giovedì 11 febbraio 2016

FINE DELLA SINISTRA E DEI SUOI MITI

Sarò tranchant: l’unica cosa seria ed utile che si può fare, è abbandonare del tutto la dicotomia destra/sinistra in politica.

Ci sono più motivi per questo abbandono.

L’uno è di origini storiche, la sinistra è nata come sinistra della borghesia, ed a lungo i marxisti non si sono identificati con la sinistra. E’ soltanto nel novecento che la sinistra si identifica con la difesa dei ceti più poveri, e tutto ciò in base alla svolta tutta interna al marxismo di decidere di identificarsi come sinistra...

Tuttavia, il marxismo è praticamente finito, ne sono rimaste macerie ancora importanti, ma è tutto un fiorire di distinguo, di capovolgimenti pietosamente mascherati da revisionismi, ma ogni revisione si dovrebbe porre dei limiti, al di là dei quali sembra un’operazione di onestà dichiararsi fuori da quella tradizione.
La situazione è quindi quella di una confusione estrema sul termine sinistra, all’interno della quale convive di tutto, una sinistra che al suo interno non condivide praticamente nulla, io direi poco più di una foglia di fico a coprire l’assenza sostanziale di proposta.


Il prorompere dei temi ecologisti sulla scena politica hanno una portata almeno potenziale che non è stata fin qui adeguatamente apprezzata. Costituisce una svolta storica del pensiero occidentale, del concetto stesso di modernità, di progresso, di direzione della storia, ed è quindi intrinsecamente incompatibile con quanto la sinistra è stata concepita nel novecento, e di conseguenza non può in alcun modo essere considerata come una articolazione della sinistra.

Di sinistra, abbiamo oggi macerie, anche molto ingombranti, vistosissime, ma sempre di macerie si tratta, perchè i suoi capisaldi sono entrati in crisi, a mio parere, in una crisi irreversibile.
Il punto di rottura più forte è sul fronte della globalizzazione, dove il mito della direzione della storia permane, e con esso permane una visione della difesa degli stati nazionali come un’operazione di retroguardia, di ritorno indietro. In tutto ciò, alla fine, non v’è argomentazione alcuna se non appunto il mito della direzione obbligatoria della storia, cioè un dogma.

Il concetto di progresso da perseguire è del tutto sustanziale al concetto di sinistra, e di conseguenza credo che questa sinistra, l’unica ormai possibile, vada sconfitta e distrutta.

Potremmo dire che l’universalismo che costituisce un aspetto fondamentale della sinistra ed anche del marxismo, si sostanziano oggi nella società del mercato globale, e se questo piano di distruzione degli ambiti locali e della mercificazione di ogni aspetto della nostra vita va combattuta, questa battaglia non può essere condotta dalla sinistra, da nessuno schieramento politico che in modo anche vago si richiami alla tradizione della sinistra, e quindi io credo che oggi la vera dicotomia sia quella globalismo/ecologismo.

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