martedì 8 novembre 2011

L'EUROPA IMBELLE

Siamo in pieno imbambolamento, c’hanno rubato ogni cosa, e certo i beni materiali non sono i più preziosi, c’hanno soprattutto rubato la nostra stessa capacità di giudizio, quell’atteggiamento critico che è l’unico a consentire una nostra visione realmente indipendente della realtà.

Oggi, di fronte ad avvenimenti gravissimi sul piano dell’esercizio della stessa democrazia, devo registrare qualcosa che è perfino più grave del sequestro del potere fuori d’Italia, a vantaggio di un’oligarchia di ricconi globali e dei loro maggiordomi, ed è la sostanziale indifferenza in cui tutto questo avviene.

Trovo davvero che costituisca un vero e proprio processo di istupidimento collettivo questa incapacità di vedere la costruzione europea per quello che effettivamente è, questa tendenza a considerare acriticamente tutto ciò che ci viene raccomandato o addirittura imposto dall’estero come la verità assoluta, il bene che un governo pessimo non accoglie.

Che il governo attuale del nostro paese sia pessimo non ho difficoltà a constatarlo anch’io. Il punto da chiarire però è se queste sua caratteristiche negative stiano nel resistere alle imposizioni della BCE, del FMI e di Germania e Francia, o al contrario proprio nel fatto di accoglierle.

Una discussione sulle politiche economiche non può svolgersi a partire da una messa da parte degli aspetti fondamentali e globali della crisi. Ragionamenti del tipo “questo si sa, ma in questo momento dobbiamo soddisfare il mercato” non possono essere accettati perché in verità non sono neanche dei veri ragionamenti. Dicevo in qualche post che è da cialtroni avanzare proposte specifiche se prima queste proposte non vengono iscritte nel quadro più complessivo, se cioè non si risponde alla domanda se esse siano coerenti con un piano minimamente credibile di risoluzione della crisi globale.

Non si tratta solo di un problema teorico, anche se gli aspetti teorici non vanno di certo sottovalutati, ma del fatto che la stessa cronaca finanziaria degli ultimi mesi c’ha fatto vedere come qualsiasi provvedimento nazionale con caratteri di accondiscendenza sembra più che soddisfare il mercato, stimolarlo a chiedere di più in una corsa che sembra non potere trovare un suo traguardo che non sia alla fine comunque il tracollo di quel paese.

Le incertezze, le timidezze che un’intera classe dirigente europea ha mostrato verso la crisi nei suoi aspetti più squisitamente finanziari, è stato per gli operatori dei mercati un esplicito invito a moltiplicare ed a intensificare gli attacchi ai titoli di stato dei vari paesi. Come possono questi dirigenti politici non rendersi conto che una vera e propria guerra è in atto tra investitori finanziari internazionali e strutture finanziarie di stati sovrani?

Se questa è a tutti i titoli una guerra, anche se non usa bombe, mine o missili, allora dicono i francesi “a la guerre comme a la guerre”. Gli operatori finanziari possono capire un unico argomento, che essi verranno danneggiati proprio nei loro interessi economici.

Ciò che qualunque persona minimamente ragionevole si sarebbe aspettata dall’Europa era la fissazione di limiti, che i governi europei avessero detto che non avrebbero tollerato certe situazioni e che al fine di contrastare queste situazioni inaccettabili sarebbero stati assunti tutti i provvedimenti necessari, inclusa la chiusura dei mercati finanziari.

Senza prendere in considerazione anche le misure più estreme, l’Europa è indifesa. Apparentemente, è ciò che i tedeschi stentano a comprendere. Io sono sempre più convinto che l’equilibrio nei conti pubblici sia la cosa necessaria da fare, e ciò è tanto più vero nel momento in cui ci si rende conto che la teoria della crescita ininterrotta è insostenibile per motivi ambientali.

Tuttavia, in un mercato globale, poco importa il tuo comportamento individuale. Nella fattispecie, se gli USA e il Regno Unito scaraventano sul mercato dosi di liquidità immani, la presunta virtù dei tedeschi serve a ben poco, ed anzi finisce col tradursi in un danneggiamento proprio dei virtuosi, con i viziosi che esportano i loro problemi ai virtuosi: è un concetto così difficile da comprendere?

L’avventura dell’euro non è detto che debba necessariamente avere fine, sarebbe piuttosto necessario che l’Europa si comporti come una nazione, che mostrasse di volere difendere il proprio interesse specifico, alla stessa stregua di uno stato nazionale.

La bassa qualità dei governanti europei mi fa pensare che non abbiamo grandi speranze di arrivare a un tale traguardo, e ciò obbliga uno specifico stato europeo che intendesse difendersi dagli attacchi delle grandi corporations, a dovere altresì contrastare anche la direzione prevalente della politica europea.

Un risultato grave e non voluto sarà la distruzione di quel poco di comune che è stato costruito a livello europeo, ma rimane da chiedersi di chi sia la reale responsabilità, di chi apre le porte della città assediata all’assediante, o di chi, allo scopo di difendersi dall’assediante, in tutta fretta costruisce delle difese del proprio specifico quartiere.

5 commenti:

  1. ventopiumoso08/11/11, 11:29

    ohila' sono d'accordo di nuovo.

    a parte il "sembra" (è sempre andata così, quando sono intervenuti i bulldog del mercato, FMI o chi per esso, dai tempi del condor in sudamerica, e via di seguito) ed il "non voluto" finale. qui c'è molto poco, direi nulla, di "non voluto" e molto, fin troppo di "scientifico".
    ma presto saremo distratti da nuove guerre, e nuovi babau cui dare la colpa di tutto il male.
    tornando all'italia, la ormai lunga sequela di dichiarazioni di intenti (e dichiarazioni d'amore verso BCE-FMI) dei dirigenti del c.d. csx la trovo semplicemente agghiacciante.
    ma non sono più i soli dirigenti, purtroppo.
    è molto orwelliano tutto ciò.

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  2. @vp
    Chiartisco soltanto che "non voluto" si riferisce a chi come me, criticando aspramente le decisioni a livello europeo, finisce per richiedere provvedimenti a livelo nazionale che nei fatti non possono evitare di provocare danni ad ogni progetto di costruzione di un europa federalista.
    Così, mio malgrado, finisco per apparire addirittura nazionalista.
    Il nazionalismo è semplicemente l'unico modo nelle condizioni storicamente date per rivendicare democrazia, ma sarebbe stupido non rendersi conto che questa forzata contrapposizione tra democrazia ed europeismo è comunque dannosa e mi fa stare in una posizione scomoda che avrei molto volentieri evitato.

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  3. ventopiumoso08/11/11, 17:35

    ah ma è la norma in queste condizioni, me ne rendo conto anche io.

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  4. Il governo berlusconi - volutamente minuscolo - si è dimostrato inetto e inadatto su tutti i fronti;

    in particolare, l'UE chiede e il governo italiano non sa rispondere,

    e per questo motivo berlusconi e il suo governo mi stavano quasi simpatici. qui lo dico e qui lo affermo.

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  5. @cartabaggiana
    Concordo totalmente, i messaggi più sfacciatamente liberisti che ho sentito vengono da Enrico Letta, vicesegretario del PD, e da Massimo Giannini, vicedirettore di Repubblica, il quotidiano che detta la linea al PD.
    Mi sembra quello scherzetto che si fa ai bambini di far finta di mescolare le mani, chiedendo alla fine quale sia la destra e quale la sinistra.

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