martedì 9 febbraio 2016

LO STATO PIETOSO DEL FRONTE NO-EURO

Che brutta cosa per i no-euro come me che, non solo a livello di organizzazioni politiche, ma anche a livello di opinione pubblica, la causa dell'uscita dall'euro non sia così ampiamente condivisa.
Ci sono certamente una grande pluralità di ragioni per spiegare questa situazione, ma tra queste, qui ne vorrei elencare una di cui ho esperienza diretta.

In sostanza, il fronte no-euro, nella sua molteplice articolazione, che come si sa vede anche una forte corrente sovranista a cui anche io aderisco, è purtroppo rappresentato pubblicamente, e qui inevitabilmente mi riferisco essenzialmente alla rete, da una serie di personaggi davvero impresentabili. 

Da questo punto di vista, distinguerei due differenti aspetti, uno di stile, l'altro di sostanza...

Quello di stile è ovviamente il più evidente, colpisce subito il lettore anche del tutto occasionale. C'è una prorompente dose di arroganza, la tendenza a ridicolizzare l'interlocutore, ed in alcuni casi questo stile si manifesta anche verso i più fedeli followers.
Ma per quanto possa risultare sgradevole questo aspetto stilistico, la questione di sostanza è ancora più grave. Questi bloggers, o questi frequentatori di social networks, pretendono di avere ragione ad ogni costo, e non si fanno mancare nulla per dare questa impressione al pubblico, non fermandosi neanche di fronte all'ipotesi di praticare la censura su interventi a cui ritengono di non sapere rispondere.
Per quanto possa risultare impietosa, dobbiamo dirci la verità, nel fronte no-euro, si ignora totalmente cosa sia la democrazia e naturalmente le buone maniere che una volta madri scrupolose ed energiche insegnavano ai loro figli.

Soprattutto, non vi è alcuna volontà di dialogo, anzi sembrerebbe che le opinioni di ognuno siano abbastanza labili, vista la paura evidente di confrontarsi.

Passo ora agli esempi che mi hanno portato a questa conclusione.

Partiamo da un caso "lieve", se non altro perchè sul piano dello stile non c'è niente da dire. Un magistrato tiene un blog di successo, e ai nuovi venuti, suggerisce di studiare, citando i post che questi dovrebbe leggere prima di fare osservazioni o domande. C'è insomma uno spirito da iniziati, nel dotto consesso con dotte discussioni, occorre entrare nello spirito del blog.
Apparentemente, non si rendono conto della validità, del contributo positivo che potrebbe venire da parte di non-iniziati. In effetti, qui tenere fede al canovaccio proposto è assolutamente prioritario, con la conseguenza inevitabile che il dialogo come rapporto dialettico tra persone che la pensano diversamente, non si può instaurare neanche in forma parziale.

Il risultato, al di là della competenza del blogger, di cui non dubito, è che ci si crogiola tra vecchi amici, come quel club, dove si raccontavano le barzellette soltanto citando un certo numero d'ordine, duecento barzellette accuratamente selezionate, sempre le stesse continuamente riprese senza bisogno di spendere altre parole.

C'è poi il blogger insegnante, arguto, sempre pronto a criticare il settarismo degli altri, ma naturalmente del tutto incapace di accorgersi del proprio. 

Passiamo poi ad un blog collettivo dove di loro esclusiva iniziativa hanno anche ospitato un mio post, dove sono ripetutamente intervenuto, dove insomma mi conoscono abbastanza bene.
Ebbene, ad un articolo in cui si stracciavano le vesti per il successo della Le Pen alle elezioni autunnali in Francia, non sono riusciti a pubblicare più di un mio intervento. Al secondo, in cui replicavo alla loro risposta, sono stato semplicemente censurato.
Di recente, ho scritto un breve intervento critico verso il loro post. Niente, la censura continua.

Abbiamo poi il caso più noto, quello di un docente universitario, noto economista, anche ripetutamente invitato in trasmissioni televisive e radiofoniche, che ad un nuovo venuto sul suo blog risponde cose tipo "a questo, rispondetegli voi, che io non ho la pazienza", dove il voi a cui si rivolge sarebbero i suoi followers.
I quali restano l'elemento più interessante del blog. Servili verso il dotto docente fino all'inverosimile, ossequiosi senza mai perdere occasione per confermare la loro devozione e talvolta perfino a sollecitare il suo giudizio sferzante verso loro stessi (del tipo "frustami che me lo merito"), obbediscono prontamente agli ordini del professore, in attesa di ricevere rimbrotti da questo stesso del tipo "ma Tizio, com'è possibile che dopo anni di frequentazione del blog, stai ancora a questo punto, non hai ancora appreso il verbo", come dire cornuti e mazziati, ma sempre felici di essere umiliati dal gran capo.
E costui non si ferma davvero davanti a nulla, esibendo con orgoglio incomprensibile il proprio egoitismo, fino a scrivere su varii post la parola "io" a caratteri cubitali.

Mi sembrano degli esempi estremamente eloquenti, che ci dicono come manchi del tutto una classe dirigente di ricambio.

Ancora una volta, l'ideologia liberale in cui siamo immersi, mostra come paradossalmente, agitando il vessillo della libertà individuale, riesca a raggiungere lo scopo esattamente opposto, conculcare del tutto le libertà individuali, sfruttando la nostra socialità.

Ciò quindi che oggi pare configurarsi, è quella di ampie schiere di intelligentoni, gente in grado o, come frazione maggioritaria, di assecondare le mire del potere, senza farsi troppe domande, o in una frazione minoritaria, di creare o aggregarsi a gruppi che somigliano a vere e proprie sette, elaborando analisi e critiche anche straordinariamente profonde, ma sempre affette da parzialità, dall'incapacità in ogni caso di uscire dalle trappole dell'ideologia liberale. Il risultato è quindi che il fronte di opposizione si rivela sempre tragicamente insufficiente per un duplice motivo, l'uno è che i rimedi elaborati appaiono sempre troppo limitati e quindi inadeguati allo scopo che ci si propone, e l'altro è che ognuno procede per proprio conto, e l'esito del proprio gruppo finisce col sostituirsi allo scopo presunto, divenendo così uno scopo a sè, del tutto funzionale al sistema di potere che a parole si vorrebbe combattere.

In conclusione, non prendiamoci in giro, non c'è un vero problema di consenso elettorale, come pure la vicenda M5S dovrebbe dimostrare. Il problema sta nella mancaza di gruppi dirigenti veramente alternativi, e ciò si manifesta anche nell'ambito ristretto dell'area no-euro.

3 commenti:

  1. Quello che dici è vero. Vero ma parziale e, in parte, irrilevante.
    E' parziale perché questi personaggi (almeno quelli che ho individuato) tengono questi comportamenti nei loro blog e dintorni, potremmo dire "a casa loro". Quando "escono", quindi in ambiti diversi, istituzionali e non, hanno tutt'altro atteggiamento. A dimostrazione del fatto che nel loro comportamento c'è stravaganza, ironia, goliardia e quant'altro.
    E' irrilevante perché non sono soggetti politici. Certo, con la loro attività di divulgazione fanno politica in senso lato, ma quello che serve, e di cui anche tu giustamente lamenti l'assenza, è un fronte politico vero e proprio.
    Un fronte politico no-euro dovrebbe attingere ai contenuti di queste persone, tecnicamente valide anche se caratterialmente bizzarre, e costruirci una proposta politica.
    Il problema grave non è che l'intellettuale sia un tipo strano (cosa non insolita), ma che questo fronte sia assente.

    RispondiElimina
  2. Interessante tesi la tua.
    Tuttavia, mi pare che essa presupponga la presenza di qualcosa di cui non si vede ancora traccia.
    In sostanza, tu identifichi i sostenitori della tesi no-euro come intellettuali in contrapposizione a politici. C'è il piccolo dettaglio che se tiriamo fuori costoro dall'ambito dei politici, dobbiamo giocoforza giungere alla conclusione che non esistono politici no-euro, e che quindi la tesi no-euro esista solo in ambito teorico.

    A parte che ciò mi apparirebbe ancora più frustrante rispetto al quadro già desolante che io tracciavo, trovo forzata l'assimilazione di costoro al ruolo di intellettuali, anche con tutta la buona volontà di questo mondo.
    In un caso, non è certamente così, perchè si tratta del sito di una vera e propria organizzazione politica sovranista.
    Per quanto riguarda gli altri, si tratta in effetti di singole persone, ma direi più che smaniose di entrare nella politica praticata, e d'altra parte non in possesso di titoli teorici per qualificarli come intellettuali.
    Qui, il discorso rischia di portarci lontano, perchè si dovrebbe entrare nel merito delle tesi no-euro, e spero che prima o poi troverò tempo e concentrazione per ritornarvi col dovuto dettaglio.

    RispondiElimina
  3. Nessuna contrapposizione tra intellettuali e politici. Anzi, i due dovrebbero (e in una situazione normale è ciò che avviene) collaborare: gli intellettuali elaborano il pensiero a livello teorico, i politici ci costruiscono sopra una proposta politica.
    Purtroppo questo meccanismo in Italia è rotto da molto tempo. Un po' perché la politica ha abbandonato gli ideali di un tempo e si è messa a seguire interessi molto più "materiali"; un po' perché (e questo riguarda molto da vicino il problema euro) gli intellettuali si sono in molti casi allineati al pensiero dominante, rinunciando così al loro ruolo. Quest'ultimo aspetto inoltre ci porta a considerare intellettuali anche persone che magari non andrebbero considerate tali ma hanno di fatto assunto questo ruolo per mancanza di alternative.
    In conclusione, il quadro è ben più che desolante. Di fatto oggi l'unico soggetto politico di una certa rilevanza contrario all'euro è la lega. E immagino che la cosa non desti il tuo entusiasmo, come non desta il mio.

    RispondiElimina