Vorrei qui riferirmi all’articolo di Giovanni Sartori, apparso ieri sul Corriere. Ebbene, se uno degli esponenti di punta del pensiero filosofico-politico liberale mondiale scrive un articolo come questo, qualche problemino le teorie liberali ce l’avranno. Il Prof. Sartori esprime alcuni concetti in maniera inequivocabile, e li vorrei qui sottolineare.
- Egli dice: “quando si discute di trasformazioni della natura umana … allora il fattore decisivo è la tecnologia”. Bene, non sono quindi il solo a sostenere la neutralità della tecnologia. I mezzi tecnologici, proprio in virtù della loro stessa natura di oggetti fatti in un certo specifico modo e non in un altro, non sono mai neutrali, ma piuttosto il loro uso, ma dovrei dire la loro stessa disponibilità, ci influenzano pesantemente. La domanda successiva potrebbe essere se ciò non dovrebbe suggerire una disciplina nella ricerca tecnologica, quanto meno per quanto attiene gli aspetti palesemente applicativi: chissà cosa ne pensa il liberale Sartori…
- In particolare, Sartori punta il dito contro la televisione, che stimolerebbe il passaggio all’ ”homo videns”, un uomo che finisce per potere pensare solo ciò che vede, avendo completamente eliminato ogni capacità immaginativa. Chi mi legge con una certa costanza, sa bene cosa penso della TV, di cui ho detto il peggio che se ne possa dire. Ciononostante, qui Sartori mi pare che si concentri su un aspetto specifico, seppure molto importante, trascurando così le implicazioni collegate. Forse se Sartori fosse vissuto nelle campagna del Veneto o della Sicilia di appena un secolo fa, in cui quindi non c’era la Tv, e neanche la radio in verità, avrebbe potuto verificare le capacità di elaborazione critica dei contadini di quel tempo. Ciò che si è perso da allora non riguarda quindi l’alfabetizzazione, o una presunta diminuzione nelle capacità intellettive, ma piuttosto due elementi su cui mi vorrei brevemente soffermare. Il primo è la perdita della capacità di imporsi sforzi finalizzati. Il contadino affrontava continuamente le sfide che la natura e la sua attività gli poneva, sapendo che un insuccesso avrebbe potuto coinvolgere la stessa sopravvivenza sua e della sua famiglia. Ciò creava e sviluppava una microcultura, micro per il suo raggio di azione, ma una cultura per certi aspetti estremamente raffinata per la capacità di raggiungere lo scopo che si prefiggeva. Oggi, i nostri giovani non hanno l’occasione di confrontarsi con questa lotta per la sopravvivenza, tanto che la ricercano stupidamente e tragicamente nelle folli corse automobilistiche del sabato sera. Il secondo aspetto è lo sdoganamento dell’ignoranza. Si è cioè diffusa una cultura del ritenersi “giusti”, dell’orgoglio dei propri difetti e delle proprie carenze. In quest’aspetto, la Tv ha svolto senz’altro un ruolo devastante, esibendo le risse da salotto, il fare parlare la gente. Il messaggio è che non occorre sapere esprimersi correttamente, né essere educati, basta esserci, sono nato e mi è stata data la cittadinanza italiana, e quindi sono portatore di una serie di diritti di default, senza che la società debba pretendere da me una contropartita. Si è così persa l’umiltà, la capacità di riconoscere i propri limiti.
Credo, concludendo, che le brevi considerazioni di Sartori ancora una volta pongano problemi ben più ampi, che riguardano il ruolo della classe dirigente di una nazione, del modo di costruirla e rinnovarla, mettendo a rischio i sacri principi liberali tanto cari proprio allo stesso Sartori.
Forse più che una convinzione di essere portatore di una serie di diritti di default o di una mancanza di scopi da raggiungere, credo ci sia la convinzione (instillata anche dalla televisione e dai messaggi che i media e la realtà ci danno) che avere scopi seri e importanti da raggiungere attraverso impegno, lotta e fatica non paghi e quindi molti cercano scappatoie e facili soluzioni o si abbandonano al nulla e quindi anche a comportamenti che definiremmo immorali forse ma che, secondo me, in quanto spesso dettati ( e questo é terribile) dalla noia sono connotati da una forte amoralità sociale e dell'individuo che di fondo se ne sbatte (se mi passi se l'espressione) di tutto e tutti.
RispondiEliminaCambiare la classe dirigente di una nazione: é questo sempre il tuo "pallino" lol. Hai ragione, lo condivido, non senza aggiungere che vanno cambiate le persone dal basso ed i politici che poi sceglieranno questi nuovi soggetti della classe dirigente. Soltanto in questo modo potremo avere un vero cambiamento. Altrimenti, se la base da cui attingere sarà sempre quella di una pozza inquinata e torbida, non potremo mai sperare di avere una classe dirigente diversa.
PS: scusa se sono stato un po' latitante ma ho avuto e ho molti impegni che mi hanno impedito di girare come amo fare con maggiore frequenza. Sono contento di essere potuto passare da te oggi e leggerti come faccio di solito abitualmente.
Un abbraccio sincero
Daniele
Se poi aggiungi che (e qui noi genitori, a partire da quelli della nostra età, dovremmo farci un bel mea culpa) facciamo di tutto per spianare la strada ai nostri figli, timorosi che possano "soffrire" troppo, ecco che abbiamo ragazzi incapaci di lottare per la sopravvivenza!
RispondiEliminaconcordo pienamente.La televisione,con tutto ciò che continua a proporre, sta veramente distruggendo la capacità critica dei giovani.Ma quel che peggio è che la distrugge purtroppo anche in molti adulti ed ha ragione Ornella quando afferma che parecchi genitori dovrebbero interrogarsi sul loro operato.Credimi,siamo arrivati ad un punto di non ritorno!!!
RispondiEliminaLella
Su fatto che la tecnologia sia diventata "un fine" e abbia smesso di essere "mezzo" Sartori non dice niente di nuovo rispetto a quello che da noi sostengono ad esempio Galimberti o lo stesso Severino che su questo argomento ha appena pubblicato un libro... discutibile questa tesi ma non così "solitaria" e campata in aria....
RispondiEliminaIo lavoro da 30 anni con ragazzi di 12 -13 anni
e ti posso assicuarre che sono "cambiati" antropologicamente rispetto alla mia formazione
che è stata una formazione fondata sulla lettura e quindi mi sono abituato a partire dal particolare per arrivare alla costruzione dell'intero "quadro", parola dopo parola
Oggi i miei alunni sono abituati dai mezzi-video a partire da un'immagine completa... con tutte le relative conclusioni a cui è arrivato Sartori, pur nella sua sinteticità...
Nessuno di loro oggi leggerebbe Salgari... con le sue descrizioni minuziose degli animali e dei paesaggi... sono abituati ad avere a che fare con immagini già belle e pronte...
Non sposo le tesi di Sartori, ma credo che abbia sollevato una problematica... come si può fare nello spazio ristretto di un fondo di giornale
mirco
Una domanda indiscreta: mi sembra di aver capito che leggi abitualmente il corriere e la stampa,mai Repubblica.Come mai?
RispondiEliminaCredo che in questo paese il ricambio della classe dirigente del paese sia un obiettivo più che primario e che sia interamente legato, come il buon Sartori afferma con questo "lasciato intendere", alla problematica di ridefinizione dei principi, delle logiche del vivere civile e dei rapporti collettivi che la tv in qualità di "mezzo innovativo per la conservazione delle menti" (forse un caso rarissimo, se non unico, di tecnologia finalizzata all'involuzione) ha operato negli ultimi anni.
RispondiEliminaE questo, senz'altro, esprime una critica velata, senz'altro involontaria, ai principi del massimo ed estremo liberalismo che, evidentemente, non trovano il riscontro e la proficua applicazione così tanto sperata nel nostro paese.
Pertanto, ora come ora, il processo diventa inverso. Non si tratta più di dover cambiare la classe dirigente per poter tornare a cambiare la a-cultura espressa dal mezzo televisivo, ma vista la sua radicazione nella popolazione, temo sia necessaria una propedeutica cancellazione di tutte le logiche malsane generate dalla tv "in seno al popolo" (come si sarebbe detto un tempo) per poi, da lì, provvedere ad un conseguente cambio della classe dirigente.
E questo, ahinoi, richiede un processo molto più lungo ed arduo. Ma che, se eseguito con successo, diverrà difficilmente controvertibile.
Condivido l'analisi( e le proposte) di Alessandro Tauro.
RispondiElimina@Daniele
RispondiEliminaSono d'accordo, più che immorale l'uomo contemporaneo è amorale, non ha subito un adeguato processo di educazione sociale, e quindi noia e tendenza ad assumere atteggiamenti istintuali, pre-civili direi. Per questo, per iniziare nuovamente un processo educativo, dobbiamo sconfiggere l'attuale classe dirigente.
@Ornella
RispondiEliminaSì, a questo proposito secondo me conta anche il rapporto quantitativo. In particolare quelle famiglie che scelgono di avere un unico figlio, divengono ulktra-protettive, soprattutto perchè circondati da nonni sempre più longevi e spesso da zii nmon coniugati vari. Capita in certe occasioni di vedere uno o due bambini in mezzo a decine di adulti che finiscono di metterli alcentro dell'attenzione generale, e non è affatto una bella cosa per il loro sviluppo psicologico, secondo me.
@Lella
RispondiEliminaIl paradosso è proprio questo, che, malgrado apparentemente siano i ragazzi che più manifestano queste patologie sociali, il problema più grosso realmente riguarda invece gli adulti, intesi come educatori. Cambiare la mentalità di un adulto è molto più complicato di quella dei ragazzi. Chi come te e me insegna, può sperimentare come ancora la parola conti, di come questi nostri ragazzi manifestino con l'espressione del loro volto l'influenza che possiamo esercitare su di loro. Purtroppo, appena escono dall'aula, li aspetta il degrado morale generalizzato.
@Mirco
RispondiEliminaDifatti, anch'io concordo sostanzialmente con Sartori, ma mi chiedo se non dovremmo mettere in discussione il credo liberale, o potrei dire illuminista, in cui siamo cresciuti.
Per quanto riguarda la tecnologia, il punto non è cosa la tecnologia sia diventata, ma cosa essa sia inevitabilmente: insomma, la tecnologia secondo me non può essere mai un mezzo neutrale. Ho letto anch'io qualcosa su ciò che Severino scrive a questo proposito. Secondo me, egli ignora colpevolmente l'aspetto idoelogico. Egli parla di una crescita inarrestabile della Tecnica, ignorando appunto il fatto che questo processo è stato innestato da uno specifico sistema di pensiero, e di come un cambiamento di mentalità, io preferisco chiamarlo ideologico, possa arrestarlo: non si tratta di un treno senza conducente, ma piuttosto con un conducente folle: facciamolo rinsavire!
@Paola
RispondiEliminaConsulto i giornali on-line, e Repubblica è più tirchia, li concede più tardi e pià laboriosa (non ha la sezione "opinioni"): avendo poco tempo a disposizione, l'accessibilità diventa per me importante.
@Alessandro
RispondiEliminaTu pensi che sia possibile cambiare la gente con questa classe dirigente? Ma come, con i nostri blog, contro le armate delle TV?
Dovremmo trovare una via di mezzo. Per questo, avevo proposto proprio su questo blog di costituire un'Associazione cultural-politica degli insegnanti, che potrebbe appunto svolgere la sua azione verso i colleghi e, anche tramite questi, verso le nuove generazioni. Resto fermamente convinto che nella scuola sia tuttora uno snodo fondamentale per la produzione ideologica nelle nuove generazioni. Si tratterebbe quindi di disseminare delle idee nel giusto substrato, sperando che germinino, sconfiggendo la vegetazione dominante.
Mi piace quest'ultima proposta e la sottoscriverei, ma le idee portanti dovrebbero essere chiare e condivise da tutti. Non potresti fare un ennesimo "programmino"?
RispondiEliminaPer quanto riguarda Repubblica, è vero, on line perde molto, ma qui passare dal tabaccaio e comprarlo la mattina non costa nulla, anzi è un piacere.
RispondiEliminacome Paola D. approvo la proposta di Vincenzo.
RispondiEliminaun saluto
milena
Carissimo, la tua disamina è interessante e sono daccodo con te ma ho un paio di cosette che vorrei aggiungere.
RispondiEliminaIo parlo volentieri con quelli della generazione della guerra, quelli che l'hanno vissuta da bambini o adolescenti e ne hanno viste di cose sgradevoli, di conseguenza hanno cresciuto una generazione che proteggevano dal sacrificio perchè, naturalmente, il senso di protezione ha prevalso. Quelle generazioni così cresciute hanno pensato più a se stesse e quindi emancipazione, lavoro, carriera a discapito di un sistema con ruoli predefiniti che si stava naturalmente sgetolando e il benessere è diventato lo scopo, il fuggire il sacrificio il mezzo; contemporaneamente la politica , specchio della civiltà, si è imbarbarita e permettimi un neologiscmo " egoistizzata" e cioè centralizzata sui propri interessi egoistici e non della comunità.
Risultato ? Giovani amorali, che si annoiano e non danno valore alla vita che ci sono sempre stati ( ce li ricodiamo i mostri del Circeo?) ma che adesso sono la maggioranza,
La televisione poi ha dato soldi e successo a chi non ha nessun talento, tranne quello di apparire e "bucare" il video ed è diventato esempio da seguire sempre nell'ottica di fare poco e ottenere molto e la tv poi ha cominciato a perdere il suo tenore "culturale" favorendo quello ludico.
Sono daccordo con Alessandro Tauro, il cambiamento deve prima avvenire dal basso, sono daccordo con te che la scuola dovrebbe essere trainante ( ma i professori sono depressi e demotivati anche loro) e penso che la tecnologia dovrebbe acere risvolti etici che dovrebbero essere condiderati prima della innovazione, per equilibrare danni-vantaggi.
Vuoi un esempio? Ben venga la calcolatrice ma ai bambini bisognerebbe anche insegnare ad estrarre la radice quadrata a mano; certo useranno la calcolatrice ma abituarli a farla su un foglio serve alle sinapsi per non atrofizzarlee anche per superare le difficoltà ( questo è uno dei mali della nuova gioventù) ; oppure va bene la ricerca su internet dove si trova di tutto ma le maestre dovrebbero poi farla scrivere sul quaderno così il bambino scrivendola la rilegge e allena gli occhi, memoria e cervello. Chiedo troppo?
E poi soprattutto cercare d ricordare che le immagini aiutano le idee, ma sono le idee che creano immagini e ricordare che sapere la differenza tra elefante indiano e africano, o commuoversi davanti ad un libro o un quadro o ascoltando musica,ridere per il gusto di una battuta tra amici in discoteca ( senza pasticche o erbe o drink), incazzarsi per il colore di una bandiera discutendone, beh, anche questo è vivere e può anzi è un bel vivere.
Un abbraccio affettuoso
@Paola e Milena
RispondiEliminaIn aprile, spero di trovare il tempo per un post specifico e sufficientemente dettagliato :)
@Luce
RispondiEliminaTi ringrazio per le tue osservazioni e per gli esempi. Vorrei solo precisare una cosa che tu, per motivi anagrafici, hai meno chiaro di me: non è la generazione che ha fatto la guerra che ha mollato gli ormeggi, i miei genitori, ma era simile anche per i miei compagni, erano tutt'altro che protettivi, anzie rano molto esigenti. Direi che la generazione iperprotettiva sia stata la mia: in realtà la iperprotettività nasconde comunque una distrazione, mamme troppo TV-dipendenti.