Che fine ha mai fatto ALBA, la formazione politica così liberataria, spontaneista, democraticista che si vantava di avere statutariamente eliminato il concetto di gerarchia dentro la propria organizzazione?
Non so voi che mi leggete, ma io di ALBA, conosco solo alcuni dei fondatori che periodicamente scrivono di politica dando la linea ai loro adepti di cui non si sa nulla, anzi si può perfino pensare che neanche esistano tanto sono ininfluenti, fuori da ogni dibattito politico...
Abbiamo così il paradosso di una formazione politica che pretenderebbe di essere fatta di individui per statuto resi pari in maniera rigorosa, ma in cui poi al contrario pochi intellettuali finiscono per rappresnetarla interamente. Sembra un paradosso, ma, visto che non esiste la figura del capo, di colui che sulla base della fiducia ricevuta dagli altri adepti, si assume il compito di guidare l'organizzazione, nessuno deve risposndere dle proprio operato, e così la propria egemonia di fatto si esercita al di fuori di ogni processo di controllo e di contenimento regolamentato.
L'ultima volta che ne lessi, fu quando una delle dirigenti (scusate se non ricordo il nome) scriveva con vivo entusiasmo di come era riuscita assieme ad altri membri di ALBA nel serrato confronto con altre organizzazioni, a dissociarsi dal progetto della lista guidata dal generoso e povero Ingroia, quella che clamorosamente mancò l'obiettivo minimo del quorum per l'elezione di una rappresentanza parlamentare.
La cosa che mi colpì non fu certo la scelta fatta, ovviamente del tutto lecita, ma il tono entusiasta che questa donna mostrava, apparentemente orgogliosa, udite udite, di essere riuscita nel compito evidentemente secondo lei eroico, di far fallire la lista, contribuendo così ad impedire la presenza di una voce differente in una fase così critica e decisiva della storia italiana ed europea. Ciò che insomma seguita a disturbarmi anche a così grande distanza di tempo, è il tono che invece di essere mesto per non essere riusciti malgrado tutto a coagulare l'alleanza, addirittura baldanzoso per non esserci riusciti.
Anche Cremaschi della FIOM rifiutò di aderire a questo progetto, e certo non sarò io ad ignorarne i limiti ed i demeriti sia del progetto teorico sia della sua mediocre realizzazione. Tuttavia, mi chiedo dove siano finiti entusiasmo e certezze, che pure avrebbero dovuto far credere che ci fosse pronto un piano B qualsivoglia.
A distanza di mesi, devo constatare che non v'è alcun piano, con i vari gruppi e personaggi tuti dediti alle loro attività sostanzialmente privata, mentre il livlelo della partecipazione pubblica latita pericolosamente.
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