Renzi ieri c'ha dato un ulteriore e direi decisivo contributo a capire cosa egli intenda per attività legislativa che soddisfi a criteri di alta produttività.
Mi riferisco alle sue dichiarazioni, con cui preannuncia un'iniziativa legislativa del suo governo per inasprire le pene per i reati di corruzione...
In sostanza, ancora una volta, Renzi intende modificare la legislazione esistente, stavolta sulla base dello sdegno provocato dai risultati dell'inchiesta della procura di Roma su quanto accadeva al comune.
Poco conta che tale inasprimento non potrà applicarsi ai reati già compiuti, visto che non vi può essere retroattività, rimane il fatto che si introduce una nuova logica, quella per cui la funzione del legislatore non è quella di prevedere l'effetto delle proprie decisioni, ed in tal modo influenzare positivamente i comportamenti collettivi, ma semplicemente quello di inseguire gli eventi man mano che accadono.
Quando Renzi dichiara simili iniziative, sta in sostanza mescolando senza separazione alcuna, la funzione politica con la funzione tecnico-legislaztiva, asservendo quest'ultima alla prima. L'oggetto del suo intervento è solo apparentemente la legislazione penale, in realtà è il proprio elettorato al cui legittimo sdegno egli risponde facendosi artefice della soluzione che la gente si attende. In qualche modo, si tratta di una nuova modalità di approccio plebiscitario, lo stesso in fondo che ha portato tanta fortuna a Grillo. Più la gente non conta assolutamente nulla, più è semplicemente un consumatore valutato soltanto per la sua capacità e per le sue modalità di spesa, più la frustrazione risultante può essere sfruttata, carezzando tale sentimento e facendogli credere che mettendo un sì da qualche parte, egli partecipa fattivamente alle decisioni assunte, o sentendo che chi comanda manifesta una reazione altrettanto rozza della propria, può giungere a identificarsi con costui.
Uno come Renzi si potrebbe definire il capolavoro di Grillo, l'esempio più diretto dell'annullamento del ruolo di mediazione della classe politica. I sondaggi dicono che la gente è sdegnata per la corruzione? Bene, diamo loro in pasto in tempo reale un provvedimento per inasprire le pene, e così le reazioni viscerali del paese vengono prontamente soddisfatte a discapito certo della qualità del diritto, ma questo èirrilevante per gente come Renzi.
Vorrei qui citare un passo scritto da Beccaria circa due secoli fa. Egli dice:
"Uno
dei più gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene, ma
l'infallibilità di esse. La certezza di un castigo, benché moderato,
farà sempre maggior impressione che non il timore di un altro più
terribile, unito colla speranza dell'impunità."
Qui, il famoso giurista rivendica la priorità che va data alla certezza della pena piuttosto che all'entità della pena. Anche volendo modificare la legislazione, sarebbe saggio facilitare l'accertamento del reato rispetto che all'aggravamento della pena che oltre tutto, impedisce di applicare tali norme (in quanto comportano per l'imputato un trattamento a lui più sfavorevole).
Infine, ricordo come lo stesso Renzi abbia in passato perorato caldamente le riforme costituzionali (e mi risulta che le sostenga tuttora), con l'argomento della produttività. Solo ora si capisce pienamente cosa egli intendesse, la produttività corrisponde in realtà a poter disporre liberamente e celermente degli organi legislativi da parte del potere esecutivo che li possa usare a suo piacimento per fare e disfare la legislazione a scopi elettorali.
La proverbiale tela di Penelope, l'attività inutile per antonomasia, viene apertamente sostenuta da Renzi che non si vergogna, da tipica faccia di culo, di issarla a simbolo di produttività.
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