martedì 28 settembre 2010

ANCORA SUGLI USA

Tanto per concludere una specie di triade dedicata agli USA, posto anche oggi su questo grande paese, e lo faccio parlando stavolta di una sorta di sensazione a pelle, ricavata da un recentissimo viaggio negli USA.

Vi dico subito che l’impressione che ne ho ricavato è tutt’altro che positiva. Se dovessi riassumere il mio giudizio in un’unica parola direi che la città che ho visitato è brutta. Ci sono diversi fattori che concorrono a dare questa sensazione: riassumendo direi che mi è apparsa brutta per un senso di sciatteria evidente. Dai negozi alle persone, la sciatteria domina. I negozi sono disadorni, senza nessuna pretesa o tentativo di dar di sé un’impressione estetica gradevole. Anche la filosofia USA che riduce al minimo la manutenzione contribuisce a fare apparire brutti gli edifici che non siano stati appena costruiti. La cosa che forse colpisce di più sono però le persone, per la gran parte obese, vestite male, non perché i capi d’abbigliamento siano modesti o troppo usati, ma per l’evidente assenza di qualsiasi sforzo di accordo tra loro, perfino senza nessuno sforzo di indossarli appropriatamente: non posso dimenticare quella ragazza che indossava una T-shirt messa storta, a coprire fino al collo una spalla e a lasciare del tutto scoperta l’altra.

L’altra cosa che mi ha colpito è l’uso invalso della doppia dicitura, accanto all’inglese, ci sta ormai costantemente lo spagnolo. Cito quest’aspetto perché mi pare molto importante dal punto di vista simbolico, la nazione che ha sempre preteso di parlare la propria lingua perfino fuori dai confini nazionali, che ha sempre imposto agli immigrati l’apprendimento dell’inglese, alla fine sventola la bandiera bianca, si arrende a una massa di immigrati evidentemente imponente, che non ha alcuna intenzione di essere rapidamente assimilata, così che si deve infine ammettere che negli USA si parlano almeno due lingue differenti.

Ne viene fuori a mio parere una conferma di ciò che dicevo negli altri due poster sugli USA, una nazione in profonda crisi, che ha perso, potremmo dire, la sua spinta propulsiva: Due anni di crisi economica hanno finito di mettere alle spalle la tradizionale prassi spendaccioni degli americani, che stanno finendo per comportarsi come le formichine italiane, attenti ormai a mettere da parte qualcosa per tempi peggiori, che evidentemente si ritengono probabili e forse anche prossimi. Se vi aggiungiamo l’atteggiamento così discriminatorio verso il debole, il povero, il disabile, con l’episodio terribile dell’esecuzione di Teresa Lewis, il quadro di una nazione in declino viene a completarsi.

Naturalmente, gli USA rimangono la potenza di gran lunga più forte del globo, sia come ricchezza, che dal punto di vista militare. Bisogna però cogliere questi aspetti di dettaglio che ci parlano di processi in corso, forse di primi sintomi. Se infine questa ricchezza, questa potenza, non è in grado di garantire una vita gradevole, se non è in grado di vincere l’accattonaggio, la povertà degli ultimi anche in presenza di ricchezze enormi, a cosa serve, non c’è qualcosa di intrinsecamente sbagliato in tutto questo?

4 commenti:

  1. Beh, questa impressione me l'ero fatta anch'io pur non essendo andata negli U.S.A., anche perchè quando ho l'occassione di incontrare americani di nascita, ma di origini italiane che vengono a trovarci, affermano che la vera America sta qui da noi, nel senso che il nostro tenore di vita è decisamente migliore di quello di tantissimi di loro. Insomma, è il sogno americano che svanisce, o forse è già svanito da un pezzo, proprio come quello del socialismo reale negli ex paesi comunisti.

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  2. la pena di morte getta sugli usa macchie indelebili e ombre gigantesche di vergogna.
    mah!

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  3. @Ornella
    Io credo anche che nella fase storica attuale, ci siano elementi che possano accelerare il processo di declino USA.

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  4. @MR
    La tipologia della condannata è quella che rende quasi impossibile difendere il sistema giudiziario USA.

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