mercoledì 18 maggio 2011

ANALISI DEL VOTO. SECONDA PARTE

Vediamo adesso i risultati dal punto di vista del centrosinistra.
Non mi occuperò del Movimento 5 stelle che, per sua stessa ammissione si tiene fuori dai due schieramenti opposti, e di cui basta dire che ha conseguito un grande successo, soprattutto nei centri più grandi. Evidentemente, puntano a svolgere un ruolo di testimonianza e denuncia di cui possiamo essere loro grati.
Partiamo dunque dalla Federazione della sinistra, che, pur non conseguendo certo un grande risultato, ha comunque dimostrato di esistere, di non essere inevitabilmente condannata a una più o meno lenta estinzione. Questo è un dato di una certa rilevanza riguardo a possibili distinte ipotesi di aggregazioni in occasione delle prossime elezioni politiche, soprattutto se dovessero tenersi presto, il che non è da escludere.
Il dato di SEL non appare entusiasmante. Ciò che si osserva è la fragilità di questa formazione politica, in grado sì di sostenere con successo candidature di valore, ma che non riesce ad attrarre un numero adeguato di consensi come formazione politica vera e propria: si potrebbe dire un risultato con luce ed ombre.
L'IDV consegue un risultato di grande successo a Napoli, imponendo il proprio candidato che riesce a sorpassare il candidato PD, appopggiato anche da SEL, ma complessivamente arretra significativamente rispetto a precedenti consultazioni.
E' anche opportuno aggiungere che è una caratteristica nota che le formazioni minori tendano a soffrire nelle consultazioni amministrative, e che quindi è ragionevole credere che in elezioni nazionali queste conseguirebbero un risultato migliore.
Ed andiamo adesso al PD, la cui dirigenza non finisce mai di sorprendermi. Dunque, la dichiarazione a caldo di Bersani è da lasciare di stucco, il PD si considera il vero vincitore perchè, udite udite, il centrosinistra avanza e quindi, visto che il PD ne è il pezzo più grosso, il motore dice lui, è il PD il vero vincitore.
Naturalmente, si tratta di una frase priva di senso compiuto, ma serve per coprire un risultato per nulla esaltante. Il PD a livello nazionale si attesta su un 27-28%, e questo valore corrisponde a un arresto della decrescita, non a una ripresa. Anche analizzando le singole realtà, il bilancio non può considerarsi esaltante. Se prescindiamo dal risultato di Torino che sembrerebbe costituire un'eccezione anche questa da analizzare con attenzione, a Milano il risultato sicuramente positivo è stato ottenuto con un candidato imposto dal voto delle primarie, che riesce anche ad ottenere, oltre che una percentuale notevole di voti sulla propria personale lista, più voti percentuali rispetto alal somma dei consensi alle singole liste che lo appoggiavano.
Lupi, nella conferenza stampa di ieri, ha penosamente vaneggiato su questo argomento, affermando che, visto che il totale dei voti ai candidati è differente del totale dei voti alle liste, non sarebbe possibile confrontarli: sarebbe ovviamente errato confrontarli in valore assoluto, ma non v'è alcuna ragione per non considerare significativo un confronto tra percentuali, che appunto prescindono dal totale (sono calcolate proprio a questo scopo).
Anche a Bologna, il risultato personale di Merola non è certo gratificante, avendo raccolto una percentuale di voti molto più bassa della somma dei consensi alle relative liste di sostegno, ancora una volta mostrando come il PD non riesca ad esprimere candidature forti e convincenti.
La vera debalce il PD però la subisce a Napoli, dove vede il proprio candidato surclassato da De Magistris, mentre il consenso alla propria lista crolla.
Come andrà a finire? Credo che oggi più che mai il terzo polo, a meno di scegliere di suicidarsi, non possa accettare di presentarsi con il centrosinistra. A questo puynto, non resta al PD che imboccare decisamente la strada dell'alleanza a sinistra. Ho la vaga impressione, dai toni particolarmente cauti usati da Vendola in questi ultimi giorni, che le candidature a premier in caso di elezioni politiche siano già state concordate, e che Vendola abbia infine accettato di lasciare via libera a Bersani, sicuramente in cambio di un ruolo di primissimo piano poer Vendola stesso.
Se questo accordo ci fosse, significherebbe nella sostanza l'ingresso di Vendola nel PD, e non so se ciò rafforzerebbe quel partito o porterebbe al contrario ad una sua implosione.
Rimango dell'opinione già espressa in precedenti occasioni che il PD sia costretto a sparire, e che sarebbe un gran bene per l'Italia se ciò avvenisse al più presto. Che sparisca il PD non significa ovviamente che spariscano gli elettori PD, ma esi si dividerebbero tra un centro moderato e una sinistra che non si vergogni di chiamarsi tale.
Infine, sarebbe utile considerare come la crisi del PDL renda anch'essa più debole il PD, almeno nel senso del significato della sua esistenza. Berlusconi è il vero artefice del bipolarismo all'italiana: se sparisce lui, sparisce ogni forma di bipolarismo, perchè non sivede a tuttoggi con che altro bipolarismo sostituirlo.
Questo è comunque un discorso futuribile, ad oggi siamo ancora in attesa dei risultati dei ballottaggi: fino ad allora, state certi che nessuno scoprirà le proprie carte.

7 commenti:

  1. Carissimo, ho letto le tue analisi e mi trovi d'accordo , solo che io sono più ottimista nell'effetto trainante del centrosinistra tutto con capi in testa IDV E SEL che mi pare evidente. I PD è drogato di se stesso e basta e prima o poi sarà evidente l'overdose
    Secondo me la gente si sta scocciando di mezzi e mezzucci della politica "berlusconiana" e l'aggressività sciossinista dei leghisti ( piccolo appunto: i leghissti sono sciossionisti anche a livello governativo secondo me) e il voto lo ha dimostrato.
    Sono curiosa dei ballottaggi, lì si vede il sangue vero.
    Sempre splendide le tue pagine di politica e poi, ammazza, così precise! grazie.
    Un caro saluto

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  2. Io per il momento mi limito ad incrociare le dita, sperando che da Milano inizi finalmente la fine del berlusconismo! Per quanto riguarda Napoli sono pronta a scommettere che vincerà De Magistris! Non meravigliarti che il PD abbia perso, dopo anni di malgoverno in mano a Bassolino non poteva che andar così! Molti napoletani, questa volta, più che il partito, hanno voluto scegliere la persona e per loro De Magistris rappresenta l'ultima speranza che a Napoli qualcosa possa cambiare. Se hai notato, a tal proposito, lo stesso De Magistris si sta smarcando dal suo partito affermando di non essere il candidato di Di Pietro ma del popolo. I napoletani hanno davvero bisogno di qualcuno che finalmente si interessi fattivamente delle loro problematiche e non di fare affari loschi con la camorra. Questa splendida città merita di risollevarsi dall'indecenza in cui è precipitata, dalla mortificazione che è costretta a vivere quotidianamente. Pur non essendo io napoletana, amo moltissimo Napoli e la sua gente, e la loro grande umanità, simpatia, capacità d'essere autoironici ( nessuno sa mettere in evidenza i "difetti" dei napoletani meglio di un napoletano) fa sì che io scenda sempre in loro difesa. Mi sono lasciata un po' prendere la mano, perdonami...:-D

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  3. @Luce
    Grazia a te e alle tue graditissime visite :)
    Secondo me, nei ballottagi la frana a destra si amplierà, perchè Berlusconi e Bossi si nutrono del loro successo, e il consenso crollerà se a livello di grande opinione essi appariranno come degli sfigati.
    Inoltre, essi dimostrano di non sapere sostituire con altro la politica che hanno fatto, anche a livello di stile, un aspetto simbolico estremamente importante.

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  4. @Ornella
    A napoli, in realtà nel suo hinterland, c'ho vissuto per tre anni, e anch'io ho potuto constatare quanto quel popolo sia unico, sia davvero speciale. E poi, le napoletane sono bellissime :)
    Tornando al tema, su De Magistris conservo qualche riserva. Spero tanto che riesca a prevalere, e così mostrare finalmente se è l'uomo che tante speranze aveva suscitato al momento della sua presentazione alle europee. La prova per lui sarà particolarmente impegnativa, perchè Napoli ha davvero una situazione disastrosa.

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  5. Anche le sarde non sono male! :)))

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  6. Ho aspettato la continuazione per commentare. Come sempre lucida la disamina, trovo un passo molto intrigante: "...il PD sia costretto a sparire, e che sarebbe un gran bene per l'Italia se ciò avvenisse al più presto. Che sparisca il PD non significa ovviamente che spariscano gli elettori PD, ma essi si dividerebbero tra un centro moderato e una sinistra che non si vergogni di chiamarsi tale". Il problema grosso è: quale strada dovrebbe percorre il "centro moderato" per catturare i transfughi dal PD? L'attuale centro moderato (il Terzo Polo?) ha già diverse anime al proprio interno: una radicalmente confessionale (leggi "cattolica") come l'UDC e un'altra un po' più laicista (API e FLI), con qualche sana iniezione di sangue del migliore spirito radicale (Della Vedova, tanto per fare un nome, in FLI).
    Se questa prospettiva politica (moderati del PD e terzopolisti) si riunissero intorno ad un tavolo e decidessero - una volta per tutte - di concordare insieme la strada politica (affari interni ed esteri, economia e finanze, scuola, sanità, lavoro...) da percorrere per uscire dal guado, escludendo dal loro "manifesto" quei problemi che ineriscono la sfera più profonda della coscienza e del personale sentire, lasciando ampia libertà di scelta in questi casi, allora credo che qualcosa di buono potrebbe venir fuori.
    Mi domando, Vincenzo, riusciranno i nostri eroi...? Me lo auguro, ma non ne sono tanto convinta: è una soluzione TROPPO FACILE per chi è abituato ai vari U.C.A.S.* sparsi sul territorio.

    *U.C.A.S. lo diceva mio padre: è l'acronimo per Uffico Complicazioni Affari Semplici...

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  7. @BC
    Scettico sono anch'io, ma per motivi un po' differenti dai tuoi.
    Secondo me, se usciamo dal campo visivo amplificatissimo del microscopio politico, risulta abbastanza evidente che le differenze nell'intero arco parlamentare sono obiettivamente piccole, e certamente minime se ci limitiamo al centro dello schieramento.
    La enorme litigiosità paradossalmente non deriva dalle differenze nelle posizionio politiche, ma piuttosto nella loro somiglianza, che costringe i vari gruppi portatori di interessi e non opinioni conflittuali, a lottare per il conseguimento del potere e di tutto ciò che questo implica.
    Sarebbe un bel passo in avanti se avessimo meno partiti che si distinguessero tra loro sulla base delle politiche e degli ideali (sic !) che portano avanti.

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