Trovo strano, direi perfino stravagante, occuparci del ruolo dei trecento facinorosi (secondo me erano quasi mille in realtà), mentre non si dice nulla del movimento degli indignados in quanto tale, che si vorrebbe grande in adesioni e che dovrebbe aprire chissà che prospettive politiche.
Il punto più importante è proprio questo, che l’esordio di sabato è stato disastroso visto che le ragioni del movimento sono sparite dal dibattito pubblico.
La cosa mi appare ancora più grave dopo avere ascoltato il Francesco ricercatore universitario intervistato dall’Annunziata, che sembra o non rendersi conto della gravità dei fatti per la sorte del movimento, o fa finta di nulla, minimizza in pieno stile politichese (o forse l’uno e l’altro). E' il paradosso di tanta parte dell'estrema sinistra, questa volontà unitaria, a partire però dallo scontare la polverizzazione dei movimenti. Leggere gli organizzatori della manifestazione è illuminante, una lista lunghissima di movimenti del tutto sconosciuti, coi nomi più improbabili (un po' ridicolo quell'usare come nome una data: tra poco avremo esaurito l'intero calendario!). Ognuno quindi ha bisogno di riconoscersi nel proprio minuscolo gruppo, salvo poi giocare a fare l'unitario, ma nel senso dei differenti movimenti che si mettono d'accordo tra loro. Questo meccanismo storicamente non ha mai funzionato: o l'aggrgazione è primaria, o se ne esiste una più ristretta, alla strette, prevarrà sempre quest'ultima.
Così, devo concludere che qui gli attori in scena siano diventati almeno tre differenti: da una parte i facinorosi che hanno scatenato gli incidenti, da un'altra gli organizzatori che sembrano assumere un pericoloso atteggiamento ecumenico, e da una terza parte i semplici manifestanti che a questo punto temo che non sapessero chi li aveva organizzati, me che vorrebbero giocare un gioco ben differente.
Io credo che siamo in molti che vorremmo giocare un gioco ben differente, ma manca qualcuno che sappia elaborare un vero pensiero alternativo. Peccato perchè ad essere indignati siamo davvero in tanti.
RispondiEliminaCiao
Giulia
i violenti, affatto disorganizzati, affatto spontanei, affatto imprevedibili, hanno assolto benissimo al loro scopo: far parlare di sè invece che dei pacifici manifestanti.
RispondiEliminae i media che al gioco si sono piegati.
Guarda caso la stragrande maggioranza tutti minorenni, cioè li metti in carcere una notte e poi a casa.
Credo anch'io che il punto vero, quello che alla fine conta, sia quello che si sia scesi in piazza in tanti perchè l'indignazione ha superato il limite della tollerabilità. E in qualche modo bisognava dirlo, pacificamente, ma dirlo
RispondiElimina@Giulia
RispondiEliminaBeh, il mio contributo ho tentato di darlo col mio libro, ma vedo che esiste una certa pigrizia mentale, perchè credo che chi più chi meno siamo tutti corrotti da questa società e dalle sue elementari tentazioni.
Così, la rivoluzione culturale pure necessaria rimane un'ipotesi per un futuro indeterminato, seppure, come umanità, ci arriveremo mai.
@cartabaggiana
RispondiEliminaIl problema è capire come gli indignados si difendono: in qualche misura, è comprensibile che ognuno faccia il proprio di gioco, e che gli altri invece debbano riuscire ad imporre il proprio.
@Angelo azzurro
RispondiEliminaPurtroppo, sono più pessimista di te. La radicalità delle scelte che il momento storico impone, determina una resistenza enorme da parte dei privilegiati.
Ben altra consapevolezza e determinazione sarebbero richieste!
così penso che questo genere di cose sono i più importanti, minerali non se le politiche quali sono stati approvati
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