A proposito dei tempi bui in cui viviamo, dove perfino chi rivendica una specie di libertà di scelta quasi assoluta non riesce a sopportare un commento critico, ma mi pare dialogicamente critico verso ciò che ha scritto. Come dire, la libertà come diritto mio e certo da non concedere a te. Una volta, questo mi pare si chiamasse dispotismo, il deposta appunto rivendicava la libertà assoluta per sè stesso , negandola agli altri.
L'articolo lo trovate a questo link , e qui di seguito il commento che avevo scritto.
Epperò qui si palesa una contraddizione che sarebbe miope attribuire
alla Dominijanni, la contraddizione è nei fatti, è la contraddizione
connaturata al femminismo.
Essa consiste nel termine che denota una
istanza collettiva (l’universo femminile) e che però si è storicamente
qualificato come garante dei diritti individuali. Questo mi pare il
punto, coniugare l’individualismo con il proprio statuto di istanza
collettiva. Insomma, se esiste una specificità femminile, questa detta
dei vincoli alla singola donna, è inevitabilmente portatrice di una
normatività come ben dice in questo articolo l’autrice.
A me pare che
la Dominijanni tenti un intelligente compromesso che possa salvare la
coesistenza di questa apparente contraddizione, e lo fa a partire
dall’errore dell’ideologia liberale, che scambia ogni decisione
individuale per un atto di libertà. Sappiamo, dovremmo sapere, che le
cose non stanno affatto così, che valutare il grado di libertà di
un’azione solo sulla base dello stadio finale, di quando infine
decidiamo, è sbagliato, perchè ignoriamo così tutto ciò che precede,
quell’intreccio di relazioni in cui siamo immersi sin dalla nascita a
causa della cultura che nostra madre ci ha somministrato assieme al
latte.
La Dominijanni, almeno così ho capito io, risolve la
contraddizione intervenendo nel merito delle questioni, assumendosi la
responsabilità di affermare che determinati comportamenti risentono
appunto del contesto culturale in cui ci troviamo, non sono nei fatti
degli atti liberi, ma dettati dal contesto neoliberista in cui siamo
immersi.
L’alternativa è quella offerta da questo articolo, che sposa
senza tentennamenti tutti i dogmi liberali, che rivendica la scelta
individuale come portatrice automaticamente di un contenuto di libertà, e
questo in nome del rifiuto di ogni normatività. Farei notare che anche
questa tesi rappresenta un tipo di normatività. Sembra dire alle donne
che devono scegliere liberamente, ed anche questa libertà in un certo
senso costituisce una specie di obbligo.
Farei inoltre notare che
designare una certa società come società patriarcale implica anch’esso
ammettere che esiste un’entità chiamata appunto società, che è ben di
più dell’aggregazione di più individui, costituisce una comunità
portatrice di certi valori, in questo caso negativi.
Entra insomma in
gioco il rapporto tra individuo e collettività che, al di là delle
opinioni individuali di merito, rappresenta credo oggettivamente un tema
fondamentale non eludibile, non eliminabile in nome di una fantomatica
libertà di scelta assoluta.
Scegliere liberamente significa essere liberi? Questa domanda alla fine non interessa solo le donne , ma tutta l'umanità. Allora bisognerà , come di ci tu dare un senso alla frase : scegliere liberamente. perchè spesso chi sceglie di prostituirsi ( e questo l'ho verificato) in alcuni casi lo sceglie liberamente perchè è la via più facile per guadagnare. Neppure agire secondo i valori della società in cui viviamo potrebbe essere la decisione giusta, perchè sappiamo storicamente ed anche geograficamente su quante società la donna ha dovuto misurarsi. Credo, allora che sia essenziale verificare se la mia azione come donna sia strumentalizzata . Se il mio corpo non sia più espressione di me ma dell'altro che mi sta davanti che sia una comunità o una persona. Insomma : se una donna diventa strumento allora non è protagonista delle sue scelte. Anche se sento che in questo discorso ridotto al minimo qualcosa che non va c'è sicuro
RispondiEliminaCome tu dici, la domanda riguarda tutta l'umanità, e ciò che volevo dire è che proprio per questa ragione, non può essere taciuta nel caso dell'universo femminile, è generale e quindi riguarda anche le donne.
EliminaMa significa anche che la risposta non può essere differente per i maschi da quella per le femmine. Il punto però che forse ci differenzia, è che tu seguiti a perseguire la vera libertà, qualcosa che abbia caratteri assoluti, ed io invece prendo atto che, a causa della socialità della persona umana, prendo atto dell'impossibilità di essere liberi in maniera assoluta, e riconoscendo quanto la società determini le mie scelte (anche se io pretendo e sono convinto di essere libero), do' centralità alle sxclete collettive, sono appunto antiliberale.
Personalmente, ho sempre considerato la mia libertà come una conquista contro me stesso, la vera libertà non è quella dagli altri ma da sè stessi (che naturalmente include anche ciò che dagli altri abbiamo assorbito).
http://diobenedicaquestospazio.blogspot.it/2014/05/francamente-ammalati-di-apparenza.html
RispondiEliminaNulla da aggiungere al link? Quasi una pubblicità in effetti.
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