lunedì 22 luglio 2013

PERCHE' IL DEFAULT NON PUO' ESSERE EVITATO


Riporto qui di seguito il lungo commento inserito sul blog "mainstream", perchè ritengo che riassuma il mio punto di vista favorevole al default...
Faccio notare preliminarmente che dovremmo tutti diffidare dei facili paragoni. I motivi per cui USA e UK da una parte e Giappone dall'altra possano convivere con un grosso debito pubblico è differente, e la situazione italiana, inizialmente simile a quella del Giappone, è ormai una tipologia a sè stante. L'Italia non fa parte dell'establishment finanziario globale, a differenza di USA e UK, e però non ha più la quasi totalità del suo debito in mano al settore privato nazionale come è tuttora il Giappone. Inoltre, guardare alla situazione odierna di questi paesi non mi pare ci possa aiutare perchè ignora la precvarietà della situazione data. Sentire i vari governanti che continuano a sostenere che la crisi sta per finire è uno spettacolo indecente, la crisi non è neanche iniziata ancora.
Il punto è che il sistema bancario globale è fallito e può continuare ad operare solo per le continue iniezioni di denaro da parte delle banche centrali. E' una situazione che evidentemente non può continuare indefinitamente, perchè è stata creata un'enorme liquidità che al momento non si riflette nell'economia reale perchè è tutta confinata dentro i circuiti bancari, solo cifre su un computer, potremmo dire con un'immagine suggestiva. Prima o poi questa liquidità dovrà uscire da questo luogo dove è stata confinata, per la semplice ragione che il denaro non è merce, è una forma di ricchezza convenzionale che vale solo in quanto tutti crediamo che possa essere a nostro piacere convertita in merce. Ebbene, oggi questo denaro non potrebbe mai trovare abbastanza merce in cui convertirsi. Il giorno in cui qualcuno dei soggetti che detengono quantità ingenti di questa liquidità intendesse convertirla in merci, si scatenerebbe un'inflazione mai vista prima, perchè si autoalimenterebbe in quanto nessuno vorrebbe rimanere liquido.
E' questa la ragione che mi spinge a dire che il vero nemico da combattere è la globalizzazione, perchè tutti coloro che continueranno a riconoscere questo mercato finanzairio globale, saranno vittime di questo big bang, saggezza vorrebbe che ci tirassimo fuori al più presto. 
Dovremmo quindi operare contro la logica dei mercati, e naturalmente questi colossi dai piedi di argilla che comandano sui mercati (ma anche altrove, purtroppo...) non gradirebbero certo queste scelte, e ci farebbero guerra (spero, ma non sono del tutto certo, solo finanziaria...). Con un  debito di 2100 miliardi di euro, saremmo alla loro completa mercè. 
Facciamo qualche conto. Convertire il debito da euro in nuove lire, cosa certo non indolore, potrebbe portare a una sua riduzione solo in seguito a una svalutazione. Se accettassimo ad esempio una svalutazione del 20%, il nostro debito rimarrebbe comunque di 1900 euro. Se, in una prospettiva ambientalista, ammettessimo una certa riduzione del PIL, questa cifra ci porterebbe forse al mantenimento dell'attuale rapporto. anche se trovo la cosa già ababstanza ottimistica. La banca centrale potrebbe sì ricomprarseli stampando denaro, ma cadendo nella stessa spirale che è causa dell'attuale crisi, e forzando ulteriormente verso una crescente svalutazione della nuova lira. Tutto questo avverrebbe sapendo ch un  tale debito non è estinguibile, che si può convivere con questa situazione solo in quanto si da' per wscontato che i creditori si limitino a lucrare gli interessi, non potrebbero mai rientrare dal loro investimento tutti assieme. Per questo, fare un reset sarebbe salutare, ci permetterebbe di ripartire davvero da una situazione totalmente controllabile che farebbe piazza pulita di tutte le scorie lasciate dalla svolta liberista degli anni ottanta interpretata da noi da Andreatta con la nefasta scelta del divorzio tra banca centrale e tesoro. 
Poichè non capisco la resistenza ad imboccare l'unica via percorribile, nutro in realtà sospetti che tra gli euroscettici ci siano anche dei liberisti marcati USA, tutto sommato felici di distruggere ogni possibilità dell'europa di autonomizzarsi dal cuore finanziario del mondo. Insomma, dobbiamo decidere se lasciamo l'euro perchè sta nel solco di una politica liberista o perchè non lo è abbastanza. Se optiamo come io spero per la prima ipotesi, allora la scelta dell'uscita dell'euro non può essere assunta da sola, ma va accompagnata da misure coerenti con una politica antiliberista e a favore del lavoro.

4 commenti:

  1. La sfida è proprio questa. Ecco perchè è necessario che le forze vicine al lavoro, tutte, facciano un patto governare questa possibile transizione. Altrimenti, sarà una deriva autoritarista a prevalere.

    RispondiElimina
  2. Un invito a leggere questi 2 post

    http://phastidio.net/2013/07/22/le-sette-inani/

    http://www.appelloalpopolo.it/?p=9208

    Una saldatura trasversale fra ispirazioni diverse deve essere possibile.

    RispondiElimina
  3. Grazie dei tuoi contributi.
    Il punto mi pare sia soprattutto di ordine psicologico. Le prospettive catastrofiste vengono respinte indipendentemente dalla loro plausibilità, in virtù proprio delle infauste prospettive che evidenziano. Insomma, le cassandre non hanno mai avuto popolarità, si sa.
    Ogni volta che metto in evidenza che il sistema bancario mondiale è quasi tutto in stato avanzato di fallimento, vedo che la questione viene non negata, il che sarebbe del tutto lecito, ma ignorata, e si argomenta citando casi che si pretende analoghi, ma che non lo sono per niente proprio perchè non si è mai verififcata una condizione finanziaria neanche lontanamente assimilabile all'attuale. E' stata creata una tale mole di cartaccia che se qualcuno non si assume la responsabilità di distruggerla, sarà essa a distruggere noi e l'intero sistema economico. Mi pare un concetto semplice, magari contestabile con argomenti adeguati ma certo non vedo come possa essere ignorata, se non appunto su una base puramente psicologica.

    RispondiElimina
  4. I dati allarmanti sulle banche delle Marche, che hanno prestato a destra e a manca costruttori (e politica) e che adesso sono in sofferenza, la dice lunga su una verità, ed ovvero che il debito pubblico è il minore dei problemi, rispetto all'esposizione finanziaria dei gruppi industriali e real estate, che stanno facendo andare a carte quarantotto chi colpe non ne ha.

    RispondiElimina