E dunque sembrerebbe che a baffino questo giro stia andando bene. Due nemici egli ha, Veltroni e Vendola, e mi pare che stia vincendo ai punti, com’è nel suo costume. Ha messo alla segreteria il fedele Bersani, ha favorito la presidenza della Bindi, nota avversaria storica del Walter, ha perfino saldato il quadro delle alleanze includendo Franceschini, con ciò determinando automaticamente la frattura del gruppo all’opposizione alla segreteria.
Insomma, il Walter è stato costretto a venire allo scoperto, dandosi così in pasto a una base di bocca buona, pronta a scaricare su Walter tutte le colpe dell’attuale situazione politica, che urla contro un sistema maggioritario che nella realtà non v’è mai stato. Ora, non è che io voglia difendere Veltroni, figuriamoci, ma il sistema che abbiamo è farina del sacco di D’Alema, mica di Veltroni, è un sistema che mirabilmente unisce tutti i difetti contemporaneamente del maggioritario e del proporzionale. Io dico che prima di sparlare del maggioritario, avremmo almeno dovuto provarlo no? La cosa paradossale è che si scambi l’attuale sistema misto per un sistema maggioritario: Vorrei vedrli Bossi e Berlusconi a competere seggio uninominale per seggio uninominale al nord, pensa come sarebbero soddisfatti!
Tornando al PD, D’Alema, costringendo Veltroni a porsi al centro del dibattito politico, è abilmente riuscito a sviare tutti i dissensi e le antipatie che pure non glimancano all’interno di questa area di elettorato sul suo eterno rivale, ed ora col fido Bersani vedono di normalizzare l’anomalia Vendola.
Il punto fondamentale sta nello stabilire non se fare le primarie, ma come farle, in che fase. A loro basta depotenziarle, e per questo scopo bisogna che esse vengano come anello finale di un processo di costruzione del quadro elettorale della sinistra. Mi pare che all’intenro del PD sia ormai prevalsa, temo definitivamente, l’ipotesi di elaborare un proprio programma, su questa base definire il quadro delle alleanze, e infine, una volta blindati programma da una parte, e coalizione dall’altra, scegliere mediante le primarie il leader diventa un’operazione secondaria. Non solo, se sono così abili a costruire un programma abbastanza sbilanciato a destra, esso rischia di essere indigeribile perfino per un politico abbastanza malleabile e, direi, ermetico, come Vendola: a questo punto, sarebbe lui stesso a doversi tirare indietro, lasciando il PD, come sempre, a difendere il proprio ceto politico alla faccia dei bisogni e delle opinioni dei suoi elettori.
Dico insomma che questo ruolino di marcia costituisce inevitabilmente la scelta politica fondamentale, perché colloca le primarie su un terreno di decisioni già assunte, sull’impossibilità per chi vota alle primarie di esprimere un’alternativa politica: ancora una volta, abbiamo il monopolio della politica nelle mani nient’affatto raccomandabili delle varie segreterie. Temo che perfino il buon Di Pietro ci stia a una procedura di questo tipo, perché per lui è vitale togliersi dalle scatole Vendola, l’unico che possa mettere in pericolo il suo ruolo di uomo più alternativo a Berlusconi.
Non so come andranno a finire le cose, ma certo consono messe bene, le solite consorterie operano più che mai nell’ombra, rivendicando sfacciatamente ancora una volta l’iniziativa politica. Non sono un osannatore delle primarie, ma oggi, quale mezzo alternativo cìè per mettere in crisi i gruppi dirigenti, inetti ed autoreferenziali, della sinistra?
Purtroppo, ancora una volta devo osservare che le capacità critiche di chi si considera di sinistra sono modeste, essendo facile preda dei giochetti che i soliti noti ci propinano senza remore e senza sentire il bisogno di pensionarsi.
insisto più invecchiano
RispondiEliminapiù peggiorano
parafrasando Reitano... non li reggo più!!!
RispondiEliminamirco