venerdì 11 novembre 2011

LA POLITICA COME ANTAGONISTA DELL'INTERESSE GENERALE

Interessante la concezione della politica in democrazia sostenuta esplicitamente da Battista sul suo odierno editoriale su “Il Corriere della Sera”. Secondo tale teoria, chi decida di agire come partito politico, fa interessi di bottega, chiunque assuma insomma posizioni di parte (partito è un termine che deriva proprio da parte, un partito è per definizione di parte), sposa i propri personali interessi e tralascia gli interessi generali.

E’ una tesi che Battista solleva a proposito dell’attualità politica, in particolare per gettare fango su IDV e Lega a favore del PD, dell’UDC e di quella parte di consistenza ancora incerta del PDL disposta a sostenere Monti. Non si tratta tuttavia di una tesi del tutto originale, anche se colpisce in Battista il fatto che tutta la filosofia dell’articolo è proprio incardinata su questo specifico punto, che cioè l’interesse generale non prevede posizioni di parte.

L’obiezione è ovvia: se le posizioni di parte, in quanto tali, configgono con l’interesse generale, si deve necessariamente dedurre che la democrazia come sistema configge con l’interesse generale. Insomma, la democrazia va superata, e tutto il potere deve essere affidato a qualcuno che affermi di operare per l’interesse generale, proprio ciò che fanno tutti i bravi dittatori.

A Battista evidentemente sfugge che si possano avere opinioni differenti su quale sia l’interesse generale, il bello della democrazia sta proprio lì, nel sostenere punti di vista differenti su quale sia l’interesse generale. Se poi invece il dibattito dovesse riguardare se deve prevalere l’interesse personale di Caio, del partito A, o quello di Sempronio, del partito B, e questo costituisse il discrimine per votare A o B, allora dovremmo concludere che c’è qualcosa che non va in quello specifico contesto storico-geografico e non ascriverlo alla democrazia ed ai suoi metodi dichiaratamente di parte.

Dicevo che tuttavia questa tesi non è così originale, ed è invece molto frequentata forse addirittura dalla sua nascita, dal PD che argomenta spesso ponendosi in un non luogo del dibattito, quello obiettivamente a favore dell’interesse generale, disdegnando di apparire di parte. Non è raro sentire dirigenti come la Bindi affermare che il PD porta avanti iniziative che non favoriscano il loro partito ma l’interesse generale. Peccato che anche a costoro sfugga che invece aderire ad un partito comporta l’opinione di ritenere che questo partito rappresenti al meglio l’interesse generale. Tale contrapposizione tra il proprio partito e l’interesse generale è pertanto incomprensibile, un concetto che definirei strampalato: il proprio partito è il mezzo per ottenere un fine che pertanto non ha senso logico opporre come alternativa al primo: sarebbe come opporre mezzo e conseguente fine, non ha senso alcuno.

La cosa però senz’altro più grave è che anche il nostro Presidente Napolitano sembra frequentare questa stessa tesi, facendo di cosa sia l’interesse generale non l’oggetto di una doverosa contesa politica, ma al contrario il dato di partenza, acquisito e certo, a cui tutti devono conformarsi, e se non lo fanno sono i veri nemici dell’interesse generale.

Ebbene. Presidente, guardi un po’, io sono fermamente convinto che ciò che lei e i suoi amici così ben visti nei circoli esclusivi economici mondiali, gente, tanto per non fare nomi, come Draghi, Monti, Scalfari, De Benedetti, ma anche Tremonti (che fine farà adesso il povero Giulio così simpatico?), considerano interesse generale è al contrario un male per il famoso 99% della popolazione evocato dagli indignados di tutto il mondo: come la mettiamo, Presidente? Se Lei contrappone il suo interesse generale a qualsiasi tesi alternativa, allora Lei uccide la democrazia, se Lei invia agli Italiani messaggi che vogliono far credere che esiste un circolo esclusivo di illuminati che sanno cosa sia il nostro bene, e che debbano decidere al posto nostro e dei nostri più o meno indegni rappresentanti, mi pare che lei si collochi al di fuori delle sue funzioni costituzionali, non crede anche Lei, Presidente?

1 commento:

  1. Il caro Napolitano è dagli anni '70 un interlocutore privilegiato dei poteri e degli interessi di cui parli: è stato lui uno dei maggiori artefici della loro trionfale entrata nel Pci,Pds,Ds,Pd.
    Il fatto che il Pd abbia abbandonato "IL Migliore" per legarsi al "migliorista" dovrebbe far tremare tutti i democratici (intesi come cittadini).
    Ti faccio anche i miei più vivi complimenti per essere riuscito a leggerti un intero pippone di Battista, il quale da anni ha messo la sua penna al servizio di certi poteri forti: uno dei tanti esempi di "mignottocrazia" giornalistica.

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