venerdì 11 giugno 2010

I LOF E L'ECONOMIA (1)

In questo post, mi voglio occupare dei LOF, acronimo di “liberi occidentali farneticanti”, che si esprimono ormai senza remora alcuna per tutto il mondo occidentale. Ne abbaiamo esemplari da Lisbona fino ad arrivare ad Helsinki, mentre pare siano una schiera numerosissima in Nord America.

Dunque i fatti li sappiamo. Nel recente passato, operatori finanziari soprattutto d’oltreoceano, hanno deciso di eseguire operazioni di intermediazione con tutta evidenza folli. Qualsiasi operazione finanziaria richiede che essa sia soddisfacente per chi contrae il debito e per chi concede il credito. Se io ho una certa dose di liquidità che non penso di utilizzare per un po’ di tempo, posso concederla sul mercato, che la dirotterà verso chi ha esigenze opposte, esigenze di spese immediate a fronte di una liquidità insufficiente: il vantaggio è di entrambi i soggetti, e lo è in maniera trasparente.

L’intermediario però percepisce il suo compenso in percentuale dell’ammontare dell’operazione, indipendentemente dai risultati che ne conseguiranno per i contraenti. Cosa hanno quindi pensato di fare questi furfanti? Hanno contattato le persone più improbabili, tipo recenti immigrati dal Messico che, come tutti, sognavano di avere le proprie quattro mura di proprietà. Gli hanno quindi detto che dovevano pagare un anticipo piccolissimo, mentre per la restituzione del debito hanno sviluppato una funzione matematica criminale. Nella versione più estrema, questa funzione elaborava addirittura interessi negativi, così che il contraente del mutuo riceveva il primo e forse anche il secondo anno soldi, invece di doverne pagare. E’ ovvio che per giungere infine alla restituzione, questa funzione deve prevedere un incremento dei tassi spaventosamente elevato. Insomma, era pressoché inevitabile che il mutuatario non avrebbe potuto ad un certo punto più pagare le rate, perdendo la casa e i soldi fino lì anticipati. Ma un debito non onorato è una iattura anche per chi da’ a credito. Ci si può chiedere chi fosse questo pazzo pronto a prestare il proprio denaro a queste condizioni. Questa domanda non ha risposta, l’unica plausibile potrebbe essere il mercato. Il fatto è che questi operatori rendevano immediatamente irriconoscibili questi titoli di credito, tramite il famoso meccanismo dei prodotti derivati. Insomma, facevano delle macedonie, un po’ di titoli infetti, un po’ di titoli normali, ed ecco un primo effetto diluizione. Ma la cosa non si fermava qua, perché questo titolo derivato diventava ingrediente di un altro, e così via, fino ad appestare tutto il mercato creditizio.

Diluire un effetto non significa però eliminarlo, e questo è fin troppo ovvio. Per gli operatori criminali però, l’unica preoccupazione era quella di liberarsi loro di questa spazzatura. Insomma, sarebbe come se a casa mia prendo la pattumiera piena e la svuoto dalla finestra. Del resto, non è ciò che vediamo da tanti SUV, bianchi fazzolettini che prendono il volo da finestrini aperti senza preoccupazione alcuna?

Nel 2008 infine, il volume di questi titoli divenne tale che anche le più grosse istituzioni finanziarie si trovarono a non poter più pagare questi titoli, esse erano cioè tecnicamente fallite. Il mercato, quello stesso che aveva giustificato operazioni così rischiose, quello stesso tanto evocato in questi giorni da tanti LOF, aveva determinato il loro fallimento. Che strano però, a quel punto arrivò una manina provvidenziale, il tanto vituperato stato, a mettergli a disposizione nuove linee di credito proprio allo scopo specifico di salvarle dal fallimento. Il fallimento dell’intero sistema finanziario mondiale sarebbe stata l’ipotesi alternativa, e nessuno a quel tempo se la sentì di permetterlo. Per ciò che conta, la mia personale opinione è che ciò andava fatto, qualunque fossero state le conseguenze di un tale gesto. Trovare modalità tecniche per salvare certi tipi di risparmio si sarebbe potuto, ma ci voleva un coraggio che vedo essere la vera risorsa carente dei nostri tempi.

Che una tale drastica scelta fosse l’unica appropriata lo mostrano i nostri giorni con ciò che osserviamo come effetti delle misure di sostegno al sistema finanziario lanciato due anni fa. La prima è la ritrovata tracotanza del sistema finanziario, che non disdegna di lanciarsi come una iena su una qualsiasi istituzione pubblica, magari quella stessa da cui è stato salvato. Insomma, salvandole, abbiamo accettato di stare sotto ricatto, e quindi il cosiddetto salvataggio diventa di fatto una rata di un riscatto che non finiremo di pagare mai: se non siamo stati pronti a fare fallire le banche nel 2008, esse sanno bene che ciò non avverrà mai più, che esse insomma godono di una forma di impunità (CONT).

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