Fateci caso, tutti i soloni provenienti dal mondo dell’economia, della politica, dell’informazione, e che pretendono di convincerci che dobbiamo espiare le colpe nostre e dei nostri padri di avere gonfiato il debito pubblico, si basano su due assiomi.
L’uno è che il mercato ha ragione, dobbiamo obbedire al mercato che rappresenta il quadro obiettivo della situazione finanziaria dei vari attori, tra cui il nostro paese.
L’altro è che da una crisi come questa si esce con la crescita dell’economia, che poi significa per loro l’aumento del PIL.
In questo articolo, tenterò a mio modo di confutare entrambi questi assiomi, facendo appunto vedere che la la loro accettazione può avvenire solo come articolo di fede, perché se invece si entra nel merito delle argomentazioni, le due premesse non reggono, possono essere smentite anche da un non addetto ai lavori come me.
Cominciamo quindi col primo dei due assiomi, quello che assegna al mercato questa funzione di giudice nello stesso tempo supremo ed invisibile. A questo scopo, tralascerò le obiezioni di carattere generale, concentrandomi piuttosto sulla questione specifica dei mercati finanziari dei nostri giorni.
Bene, hanno contato il totale dei titoli che stanno sul mercato finanziario globale, e si è trovato che il loro ammontare è di circa 650 mila miliardi di dollari. Più interessante della cifra iperbolica in sé, è il confronto col PIL mondiale annuale, che vale tra i 70 e i 75 mila miliardi di dollari. Espresso in quest’unità di misura, l’ammontare complessivo dei titoli è di circa nove anni di PIL mondiale.
Ai fini della presente discussione, poco importa stabilire come si è arrivati a questa massa così ingente di titoli. Vediamo piuttosto di metterci nei panni del capo della Goldman & Sachs, presa come emblema di grande finanziaria mondiale. Se quindi io mi trovo in portafoglio una grande massa di titoli, e so che questi sono frutto di una lievitazione della liquidità scelta dal passato Presidente della Federal Riserve Greenspan, so anche che ad essi non corrisponde un valore reale, è sostanzialmente cartaccia perché non ha un equivalente in beni reali (nove anni di PIL significa che il fallimento globale è già in atto e viene solo colpevolmente rinviato). Ogni volta che un tale titolo, certo più per alcuni e meno per altri ma la questione è del tutto generale, va a scadenza, ci si pone il problema di chi lo rimborsa. La soluzione che si adotta è o quello di emettere un quantitativo almeno pari di altri titoli, o quello di stampare moneta da parte delle banche centrali. In realtà, i quantitativi crescono perché questa è la condizione perché essi fruttino interessi.
Bene, quindi io da attore dei mercati finanziari penso, com’è ovvio, ai miei interessi di azienda, quella per intenderci che mi da’ stipendi di milioni di dollari l’anno.
Si potrebbe quindi pensare che io faccia di tutto per mantenere alti i corsi. Questo però è inattuabile, primo perché non mi fido delle altre finanziarie che potrebbero giocarci puntando al ribasso, secondo perché non esistono mezzi finanziari sufficienti a sostenerne i corsi (ricorderete che il sistema bancario mondiale è stato salvato con i soldi dei contribuenti…).
In sostanza, il ricatto deve continuare, bisogna sempre sbattere in faccia ai paesi il fatto che il loro stato potrebbe fallire, che sarebbe una catastrofe e robetta come questa a cui stiamo assistendo abbondantemente oggi. Cosa ha chiesto insistentemente Obama all’Europa? Di sbrigarsi a fare ciò che gli USA hanno fatto, gettare liquidità sul mercato a più non posso perché questa cartaccia continui ad essere trattata sui mercati come se valesse ancora qualcosa.
Vista quindi dal loro punto di vista, la situazione delle grandi finanziarie è disperata, sanno che la loro presunta ricchezza è data da cartaccia senza valore obiettivo, e state certi che faranno di tutto per continuare a trovare qualcuno che alla scadenza gliela rimborsi.
Da questa discussione, si dovrebbe desumere che, contrariamente a ciò che viene sostenuto dal mentecatto di turno, i mercati finanziari lungi dal costituire il giudice, sono parte in causa e le difficoltà in cui si sono messi li rende non soltanto parziali, ma anche pericolosi: per queste cose, si scatenano conflitti armati.
Affrontiamo adesso il secondo assioma, quello che pretende di risolvere tutto con la crescita.
Torniamo allora al rapporto tra ammontare dei titoli e PIL mondiale annuale. Sulla base dell’attuale PIL, questo rapporto vale circa nove. Facendo delle semplici simulazioni, anche soltanto per scendere a otto, bisognerebbe che in quattro anni crescesse del 20%, un tasso di aumento annuo del 5%, una cosa inimmaginabile nei paesi occidentali in cui arrivare al 2% sembra un sogno irrealizzabile.
Ammettiamo adesso che si raggiunga miracolosamente una crescita del 5%, e che quindi la massa dei titoli passasse ad otto anni di PIL: diciamocelo, non è cambiato proprio nulla così, i titoli continueranno ad essere cartaccia, richiedendo ancora iniezioni massicce di liquidità. Ricordo che aumentare la liquidità significa proprio aggravare la malattia, perché significa che i titoli seguiteranno a lievitare senza controllo alcuno.
La crescita non costituisce quindi in tutta verosimiglianza la soluzione, non credete ai soloni che lo dicono.
Adesso però ammettiamo senza concederlo che davvero una crescita mondiale impetuosa dell’economia risolva effettivamente i problemi di ordine finanziario. Rimane ancora da chiedersi se tutto ciò sia anche augurabile, se l’aumento del PIL è ciò di cui l’umanità ha davvero bisogno.
Ebbene io non lo credo per motivi di sostenibilità ambientale. Qui però il discorso si allargherebbe troppo, preferisco fermarmi qui.
Credo quindi di avere smontato i due assiomi fondamentali dell’establishment mondiale con argomentazioni facilmente comprensibili, e che sia terribilmente urgente uscire da questo monopensiero che capovolge il senso delle cose, rendendo l’assurdo un obbligo da perseguire, e l’ovvio un vizio da cui liberarci.
sì semplice :)
RispondiEliminaperò troverai sempre qualcuno, più di qualcuno, che ti risponderà: ah ma il mercato, ah ma le sue leggi, ah ma la faccenda dei tassi, ah ma questo e quello, non sono così, ma cosà e colà.
tanti non lo fanno nemmeno per cattiveria (tanti a livello "basso", laureati in economia, "semplici" tecnici), ma perché i libri di economia dicono così e cosà.
e quelli chi li ha scritti?
comunque ci sono studi estesi sull'insensatezza del pil e della crescita quali parametri di valutazione dell'economia.
sen ad esempio dimostrò ormai tanti anni fa come la qualità della vita, che si può misurare via HDI o qualche altro parametro, e variazione del PIL sono anticorrelati.
stigliz che le asimmetrie informative inficiano la capacità del mercato di autoregolarsi (ed in un qualche modo, quindi, di essere obiettivo) SEMPRE senza eccezione, insomma la mano invisibile non funziona perché non esiste.
eccetera.
tutte cose in realtà ben note agli "esperti", ma che si fa finta di non sapere, ed il perché è ovvio e lampante e sotto gli occhi di tutti.
il problema è che "tutti" sono diventati ciechi.
da qui nasce il mio pessimismo.
saluti, a.
Penso tu dica cose giustissime e sacrosante, è tutta fuffa ed è tutta una truffa. Il problema però nasce dal fatto che tutto gira attorno a questo niente, e non basta dire che è niente, perchè le conseguenze del crollo parziale di questo niente invece è reale, realissimo. Logica vorrebbe che a un certo punto tutti quanti si dica va bene, azzeriamo tutto e ripartiamo da zero, o meglio dall'economia reale. Tutti quanti ovviamente, ché se l'uscita dal giro è di uno solo rimane il solo a pagare. Ma c'è chi sul niente ha costruito un impero e difficilmente sarà disposto a mollarlo, ed è pure quello che tiene il mondo per le palle, purtroppo.
RispondiEliminaIo, collegandomi anche al commento al precedente post, penso che si debba essere ben coscienti dei rischi a cui si va incontro in caso di bancarotta dell'Italia, o della sua uscita dall'euro. Non sono così convinto che la maggioranza sarebbe in grado di comprendere, anzi. Quindi a mio avviso in questo momento la cosa da fare è rimettersi in carreggiata per poi pianificare l'uscita, che sia il più indolore possibile. E questo pure se sappiamo benissimo che tutto si basa sul nulla: se lo credi reale diventa reale.
@vp
RispondiEliminaTi dirò che sono molto perplesso sulla stessa opportunità di elaborare indici migliori del PIL. anzi più corretti sono e più li temo.
Il mio punto di vista è che sostituire la politica con un numero è proprio ciò che bisogna evitare. Esistono delle scelte che devono rimanere discrezionali: è proprio questo lo spazio della politica, se preferisco più soldi o un migliore ambiente, tantyo per fare un esempio abbastanza ovvio.
@Rouge
RispondiEliminaPrima di tutto, direi che non dobbiamo dividerci tra ottimisti e pessimisti, come dire, si fa quel che si può.
Io comunque non dico che è tutta fuffa, al contrario come te sono convinto che sia molto reale. Dico piuttosto che il meccanismo di creazione di una ricchezza che ovviamente può diventare reale è un imbroglio, e che non capisco perchè io dovrei sacrificare qualcosa per evitare che il meccanismo fittizio con cui una certa ricchezza è stata creata venga smascherato.
Ciò che io tengo a sottolineare per quella minuscola fascia di opinione che riesco ad intercettare, è che ciò che l'establishment finanziario mondiale propone non è la soluzione del problema, anzi è un avvitarsi attorno al problema, così approfondendolo ulteriormente.
Questa cosa non appare nel settore dell'informazione, che invece pongono la questione dividendo il mondo nei virtuosi che fanno sacrifici, si comportano correttamente, sono sobri nei consumi e non fanno deibti che non possono rimborsare, e gli altri cattivoni e spreconi.
Io non so quanto io riesca ad essere convincente e prima ancora a farmi leggere, ma non posso che tentare di svelare l'imbroglio in cui ci vogliono fare cadere.