venerdì 23 maggio 2014

QUESTIONI DI FEMMINISMO (E NON SOLO)

A proposito dei tempi bui in cui viviamo, dove perfino chi rivendica una specie di libertà di scelta quasi assoluta non riesce a sopportare un commento critico, ma mi pare dialogicamente critico verso ciò che ha scritto. Come dire, la libertà come diritto mio e certo da non concedere a te. Una volta, questo mi pare si chiamasse dispotismo, il deposta appunto rivendicava la libertà assoluta per sè stesso , negandola agli altri.
L'articolo lo trovate a questo link , e qui di seguito il commento che avevo scritto.

Epperò qui si palesa una contraddizione che sarebbe miope attribuire alla Dominijanni, la contraddizione è nei fatti, è la contraddizione connaturata al femminismo.
Essa consiste nel termine che denota una istanza collettiva (l’universo femminile) e che però si è storicamente qualificato come garante dei diritti individuali. Questo mi pare il punto, coniugare l’individualismo con il proprio statuto di istanza collettiva. Insomma, se esiste una specificità femminile, questa detta dei vincoli alla singola donna, è inevitabilmente portatrice di una normatività come ben dice in questo articolo l’autrice.
A me pare che la Dominijanni tenti un intelligente compromesso che possa salvare la coesistenza di questa apparente contraddizione, e lo fa a partire dall’errore dell’ideologia liberale, che scambia ogni decisione individuale per un atto di libertà. Sappiamo, dovremmo sapere, che le cose non stanno affatto così, che valutare il grado di libertà di un’azione solo sulla base dello stadio finale, di quando infine decidiamo, è sbagliato, perchè ignoriamo così tutto ciò che precede, quell’intreccio di relazioni in cui siamo immersi sin dalla nascita a causa della cultura che nostra madre ci ha somministrato assieme al latte.
La Dominijanni, almeno così ho capito io, risolve la contraddizione intervenendo nel merito delle questioni, assumendosi la responsabilità di affermare che determinati comportamenti risentono appunto del contesto culturale in cui ci troviamo, non sono nei fatti degli atti liberi, ma dettati dal contesto neoliberista in cui siamo immersi.
L’alternativa è quella offerta da questo articolo, che sposa senza tentennamenti tutti i dogmi liberali, che rivendica la scelta individuale come portatrice automaticamente di un contenuto di libertà, e questo in nome del rifiuto di ogni normatività. Farei notare che anche questa tesi rappresenta un tipo di normatività. Sembra dire alle donne che devono scegliere liberamente, ed anche questa libertà in un certo senso costituisce una specie di obbligo.
Farei inoltre notare che designare una certa società come società patriarcale implica anch’esso ammettere che esiste un’entità chiamata appunto società, che è ben di più dell’aggregazione di più individui, costituisce una comunità portatrice di certi valori, in questo caso negativi.
Entra insomma in gioco il rapporto tra individuo e collettività che, al di là delle opinioni individuali di merito, rappresenta credo oggettivamente un tema fondamentale non eludibile, non eliminabile in nome di una fantomatica libertà di scelta assoluta.

4 commenti:

  1. Scegliere liberamente significa essere liberi? Questa domanda alla fine non interessa solo le donne , ma tutta l'umanità. Allora bisognerà , come di ci tu dare un senso alla frase : scegliere liberamente. perchè spesso chi sceglie di prostituirsi ( e questo l'ho verificato) in alcuni casi lo sceglie liberamente perchè è la via più facile per guadagnare. Neppure agire secondo i valori della società in cui viviamo potrebbe essere la decisione giusta, perchè sappiamo storicamente ed anche geograficamente su quante società la donna ha dovuto misurarsi. Credo, allora che sia essenziale verificare se la mia azione come donna sia strumentalizzata . Se il mio corpo non sia più espressione di me ma dell'altro che mi sta davanti che sia una comunità o una persona. Insomma : se una donna diventa strumento allora non è protagonista delle sue scelte. Anche se sento che in questo discorso ridotto al minimo qualcosa che non va c'è sicuro

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    1. Come tu dici, la domanda riguarda tutta l'umanità, e ciò che volevo dire è che proprio per questa ragione, non può essere taciuta nel caso dell'universo femminile, è generale e quindi riguarda anche le donne.
      Ma significa anche che la risposta non può essere differente per i maschi da quella per le femmine. Il punto però che forse ci differenzia, è che tu seguiti a perseguire la vera libertà, qualcosa che abbia caratteri assoluti, ed io invece prendo atto che, a causa della socialità della persona umana, prendo atto dell'impossibilità di essere liberi in maniera assoluta, e riconoscendo quanto la società determini le mie scelte (anche se io pretendo e sono convinto di essere libero), do' centralità alle sxclete collettive, sono appunto antiliberale.
      Personalmente, ho sempre considerato la mia libertà come una conquista contro me stesso, la vera libertà non è quella dagli altri ma da sè stessi (che naturalmente include anche ciò che dagli altri abbiamo assorbito).

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  2. http://diobenedicaquestospazio.blogspot.it/2014/05/francamente-ammalati-di-apparenza.html

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    1. Nulla da aggiungere al link? Quasi una pubblicità in effetti.

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