Ieri è stata davvero una pessima giornata per Letta. Si sono sovrapposti nella stessa data due eventi rilevanti sul piano mediatico, che hanno entrambi impegnato il senato. Si tratta delle offese razziste recate dal vicepresidente del senato Calderoli, e della vicenda dell'espulsione della cittadina kazhaca...
Partiamo da quest'ultima vicenda. Letta, com'è ovvio, tiene davvero tanto a continuare a fare il capo del governo, e così ieri si è pericolosamente sbilanciato, fino a rilasciare una dichiarazione che conferma la tesi di Alfano, il cui punto fondamentale è costituito dall'ignoranza dei fatti da parte di tutti i membri del governo, e dalla correttezza sul piano strettamente formale delle procedure seguite. Come noto, la conseguenza del fattaccio si è concretata nelle dimissioni del capogabinetto del ministro e del capo della segreteria, entrambi sembrerebbe da notizie di stampa molto prossimi alla pensione.
In sostanza, Alfano, e con lui Letta, visto il comunicato di conferma rilasciato da Palazzo Chigi, non citano alcuna responsabilità: non solo escludono ogni responsabilità da parte del governo, ma pretendono che anche i funzionari si siano attenuti alle regole. Ora, se un funzionario svolge correttamente le proprie funzioni, non vi sarebbe ragione alcuna per accettare le dimissioni presentate, con tutta evidenza tali dimissioni andavano respinte.
Io non conosco le regole che lo stato si è dato in queste faccende, ma mi chiedo come sia possibile che un ambasciatore di un altro paese abbia il potere di ottenere un tale risultato.
La prima perplessità riguarda il dialogo tra gli organi di polizia e l'ambasciata estera. Nella mia ignoranza, pensavo che le ambasciate potessero rivolgersai solo al ministero degli esteri, a cui sarebbe dovuto spettare di coinvolgere quello degli interni. Se non dico un semplice cittadino italiano, ma perfino un sindaco volesse rivolgersi ai più alti gradi degli organi di polizia, non credo che troverebbe la via così ben spianata per farsi ricevere dai più alti funzionari praticamente immediatamente. In secondo luogo, mi chiedo come possa un funzionario ai più alti gradi, che dovrebbe verosimilmente essere dotato di doti di competenza e di equilibrio nell'assumere decisioni che coinvolgono le libertà fondamentali di persone, credere senza porsi dubbi ed interrogativi, a ciò che gli viene detto da un'autorità straniera, tra l'altro senza alcun rapporto privilegiato con il nostro paese (non sta nella UE e neanche nella NATO). Ciò sembrerebbe indicare che il nostro stato ci lascia senza protezione alcuna verso i paesi stranieri, che possono recarsi nei nostri uffici, farsi ricevere celermente dai più alti funzionari, e dettare loro le azioni da compiere senza che ci sia qualcuno che controlli che le informazioni corrispondano a verità.
Come dicevo a premessa, sono ignorante in materia, ma fino ad evidenza contraria, non credo che possa essere in vigore una procedura per cui basta ad una potenza straniera mentirci per farci compiere fatti che possano essere a detrimento dell'Italia e a favore di interessi stranieri di qualsiasi natura, ciò non è minimamente credibile.
Insomma, le dichiarazioni di Alfano, avallate dallo stesso premier, appaiono reticenti ma perfino menzognere, e ciò pone un nuovo problema. Alfano a questo punto deve dimettersi non soltanto per il fatto in sè, ma per il dispregio con cui ha trattato un ramo del parlamento arrivando a mentire in tale sede. In verità, visto che Alfano ha letto la relazione del capo della polizia e che Letta ha confermato la credibilità di tale relazione, assieme ad Alfano dovrebbe dimettersi anche il capo della polizia, e naturalmente lo stesso Enrico Letta ed il suo governo nella sua interezza.
C'è tuttavia una seconda ragione per cui Letta meriterebbe di essere dimesso, ed è a proposito della vicenda Calderoli, quando egli si è spinto fino a dichiarare che il suo governo è moderno perchè ha un ministro nero, la tanto insultata Kyenge. Ora, se tu prendi a testimone il colore della pelle di un ministro per dimostrare la tua modernità, che tuttavia non si capisce in che senso sia un connotato positivo, stai praticamente confessando che usi tale persona come bandierina sul tuo governo. Hai preso una ex-tedesca con meriti di tipo sportivo e l'hai fatta ministro, hai preso una donna nera e l'hai messa nella compagine di governo proprio a causa del colore della sua pelle, e sembri quindi avere creato una nuova ricetta, tanto pepe, un pizzico di sale, mescolare il tutto e servire a una pubblica opinione rimbecillita.
Ma la cosa più grave, è che Letta risulta così anch'egli razzista, in quanto discrimina le persone in base al colore della loro pelle: per avere successo, ci voleva un pizzico di nero, ed ecco tirata fuori dal cilindro la Kyenge, utilizzata così strumentalmente, in linea di principio esattamente come nell'america sudista si usavano i neri per i lavori più pesanti, comunque discriminati in quanto neri.
A margine, vedendo quante gaffes questo Letta compie, si capisce perchè egli si limiti a dichiarazioni dell'ovvio, egli è consapevole della sua incapacità di mascherare i suoi limiti.
A margine, vedendo quante gaffes questo Letta compie, si capisce perchè egli si limiti a dichiarazioni dell'ovvio, egli è consapevole della sua incapacità di mascherare i suoi limiti.
Mi faceva osservare un amico che Letta è un buon esempio del gatto di Schroedinger. Non è possibile determinare, per un osservatore esterno ai palazzi del potere, se sia politicamente vivo oppure politicamente morto. Il destino politico dello stesso infatti, dipende da fattori aleatori.
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