martedì 29 giugno 2010

IL G8/G20 E LO STATO DELLA DEMOCRAZIA MONDIALE

E’ davvero sorprendente leggere i commenti che la stampa internazionale ha dedicato all’esito dell’ennesimo G8/G20, tenutosi recentemente in Canada. Senza andare tanto lontano, i nostri giornali si sono affrettati a scrivere sulla mancanza di decisioni davvero unanimi, su una risoluzione comune che viceversa nasconderebbe un dissenso di fondo tra le due opposte sponde dell’Atlantico. Da una parte quindi, secondo questi abili commentatori, ci starebbero gli USA, che spingerebbero per sostenere la ripresa produttiva, dall’altra i paesi europei, Germania in testa, a dare la priorità al risanamento dei bilanci pubblici. Mi chiedo davvero se essi stessi credano a questa storiella che vanno raccontando. La domanda che pongo è facile facile: dove sta la differenza? Dopo la sciagurata scelta di accollare ai bilanci statali il peso delle perdite delle istituzioni bancarie, la strada per uscire dalla crisi è diventata sempre più impervia, visto che la diminuzione delle attività produttive riduce le entrate fiscali, così appesantendo i bilanci statali. Se si vuole mantenere un disavanzo uguale, bisogna conseguentemente ridurre le uscite, il che alla fine si traduce in meno liquidità circolante, e un avvitarsi della decrescita. Allora, ripeto, dove sta la differenza? A me pare che stiano dicendo tutti le stesse cose, del tipo tentiamo di non deprimere l’attività economica, nel contempo senza intossicare ulteriormente i conti pubblici. La misura di tutto ciò non è definibile una volta per tutte, e soprattutto per tutti quanti. La verità pura e semplice è che questo difficile equilibrio, o meglio equilibrismo, nessuno sa davvero come attuarlo.

Non tirate però conclusioni affrettate, non è che essi, questi capi di stato di stati potenti non potessero decidere davvero qualcosa di utile, è che non l’hanno fatto. Essi avrebbero sensatamente dovuto fare un’operazione che a me, e non credo di essere il solo, appare ovvia e doverosa: riaffermare la propria autorità. Avrebbero essi dovuto dichiarare che gli stati devono essere sovrani, tutti gli stati, e che per parte loro, essi avrebbero preso iniziative adeguate a chiarire chi comanda. Questo messaggio sarebbe dovuto giungere forte e chiaro al mondo finanziario, avrebbe dovuto chiarire che il gioco di attaccare i singoli stati ad uno ad uno non sarebbe stato tollerato, che essi cioè erano pronti ad assumere le decisioni anche più drastiche, tipo la stessa chiusura dei mercati, se si fossero manifestati episodi di speculazione particolarmente gravi per gli equilibri finanziari globali. La vera alternativa insomma era tra dare il comando a istituzioni finanziarie private o riconfermare l’autorità degli stati. Col loro inutile balbettio, hanno lasciato ancora una volta che speculatori privati di ogni tipo e di ogni nazionalità riprendano la loro attività di attacco sistematico, senza alcun timore reverenziale, alle prede più facili, inibendo così ogni possibile iniziativa delle nazioni che possa effettivamente portare fuori dalla crisi.

Ormai, è più che è evidente che la politica economica è completamente sfuggita di mano agli stati, che ci sono cupole affaristico-mafiose che hanno preso il sopravvento davanti a una classe politica mondiale imbelle, anzi francamente inetta, e che non solo non v’è alcuna prospettiva realistica di uscire dalla crisi, ma che forse dovremmo rassegnarci a farci comandare da un Marchionne qualsiasi, e probabilmente da qualche grossa organizzazione criminale internazionale. Questo significa insomma che la democrazia è ormai un affare del passato, e che siamo già in una società che devo ancora decidere se chiamare post-democratica, o ademocratica.

7 commenti:

  1. E allora dillo che anche tu, al pari della stragrande maggioranza della stampa italiana, vuoi fare della disinformazione, come sostiene il nostro premier, negando che il G8/G20 è andato benissimo! :-D anche se ogni volta che apre bocca Berlusconi ci sarebbe da :-(( A proposito hai sentito che lui si ritiene uguale a Lula? ( scusa la digressione)

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  2. A-democratica direi. Trovo questo termine straordinariamente efficace. Hai ragione su tutto. Non ho altro da aggiungere. Oramai gli Stati sono in mano alle Banche e cmq forse, ad alcuni di questi signori comprati dalla finanza mondiale, la cosa non dispiace affatto e tutto sommato dei problemi mondiali, loro ricchi e tranquilli, non se ne curano più di tanto se non giusto a parole.

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  3. Anch'io punterei sul definirla ademocratica, in attesa di vedere in quale altro peggior cambiamento ( e ci sarà) evolverà

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  4. @Ornella
    Ti confesso che mi sono stufato di seguire tutte le buffonate che dice, e questa di Lula me l'ero persa.

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  5. @Daniele
    Gli stati praticamente si sono arresi alle lobbies internazionali, e così pure, questo volevo anche sottolineare, la stampa, visto che commenta in maniera così fuorviante.

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  6. @Angelo azzurro
    Certo che non sei meno pessimista di me... :)

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  7. Stiamo assistendo alla crisi definitiva del capitalismo. Il sistema non reggerà. A me è impossibile fare previsioni di quanto durerà l'agonia, magarri ci vorranno 10 o 20 o più anni, ma la parola fine è stata già scritta. Che verrà dopo? Cosa succederà durante l'agonia? Non lo so e l'incapacità generale di previsioni mi angoscia.

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