martedì 23 luglio 2013

UNA DIFFERENTE PROSPETTIVA CHE GETTA NUOVA LUCE SULLA CRISI ITALIANA

L'intervento di Napolitano di pochi giorni fa, così determinato, addirittura violento nel volere imporre una propria visione delle cose e una propria specifica proposta, suggerisce una visione differente dei recenti avvenimenti a partire dalla stessa elezione del capo dello stato. 
Premetto a scanso di equivoci che la mia ricostruzione è basata esclusivamente su considerazioni logiche derivanti dal contesto politico, e quindi non pretende di rappresentare una ricostruzione cronachistica analoga ad esempio a quelle che si operano a livello processuale. Magari, si tratterà di una ricostruzione fantasiosa, ma rimane significativa la sua plausiblità politica, che è poi l'aspetto che mi interessa. 
Finora, la vicenda dei 101 voti mancanti a favore di Prodi da parte di parlamentari del PD, era stata interpretata come effetto di faide interne a quel partito, e fu facile per tanti imputare il tutto a D'Alema che reagì sdegnosamente e veementemente, minacciando querele a destra e manca. D'Alema così sembra ignorare che l'interesse oggettivo è un argomento che non può essere eluso, e che il non poter provare documentariamente un certo svolgimento degli eventi non significa che sia impossibile proporre una certa chiave di lettura. Se io non utilizzo queste ricostruzioni per accuse a D'Alema da fare valere in ambito processuale, egli dovrebbe analogamnenbte esimersi dal querelarmi accettando un piano di confronto esclusivamente politico. Se il dibattito politico deve omettere ricostruzioni che non possono essere provate, allora esso risulta severamente censurato e infine elusivo e quindi inutile. 
Tuttavia, oggi potrebbe davvero essere vero che D'Alema potrebbe non essere coinvolto nella vicenda, o più probabilmente coinvolto in forma subalterna...
La domanda che mi faccio è se sia possibile che Napolitano, così convinto di un proprio ruolo provvidenziale, si sia limitato ad aspettare i risultati delle elezioni senza fare nulla per sollecitare la propria rielezione. Diciamocelo chiaramente, si sarebbe trattato dal suo punto di vista personale, di un  atto irresponsabile. Preferisco credere che egli nel superiore interesse della nazione, abbia fatto di tutto per non essere sostituito, per potere continuare con la propria presidenza in modo che il lavoro così prezioso che egli aveva iniziato fosse portato a compimento. 
Analogamente, la litania che sentiamo ripetere più volte al giorno come unico argomento in difesa di un governo che fa acqua da tutte le parti, che non v'era alternativa, sembra privo di riscontri oggettivi, visto che Bersani la pensava diversamente. Non è dignitoso oggi fare un'affermazione così aleatoria, pretendendo che si tratti di un fatto piuttosto che, ciome di fatto è, di una semplice opinione soggetta come tutte le opinioni ad essere priva di certezze. 
Fu proprio Napolitano che impedì a Bersani di portare a termine il proprio tentativo, impedendogli di avere la verifica parlamentare. E' lecito credere che il tentativo Bersani poteva avere successo se solo fosse stato tentato sino in fondo, ma non andava perseguito proprio perchè il risultato che si voleva perseguire era l'insediamento di un  governo delle cosiddette "larghe intese".

Allo stesso modo, la recente dichiarazione di Saccomanni che ventilava la vendita delle quote di proprietà statali delle grandi aziende, poi significativamente smentita, sembra dare un a visione differente della gestione della crisi economica nel nostro paese. 
Se insomma ci mettessimo a guardare agli atti governativi non come contrasto a un attacco portato alla nostra economia, ma come mezzo deliberato per ottenere la svendita dell'Iatlia, ne potremmo acquistare in lucidità. 
Insomma, il nostro debito pubblico era già attorno al 120% da svariati anni, era già enorme al momento stesso dell'adesione all'euro. Ma nella primavera del 2011, succede qualcosa di nuovo, i nostri titoli pubblici perdono rapidamente di valore determinando per quiesta via un ingente aumento dei tassi di interesse che applicati a un debito enorme come quello italiano, causano un aggravio notevole del bilancio pubblico. 
Oggi, sappiamo con certezza che questa perdita di valore, è stata innescata dalla Deutsche Bank, la più grossa banca privata tedesca, che inizia a vendere quantità crescenti di titoli italiani che stentano a trovare compratori il che ne determina una loro svalutazione. 
Visto che oggi sappiamo che questo movimento all'ingiù ha un nome ed un cognome, possiamo finirla con il tirare in ballo il solito mercato, e nulla così vieta di immaginare un piano deliberato per danneggiare la nostra economia. Le nostre aziende hanno così' perso competittività sul mercato mondiale favorendo quelle straniere, il debito pubblico seguita a crescere e un ministro finisce col proporre di svendere quote di aziende, ma nella sostanza di svendere la nostra stessa nazione, e così il quadro si chiude, il progetto va a segno attraverso la collaborazione di servi così fedeli a questo anonimo potere mondiale.
Mi chiedo, dovremmo credo tutti chiederci, cosa aspettiamo a ribellarci a un simile disegno, cosa blocca questo paese dal contrastare la propria svendita da questa compagine di traditori del loro paese. Possibile che enanche la vicenda kazakha, che nulla sia abbastanza da suscitare un moto di ribellione? Quando ci sveglieremo?

3 commenti:

  1. Tutto ricade nell'esasperato individualismo degli italiani, soggiogati mentalmente da una bombardante pseudo-cultura mediatica del fai da te, che li porta a favorire un cieco ed egoistico benessere personale invece che un benessere collettivo. Forse quando si sveglieranno, potrebbe essere troppo tardi.

    RispondiElimina
  2. Già quando? Me lo domandavo anche io qualche giorno fa sul mil blog. Il problema è che temo di conoscere l'amara risposta...

    RispondiElimina
  3. Direi che ci sono due distinte componenti in questa apparente ignavia degli italiani. L'una è la sfiducia nella stessa possibilità di alterare il corso dei fatti, l'altra è l'incomprensione dell'esito del percorso che abbiamo imboccato, il credere che diventerermo un po' più poverima tutto sommato potremo mantenere il nostro modello di vita. Questa è una pietosa bugia che ci raccontiamo da noi stessi, sollecitata dai continui annunci menzogneri da parte di chi governa che stiamo per uscire dal tunnel: da anni, vediamo la luce in fondo al tunnel e, come dice una facile battuta, non abbiamo capito che quella luce è del treno che procede sul nostro stesso binario, ma in senso opposto al nostro.

    RispondiElimina