesto politico-istituzionale esistente.
    A Milano gran cunfusione, si scopre che dietro ai pasticci ci sono (ancora?!) Greganti/frigerio. Tranquilli, era il vecchio rimasto, adesso si cambia (?). A Roma gran confusione, si scopre che dietro ai pasticci ci sono (ancora?!) Carminati/Buzzi. Tranquilli, era il vecchio rimasto, adesso si cambia.
    E se quel "contesto (chiamiamolo) politico-istituzionale", fosse Lui che chi arriva arriva deve (deve) rispettarlo per essere alimentato e quindi ogni tot di tempo occorre vedere nuove facce per sembrare (sembrare) diverso?

    RispondiElimina
  2. La causa reale è lo stesso ordinamento liberale, purtroppo non sarà facile superarlo, a partire dal consenso che la gente tuttora mostra per i principi liberali (ignorandone tutte le implicazioni)

    RispondiElimina