giovedì 10 novembre 2011

IL POTERE IN ITALIA OGGI

Il famoso filosofo del diritto Karl Schmitt sostiene che per capire chi detenga il potere reale, sia necessario considerare cosa accade nelle situazioni eccezionali, quelle in cui, a causa di gravissimi problemi che assillano una nazione, magari fino a metterne in discussione la stessa sopravvivenza, poco importa se per cause interne o esterne, le regole istituzionali vengono forzate, magari fino alla loro aperta violazione.

Le argomentazioni in proposito di Schmitt sono suggestive ed abbastanza convincenti, ma certamente non intendo addentrarmi in una discussione in proposito. Citavo invece questa affermazione teorica perché mi pare che la situazione politica a cui assistiamo oggi in Italia possa costituire un caso da manuale di forzatura delle regole istituzionali con motivazioni emergenziali.

Ieri sono successe alcune cose molto significative che sembrano proprio indicare chi in Italia detenga il potere secondo la tesi di Schmitt.

La cosa sicuramente più rilevante è la decisione di Napolitano di nominare Monti senatore a vita. La cosa è importante in sé ma anche perché mostra chiaramente come il Presidente intenda proseguire senza tentennamenti nell’attribuirsi in questa fase, fase di cui ancora non si intravede la fine, un ruolo di politica attiva che a molti appare del tutto improprio, se non apertamente in contrasto con le regole costituzionali. Ciò è bene che sia rimarcato, ed è in effetti gravissimo che la grande stampa in proposito taccia, mostrando piuttosto di apprezzare questo ruolo così discutibile.

La stampa mette apertamente in relazione questa nomina con l’ipotesi che lo stesso Monti assuma la guida del prossimo governo. Insomma, sembrerebbe che Napolitano punti a non sciogliere il parlamento, ma a tentare di dare un mandato a Monti perché costituisca un governo che riceva la fiducia dall’attuale parlamento.

Se questo è stato il fatto più rilevante, non è stato tuttavia l’unico nella giornata di ieri. Considererei con grande attenzione anche l’intervista concessa alla Gruber da Eugenio Scalfari, né trascurerei nel contempo il dibattito che si è avuto nella puntata di ieri di “Porta a Porta”.

La cosa che più mi ha colpito è il tono degli interventi, la perentorietà con cui sia Scalfari che Giavazzi hanno elencato le misure economiche da adottare. Si sa che è nello stile di Giavazzi una sorta di spocchiosità, la famosa sindrome del primo della classe. Mi ha pertanto colpito di più l’atteggiamento di Scalfari, comunemente misurato nelle parole e nei toni: ieri invece appariva autoritario, dettava i suoi ordini in un modo da farlo apparire addirittura isterico. La frase più frequentata in entrambi questi interventi era “si deve fare”, la scelta deliberata di non argomentare, ma di imporre ad ogni costo.

La cosa è grave in sé, perché tutte le argomentazioni in proposito partono dall’assunto appunto non argomentato che bisogna riguadagnare la fiducia dei mercati, attribuendo così a questo il ruolo di giudice supremo, e che all’obiezione che i mercati, in quanto facilmente manovrabili dalle grandi corporations, sono parte in causa, ed anche paradossalmente una parte abbastanza fragile a causa del lievitare senza fine della massa di titoli in circolazione, io non ho ancora ricevuto alcuna risposta.

Ancora peggio, non ho visto mai formulata la domanda su come dobbiamo considerare il ruolo dei mercati, negando in tal modo di entrare nel merito della stessa natura dei problemi finanziari.

Oggi tuttavia, la cosa più importante è osservare questo improvviso cambiamento dei toni: questi sono scatenati, tolto di mezzo Berlusconi, non hanno più alcuna remora a mostrare il loro volto antidemocratico.

Sembrano insomma dire che la democrazia è roba da utilizzare quando ci si occupa di minuzie, ma nel momento opportuno le cose da fare sono determinate ed imposte dall’alto e chi vuole anche soltanto metterle in discussione va travolto o nel caso più favorevole isolato ed ignorato.

Ciò ci fa tornare all’affermazione di Schmitt che citavo all’inizio, e cioè come il funzionamento ordinario di un certo sistema istituzionale c’entri ben poco con il potere reale. Rimane da chiarire chi detenga questo potere reale.

Certamente, se Napolitano fosse alla testa di questo gruppo che ha deciso di assecondare il mercato fino al più bieco masochismo, si potrebbe ancora dire che sia la lettera della Costituzione ad attribuire al Capo dello Stato il vero potere supremo, comunemente attribuito al premier.

Per come la vedo io, le cose stanno ben diversamente. Chi detiene il potere reale è un certo establishment finanziario internazionale che non conosce alcuna sovranità nazionale, e i vari attori che ho citato svolgono solo un ruolo ancillare, costituiscono il braccio esecutore di ordini partiti da ben più lontano.

Nell’era del capitalismo globale, sono proprio, guarda un po’, i capitalisti globali ad avere il potere effettivo, e servi e servetti che li assecondino se ne trovano ovunque.

Per finire, dicevo dei politici che stavano ieri sera da Vespa: era visibile la loro perdita di ogni spocchia, il loro unico desiderio di compiacere, la loro aperta disponibilità direi senza eccezioni di assecondare i piani politici che c’hanno espropriato forse per sempre da ogni barlume residuo di democrazia.

4 commenti:

  1. Perfetto. Lo condivido in ogni parola.
    Massimo.

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  2. mi autocito

    http://estatesammartino.splinder.com/post/25743593/mari-e-monti

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  3. Non ho la preparazione adatta in questioni polito-economiche per stabilire se quanto affermi sia del tutto condivisibile, però permettimi di godere almeno del fatto che finalmente Berlusconi non sarà più il Presidente del Consiglio. Nel mio piccolo ritengo che per l'Italia questo sia già un grosso passo avanti! Bye bye Berluska, come canta la Sora Cesira nel suo strepitoso video! Ornella

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  4. Rispondo cumulativamente per ringraziarvi del vostro intervento, a cui sarebbe superfluo aggiungere qualcosa.

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