domenica 22 maggio 2011

IL RIBELLISMO NON BASTA

E adesso abbiamo gli indignati spagnoli, subito imitati dagli indignati italiani.
Prima, abbiamo avuto il popolo viola, il popolo del web.
Nello stesso tempo, anche nelle urne gli orientamenti politici sembrano mostrare una sostanziale variazione.
Ecco, direi che adesso la mia tesi che il problema di un movimento politico non è il consenso, che la gente odia e disprezza questo ceto politico, e lo fa anche rispetto alle star di una certa sinistra, tipo Zapatero, ha una certa conferma sperimentale.
Dobbiamo convincercene, la gente vuole cambiare, e questo vale per tutta l'Europa. Non facciamoci ingannare dall'avanzamento dei partiti populisti e xenofobi, anche questa avanzata è il segno di un palese disagio, della rottura di un rappporto di fiducia verso la classe politica europea, tutta in fondo confinata per la sua stragrande parte tra socialdemocrazia e destra moderata.
Insomma, la gente non chiede altro che politici che li possano rappresentare, dove rappresentare non può saignificare dire le stesse cose che essi dicono (per questo basterebbe un megafono), ma che proprio in quanto politici ne interpretino le ansie ed esigenze e soprattutto siano in grado di elaborare proposte adeguate e di dare loro visibilità.
Ed è proprio qui che casca l'asino, qui si vede come ci sia una colossale crisi della classe dirigente. E questa crisi è tanto più grave in quanto non riguarda soltanto l'attuale: ciòè evidente a tutti. No, il problema riguarda anche la mancanza di una classe dirigente alternativa.
Il ribellismo c'è perchè il disagio è evidente, ma il senso di disagio in sè non porta da nessuna parte.
Anche lì dove si è prodotta una certa elaborazione che ha permesso di definire alcune cose che non vanno in questa società, questa elaborazione ha portato a certi stili di vita alternativi all'interno della nostra stessa società, una sorta di casematte dove si pratica certi stili di vita alternativi: valga per tutti, i gruppi per la decrescita, che già oggi praticano l'autoproduzione e il baratto.
Questa però non può rappresentare un'alternativa politica perchè non si confronta ciol problema del potere, e perchè quegli stessi stili divita così come sono oggi praticati non potrebbero in alcun modo essere generalizzati, si nutrono del fatto che gli altri non li praticano.
E' proprio in campo p0olitico che si misura un deficit di elaborazione, che sostanzialmente vede solo due filoni che mostrano un'elaborazione compiuta, da una parte il liberalismo, che poi è quello trionfante, e dall'altyra il marxismo, che però vive una crisi a livello di consenso, e che comunque è sempre vissuto con divisioni enormi al proprio interno, vedendo tipi di elaborazione totalmente differenti, tanto da far diventare ardua la stessa definizione di marxismo (per non citare la divisione tra marxisti e marxiani).
La mia opinione, che certo non tenterò neanche di argomentare qui, è che si tratta di due teorie che hanno fatto il loro tempo, nate in un contesto storico del tutto differente, non in grado pertanto nè l'una nè l'altra di confrontarsi con le sfide che lo stesso sviluppo tecnologico ci pone, per dirla con un'espressione generica ma credo comunque comprensibile.
Oggi, la sfida ambientale è necessariamente quella prioritaria, tanto prioritaria da non potere essere sistemata alla meno peggio su teorie sviluppate quando queste problematiche neanche esistevano.
Senza false modestie, penso di avere elaborato nel mio libro alcuni punti che possono costituire passi significativi verso l'elaborazione di una nuova teoria politica, ma la sordità degli ambienti culturali non ha permesso una loro visibilità.
C'è indubbiamente un'inerzia complessiva che lavora per la continuità, e che finora non ha consentito una tale visibilità alle mie tesi, da riuscire a coagulare un gruppo di persone, possibilmente giovani, che le condividessero e le traducessero in prassi politica.
Ad ogni modo, questa rimane la sfida della parte di vita, più o meno lunga, che ancora mi rimane: peccato che io non sia abbastanza ambizioso :)

5 commenti:

  1. A proposito di sfida ambientale, avrai certamente sentito il commento di Tremonti di qualche giorno fa in cui, a domanda precisa, rispondeva che non gliene fregava un tubo delle problematiche relative alle spiagge italiane! E non so se sai che hanno tolto il divieto di costruire a 300m dal mare...Altro che politica a sostegno dell'ambiente da te ( e non solo) tanto agognata! Ciò che importa a questo governo è terminare di ricoprire l'Italia col cemento, perchè secondo Berlusconi, da buon palazzinaro, l'economia si può salvare solo con l'edilizia! Ma l'edilizia potrebbe essere rilanciata restaurando, ristrutturando, riadattando ciò che è già stato costruito senza bisogno di continuare a sommergerci di cemento!
    P.S. Sono in ansia per il ballottaggio di domenica. Dopo un periodo di amara rassegnazione, Milano ha riacceso le mie speranze, spero di non avere la mazzata finale col recupero della Moratti...

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  2. apparentemente tutti vogliono il "cambiamento" ma pou metterlo in atto sembra sempre più difficile, quando poi si va al voto è difficile individuare la persona giusta per portare avanti un discorso nuovo

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  3. gentile signor Cucinotta,

    mi piacerebbe continuare a scambiare qualche idea con lei sui temi che le stanno e mi stanno a cuore. Io vivo in Spagna, e ho frequentato le manifestazione e l'occupazione delle piazze del movimento Democracia Real Ya. Condivido la sua considerazione relativa al ribellismo, agli stili di vita alternativi e al potere. Per quanto riguarda il movimento spagnolo bisogna tener conto del fatto che quella spagnola è una democrazia molto imperfetta. La magistratura è totalmente controllata dall'esecutivo, l'azione penale non è obbligatoria, qui a Murcia il Fiscal della regione (il capo dei giudici) in una relazione ha affermato pubblicamente che solo il dieci per cento dei reati di corruzione urbanistica verrá programmaticamente perseguito, come dire rubate dai! Rubate! Il parlamento non dibatte, i deputati sono nominati direttamente dai partiti e non hanno libertá di voto,i media sono totalmente controllati, l'antifascismo è illegale, i simboli antifascisti sono illegali, le condanne del franchismo sono considerate legittime dai tribunali, in occasione del centenario del poeta Miguel Hernandez la sua condanna è stata dichiarata legittima da un tribunale in seguito al ricorso della famiglia.
    genseki

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  4. In questo quadro la ribellione dei giovan spagnoli si spiega anche con il fatto che attraverso gli erasmus e la maggior facilitá a viaggiare spesso si sono rendono conto della farsa democratica in cui vivono. La Spagna puó essere un modello di democrazia solo per il cretinismo antiberlusconiano dell'estrema sinistra italiana. In questo quadro, la devastazione ambientale degli ultimi sedici anni ha dell'incredibile, paesaggi inter, habitat, foreste, lagune, paludi, sono stati coperti dalla piú spaventosa colata di cemento che si possa immaginare, autostrade a sei corsie, alta velocitá, decine di aeroporti in cui non atterra niente, porticcioli, cittá turistiche di migliaia dico migliaia di appartamenti. UNa tragedia praticamente irrimediabile perpetrata con il consenso di destra e sinistra. Per questo il piccolo movimento di questi giorni è il primo segno di dissenso e andrebbe incoraggiato, Certo ha quasi tutti i difetti che lei dice, meno quello del marxismo! In realtá in Spagna l marxismo non c'è mai stato, se non si vuol definire marxismo la brutale rozzezza di Ibarruri e Carrillo che non hanno mai nememno preteso per altro di sviluppare analisi su nulla. È triste vedereil ghetto in cui questi giovani si sono subito rinchiusi moltiplicando tutti i tatuaggi, gli orecchini, i cheguevara, i cani le chitarre etc tipic dell'alternativismo piú grossolano, condannandosi appunto all'siolamento da ipersignicazione. Loro hanno espresso il loro rifiuto usando gli ateggiamenti e i simboli codificati per esprimere il rifiuto. Come uscire da questo circolo vizioso, io credo che sia possibile attraverso lo studio, si devono proporre libri, seminari, incontri di approfondimento e non manifestazioni! E magari andarci vestiti con sobria eleganza. Invece di buttarsi nella strada con le trecce da regge.
    Per quanto riguarda il superamento del marxismo, Cosa vuole io alla mia etá mi sento un hegeliano marxista con un piede nella fossa! Resto convinto della forza conoscitiva del pensiero dialettico come metodo di analisi della storia e della societá. Su questo mi piacerebbe approfondire la discussione. Credo anche che non sia cosí utile buttare a mare tutto quello che il marxismo ha elaborato sullorganizzazione, soprattutto Lenin e Mao, perché lo si voglia o no hanno meso in atto le piú poderose forze organizzate di cambialento che la storia ricordi. Il fatto è che quando uno scrive Lenin e Mao subito gli dicono che è un fanatico commissario staliniano, quando sono gentili! Io ne faccio piuttosto una questione pratica, e aggiungo anche Lutero e Calvino e i gesuiti e Ironside di Cronwel, etc. La questione dell'organizzazione è centrale ma non puó essere costruita sul vuoto di prospettiva culturale. Le idee senza organizzazione sono morte, eppure le idee davvero forti creano l'organizzazione che le fa vivere e le trasforma in una energia che opera nella societá, dialettica.
    A presto, spero.
    genseki

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  5. Innanzitutto, la voglio assicurare che i suoi interventi mi sono molto graditi, e costituiscono per me uno stimolo per ulteriori approfondimenti.

    Nel merito, mi pare che concordiamo sull'esistenza di un conformismo soffocante che oggi direi colpisca più l'area di sinistra, lì dove magari non te l'aspetteresti. Ciò rende difficile, se non impossibile, il dialogo, ma, poichè sono anziano, mi posso permettere il lusso di essere sgradito ed impopolare: in altri termini, del consenso immediato non m'importa nulla. Poichè me lo posso permettere, sento come un dovere esprimere con la massima nettezza le mie opinioni, convinto che queste si comportino come l'acqua: apparentemente, non ha effetti meccanici sul substrato su cui scorre, ma è solo questione di tempo, e si scaverà la sua strada anche sulla roccia più dura.
    Credo che sia un dovere di tutti i vecchi di non fare sconti a chi viene dopo di loro, senza fare caso al consenso.

    Detto questo, la ringrazio per le notizie sulla situazione spagnola, su cui ignoro tutto, e che sono per me molto preziose. Io comunque, nel giudicare il movimento degli indignati, guardavo le cose da un punto di vista europeo: la mancanza di proposte adeguate non è un problema specifico spagnolo, ma lo è almeno per tutta l'Europa.

    La questione che ad ogni modo mi sta più a cuore resta quella dei temi teorici fondamentali.
    Ecco, credo che il punto più profondo di distanza tra noi sta a livello filosofico. Non solo non sono hegeliano, ma ritengo l'idealismo (perfino a partire dallo stesso Platone!) come una grave malattia dell'occidente.
    Hegel ha costruito il più formidabile sistema dogmatico che si sia mai concepito, in quanto, non limitandosi ad enunciare una specifica sistematica teoria, ha voluto relativizzare tutto lo sviluppo del pensiero (tranne, ovviamente, il proprio).
    Ciò che oggi, poggiandomi sulle spalle poderose di gente come Wittgenstein, ma non solo lui, rimprovero all'idealismo è di confondere il mondo simbolico del linguaggio con la realtà. A mio parere, non bisogna prendere troppo sul serio le parole. Sembra paradossale che discutendo, si possa voler limitare il dominio delle parole, ma io credo che ciò sia assolutamente necessario.
    Credo che il compito della filosofia sia fare domande piuttosto che fornire risposte, e ciò non deve sminuire il suo ruolo perchè la cosa più importante sta proprio nella formulazione delle domande.
    Credo che non possa esistere alcuna epistemologia, che sia vano cercare un fondamento, meno che mai nelle scienze sperimentali, assurte ormai a sacre scritture dei nostri tempi.
    Su questi aspetti ci sarebbe molto da discutere, come pure sullo stesso Marx, su cui ho una mia visione, ma su cui esito a confrontarmi perchè ho potuto più volte verificato quanto si tratti di un ambito di discussione "gommoso", visto che ognuno si è costruito il suo personale Marx: meglio discutere in positivo, senza necessariamente riferirsi a una pretesa ortodossia da garantire.
    Sulla questione organizzativa, sono sempre più convinto che la strada tracciata da Lenin sia nella sostanza corretta: creazione di un'avanguardia coesa e consapevole, in grado di esercitare la propria egemonia nella società, per dirla telegraficamente (su questo, mi sono espresso anche su questo stesso blog).
    Infine, sono per un'economia pianificata in cui sia tuttavia possibile l'iniziativa privata, anche qui detto telegraficamente.

    Come vede, in omaggio a quello che sostenevo all'inzio, non esito ad usare parole ormai desuete e impopolari, quali avanguardia e pianificazione, anche se avrei potuto addolcire la pillola: il punto è che non voglio proprio addolcirla.
    A sentirla presto :)

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