domenica 21 dicembre 2014

FINE DELLA DEMOCRAZIA IN ITALIA, L'ULTIMO ATTO

Ieri si è consumato un ulteriore grave passo verso lo smantellamento dell'ordinamento democratico del nostro paese. 
Il protagonista stavolta è stato il presidente del senato Grasso, che ha messo in votazione un testo ancora non disponibile nella sua interezza, con evidenti contraddizioni interne ed alcune omissioni, senza apparentemente rendersi conto della natura golpista di questo atto...

Intervistato, ha candidamente ammesso che egli concepisce il suo ruolo come asservimento alla maggioranza di cui egli a suo parere avrebbe il dovere di fare approvare tutto il possibile. Questa è la cultura istituzionale di questo paese, la seconda carica dello stato non riesce a capire che egli sta lì non pwer garantire la marcia trionfale della maggioranza, ma per un ruolo esattamente opposto, garantire il rispetto dei diritti delle minoranze. 
Allo stesso modo, il presidente del consiglio Renzi non ha trovato nulla di meglio da dichiarare se non che egli ha vittoriosamente sventato non so quali tranelli. Insomma, egli non nasconde con la sua mentalità da bullo di essere disposto per vincere ad usare qualsiasi procedura, evidentemente disposto coi suoi sodali a calpestare le garanzie costituzionali, pur di raggiugere i suoi obiettivi. 
Del resto, l'esame della stampa offre un quadro altrettanto sconfortante. Tranne poche eccezioni, io ricordo adesso solo il quotidiano "Il fatto", tutti gli altri glissano anch'essi sulle procedure formali e titolano sugli effetti della legge di stabilità appena approvata, dimostrando anche loro di non rendersi conto delle ricadute, nell'aver adottato procedure così scorrette, sulla natura stessa delle istituzioni statali.
Il merito dei provvedimenti scompare, diventa un dettaglio trascurabile, a fronte dell'incapacità degli organi a ciò preposti, di garantire le procedure formali, cioè ciò che differenzia una democrazia da una dittatura. 
Ciò è tanto più vero quando si inserisce questo episodio all'interno di un processo di lungo periodo, partendo in maniera clamorosa alla fine del 2011, quando Napolitano obbliga Berlusconi a dimettersi, nomina senatore a vita Monti, e gli affida il compito di formare un nuovo governo. Da allora, un gruppo di potere con finalità golpiste che fa centro proprio sulla figura di Napolitano, inizia un processo di progressivo smantellamento delle garanzie costituzionali, dichiarando senza tentennamenti che la costituzione va sottoposta a un processo di revisione. Insomma, abbaimo un custode infedele che coordina i ladri di garanzie costituzionali.
Da lì, parte un processo di riforma che intende cambiare la natura profonda dello stato nato dalla resistenza per adeguarlo ai diktat provenienti dagli USA e dall'Europa in omaggio al trionfante neoliberismo.
Trovo particolarmente sconcertante il ruolo svolto dalla stampa che veicola il messaggio golpista indicandolo come processo di riforma. In sè, questo evocare un processo riformatore senza ulteriori aggettivazioni, funziona come un meccanismo mistificatore, perchè utilizza verso le fascie di popolazione meno avvedute il sogno modernista, quello che indentifica sempre il cambiamento come un fatto positivo, per promuovere le manovre golpiste di ispirazione internazionale, un vero e proprio tradimento della patria. 
Contemporaneamente, legislazione e mezzi utilizzati dalle forze dell'ordine finiscono col rendere sempre più limitata la possibilità di manifestare nelle piazze. 
E' istuttivo considerare come perfino nella totalitaria Cina, le manifestazioni di Hong Kong si siano potute svolgere senza reazioni esagerate delle forze dell'ordine. Stiamo parlando di manifestazioni che sono andate avanti per settimane, bloccando per giorni interi la circolazione in quella caotica città, con danni economici elevatissimi. Così, arriviamo alla conclusione che a qualcuno apparirà paradossale, per cui nella democraticissima Europa le manifestazioni di piazza vengono limitate molto più che nella totalitaria Cina, non so se mi spiego.

Dobbiamo ammettere che oggi in questi due cruciali aspetti, il rispetto delle procedure democratiche e la libertà di manifestazione, l'Italia già da ora non è più un paese democratico, siamo in mano a una dittatura travestita, in cui il garante della costituzione non nasconde di volerla affossare per intraprendere un percorso riformatore che ci viene richiesto dal sistema finanziario mondiale, dalle grandi banche che comandano pure essendo sulla soglia del fallimento. 

In questa situazione, abbiamo solo un dovere, difendere la costituzione repubblicana, gli spazi della democrazia, difendendo la nostra sovranità dagli assalti che vengono dall'esterno e che trovano numerosi traditori in tanti Italiani che comandano.

3 commenti:

  1. Una verità sotto gli occhi di tutti descritta con efficace sintesi. Mi rimane la solita domanda alla quale non trovo ancora una vera risposta: come si può difendere qualcosa che non è più nella nostra disponibilità? Forse come cittadini contano ancora i nostri desideri o le nostre opinioni?
    Non bastassero le piazze, a dirci che nemmeno lì ci è più concesso spazio d'espressione, per me rimane emblematica la fine del referendum per l'acqua pubblica: vinto con numeri che non si sono mai visti in nessun paese, che hanno supearto perfino i numeri dei referendum sul divorzio o sull'aborto, già allora importanti, non solo l'esito del referendum non ha mai trovato reale applicazione, ma è ormai chiaramente nei piani del governo di ulteriormente privatizzare i servizi pubblici essenziali, fra cui l'acqua, riducendo il numero dei gestori a non più di 4/5, con obbligo da parte dei comuni a non possedere maggioranza di azioni nelle attuale o future società quotate in borsa.
    Ci lasciano esprimere con il voto, anche politicamente, ma non se ne curano affatto. Qualunque cosa votiamo, comunque la pensiamo, fanno sempre e solo ciò che viene loro imposto dal padrone, si chiami questo BcE, Usa, Finanza Globale, Mercato o quant'altro.
    Non esiste più una cosa chiamata politica, solo consigli di amministrazione che rispondono all'amministratore delegato il quale risponde alla proprietà.
    Siamo già morti e defunti, a meno che...

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    1. Se però analizzi queste vittorie trasformatisi in sconfitte effettive, trovi che si tratta sempre di obiettivi specifici, il che ci dovrebbe fare concludere che questa non è la via giusta per vincere.
      Significa ad esempio che credere che basti accordarsi su un determinato elenco di obiettivi per lottare efficacemente, è in realtà una sciocchezza.
      Non è più lecito insomma puntare su nulla meno che sulla conquista del potere, il che ci rinvia alla necessità di una base teorica ed un'organizzazione che consenta di costruire qualcosa di realmente alternativo, mettendo da parte l'illusione che pure oggi gode di tanta buona fama, che si possa trasformare alcunchè sulla base dello spontaneismo, dei buoni sentimenti, dell'aggregazione volontaria ed occasionale su specifici obiettivi.

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