domenica 29 maggio 2011

LA NECESSITA' DEL PROTEZIONISMO OGGI

Viviamo in un mondo globalizzato. Ma concretamente, cosa intendiamo con questa espressione?
Intendiamo semplicemente che il mercato delle merci come quello dei titoli è un unico mercato, questa è la globalizzazione, nulla di meno, nulla di più.
E' vero, anche l'informazione è globalizzata, il che implica anche una concomitante omogeinizzazione culturale. A me pare tuttavia che tale globalizzazione culturale sia esclusivamente funzione della prima, che in fondo a chi detiene i grandi mezzi di comunicazione non importi specificamente che si diffonda una cultura magari costruita a tavolino.
Non dico che non sia vantaggioso per i grandi capitalisti che popoli differenti siano tutti succubi di una mentalità del libero scambio, dico piuttosto che questo è un processo automatico, che bastano i piccoli interessi nazionali per ottenere questo effetto, e del resto nessuno, neanche l'uomo più potente del mondo è immune da questo clima culturale. Al contrario dei marxisti, sono invece convinto che la cosa più importante sia ciò che gli uomini hanno nella propria testa, e tutto il resto segue, voglio solo dire che i potenti della terra sono uomini anche loro, e quindi inevitabilmente vittime della loro stessa cultura.
Se quindi questa è la globalizzazione, mi pare che ci siano ragioni a sufficienza per opporvisi. Il mercato unico, infatti, pone le economie nazionali di fronte alle sfide della concorrenza più spietata, e impedisce a specifiche nazioni di opporsi alla diffusione degli oggetti più impensati ed inutili, alla valutazione delle politiche sulla esclusiva base quantitativa del PIL.
Mi pare insomma che, una volta accettato il mercato unico, si decreti automaticamente la fine della politica perchè l'atto politico fondamentale si è già compiuto, e il resto seguirà inevitabilmente.
Così, solo recentemente, sono pervenuto alla conclusione che sia necessario per ogni nazione, proprio alla scopo di difendere la propria sovranità, ergere delle barriere doganali, rifiutare questo mercato unico e la sua logica totalizzante.
Forse qualcuno mi taccierà di nazionalismo, ma il punto è un altro. Io dico, definiamo un livello di espressione delle decisioni, qualunque esso sia. Finora, il mondo è stato organizzato in nazioni: vogliamo fare una scelta differente? Facciamola, ma certo è inaccettabile che le decisioni vengano asunte al di fuori di qualunque contesto istituzionale.
Un'obiezione seria potrebbe essere collegata a come un popolo possa decidere di isolarsi, del pericolo che per questa via si voglia preservare un privilegio escludendone altri uomini.
Ecco, dirò subito che le barriere dovrebbero riguardare le merci non le persone.
Invero, uscire dal mercato unico mondiale, non può che tradursi in una ridotta disponibilità di merci (accompagnata da una concomitante disponibilità di lavoro), in una riduzione quindi della ricchezza come viene convenzionalmente misurata. Ebbene, se ci sono persone che ambiscono vivere secondo una tale prospettiva, non vedo perchè le dovrebbe essere impedito.

8 commenti:

  1. la globalizzazione altro non è che lo spostamento di flussi finanziari - si badi: flussi finanziari, non capitali - senza dogane, controlli;

    la globalizzazione è l'ecosistema delle banche;

    Cartabaggiana
    http://estatesammartino.splinder.com/

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  2. Dipende da quale nazione decide di uscire dal mercato globale. Se lo facessero ad esempio gli Usa, potrebbero (forse) bastare a se stessi, in quanto hanno materie prime ed energetiche per poterlo fare (in realtà non potrebbero nemmeno loro, a meno di un drastico ridimensionamento dei consumi). Un paesucolo come il nostro durerebbe tre giorni senza dover importare energia, un giorno senza poter esportare merci, mezz'ora se gli si chiede di rinunciare a una presunta potenziale ricchezza e due minuti se gli togli aria condizionata e telefonini.
    Parlando seriamente, la cosa è già andata troppo oltre. Nessuna nazione è in grado di fare da sola, e la nostra men che meno senza l'apporto di capitali stranieri. Io non credo che il capitalismo sia riformabile, e la globalizzazione è solo la sua naturale evoluzione, fino alla sua futura altrettanto naturale implosione.
    Dopo si farà altro, ma per necessità.

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  3. @Cartabaggiana
    Ecosistema delle banche? Interessante espressione :)

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  4. @Rouge
    Ma difatti, chi ha parlato di riformare il capitalismo? Questo non sarebbe più capitalismo, si tratterebbe di uno stato ad economia pianificata.
    E' chiaro che l'Italia ha un bisogno primario di importare materie prime, come di risorse energetiche, ma protezionismo non significa niente scambi, significa importazioni fiscalmente svantaggiate.
    Il punto è che, se non riusciamo a costruire un mondo sostenibile (che cioè consuma risorse riproducibili e nella misura corrispondente alla loro velocità di riproduzione), presto creeremo un mondo invivibile (almeno per l'uomo, non so per le zanzare...).
    Non sono un indovino, e non so se sarà possibile arrivarci in tempo, perchè i tempi sono brevi, ma non posso che dire che sarebbe l'unica cosa che sarebbe saggio fare perchè l'umanità sopravviva.
    Vedo però che tanti marxisti pensano che il capitalismo finirà da solo, e a questo lavorano, non rendondosi conto che le risorse finiranno ben prima del capitalismo.

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  5. da marxista confermo che il capitalismo non imploderà da solo, ha già dato diverse prove di rigenerarsi mutato dopo profonde crisi

    un pò troppi "per sentito dire" sul pensiero marxiano, ma avete ragione su alcuni veri e propri orrori storici sia già insiti nel pensiero di Marx e sull'agire storico del movimento marxista

    daccordo sul protezionismo che si potrebbe fare con accordi di cooperazione in aree omogenee e in continuità territoriale fra stati sovrani indipendenti. Grande protezionismo, non piccolo protezionismo. Volesse formarsi così il primo concreto nucleo di una vera Europa?

    Da

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  6. Vincenzo, non vedo l'ora di leggere un tuo commento sulla strabiliante vittoria a Milano, Napoli, Cagliari, Trieste, ARCORE!!!! E' una gioia immensa vedere finalmente gli Italiani reagire al berlusconismo!

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  7. @Da
    Su Marx, mi tengo fuori, perchè tra marxiani e marxisti, tra engelsiani, althusseriani ed hegeliani puri si perde il bandolo della matassa, e ogni discussione politica si trasforma in esegesi di sacri testi.
    Ammetto tuttavia la mia colpa nell'avere io fatto riferimento a Marx, starò più attento ad evitarlo. as
    Sul fatto poi che l'Europa diventi protagonista di quello che definisci come grande protezionismo, per me sarebbe un sogno, ma appunto come sogno mi pare che ci siamo abbastanza lontani come realtà effettuale.
    Temo che l'esperimento dovrà essere affrontato in un ambito ben più limitato, e costituire poi centro di aggregazione, luogo di attrazione.
    Il punto è che l'umanità oggi si trova come un vecchio che deve programmare cambiamenti nella sua vita, e pure è consapevole che si deve affrettare perchè le sue risorse temporali sono limitate.

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  8. @Ornella
    Presto mi metto al lavoro, ma temo che ti deluderò con la mia carenza di entusiasmo :)

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