domenica 26 luglio 2015

USA: E' VERO DECLINO?

In più occasioni, anche su questo blog, ho sostenuto con vigore che l'impero USA stia vivendo una fase di declino e che tale declino appaia inarrestabile.
Recenti eventi vengono da tanti altri interpretati in maniera opposta, nel senso cioè che gli USA siano più che mai in auge, così che considerazioni di natura geopolitica basate sull'apparire all'orizzonte di scenari inediti che vedano un ruolo meno dominante degli USA sarebbero privi di fondamento.

Gli eventi di cui tanto si parla, e giustamente perchè si tratta di fatti di grande rilevanza, sono tre e precisamente:

- la conclusione provvisoria della diatriba tra Grecia e UE

- l'instaurarsi di relazioni diplomatiche con Cuba

- la sottoscrizione dell'accordo con l'Iran riguardo il settore del nucleare

Partiamo dal primo evento. Non v'è dubbio alcuno che gli USA, costringendo da una parte il governo greco ad accettare un accordo che definire osceno è il minimo che si possa fare, dall'altro il governo tedesco a piegarsi allo stesso accordo che ha prevalso sulla ipotesi caldeggiata dai tedeschi, probabilmente a maggioranza, dell'espulsione della Grecia dall'eurozona. Così, hanno perso entrambi i contendenti, sia la Germania che la Grecia, facendo appunto trionfare gli USA e i loro vassalli, cioè la Francia di Hollande e l'Italia di Renzi.
Che questo risultato sia favorevole agli USA, è indiscutibile, in Europa si conferma un equilibrio geopolitico locale che vede un blocco apparentemente compatto di paesi che fronteggiano ogni velleità russa di aulmentare la loro influenza nell'area. Inoltre, visto il contenuto concreto dell'accordo, si conferma il trionfo dell'ideologia neoliberista che coglie così un'ulteriore vittoria.
La conclusione che traggo è che su questo fronte la vittoria degli USA sia effettiva, ma nei fatti essa segue a tutta la vicenda ucraina, dove gli alleati europei sono stati costretti volenti o nolenti a schierarsi nettamente a causa dell'effeto combinato delle isterie antirusse dei paesi baltici ed anche della stessa Polonia, e della pronta presa in carico da parte degli USA, vogliosi di cogliere l'occasione per ridimensionare la Russia di Putin e le sue mire imperiali, sentite come ostili rispetto all'ordine unipolare perseguito dagli USA.
La Germania, l'unico paese con un vero spirito nazionale tra le maggiori nazioni in Europa, si è trovata nella spiacevole situazione di dovere rinunciare a quello che pure sarebbe un suo ovvio interesse, stringere rapporti più ravvicinati ed amichevoli con la Russia, per potere svolgere il ruolo che si è data, di leader della UE tramite la sua capacità di rappresentare i paesi dell'est ex-sovietico.

La leadership americana non è ancora in pericolo in Europa, anche se si va palesando una impazienza tedesca a dovere sottostare alle scelte USA. 
In ogni caso, non si tratta di una novità, di un passo in avanti, è soltanto la conferma della pusillanimità dei paesi europei.

Un altro elemento molto vistoso nel panorama politico mondiale è costituito dall'accordo con Cuba che mette fine a una situazione di ostilità tra i due paesi. Presumibilmente, presto dovrebbe seguire la fine dell'embargo, che costituisce forse l'aspetto princiaple della faccenda.
Direi qui che non è Cuba che ha dovuto rimangiarsi qualche caratteristica della propria politica, ma sono gli USA che mettono fine ad un'interruzione dei rapporti diplomatici scelta dagli USA e subita da Cuba, e quindi imposta. 

In effetti, risulta difficile se non impossibile giudicare ciò un vantaggio acquisito dagli USA, siamo ad un loro ripensamento, e pertanto il successo si può attribuire a Cuba, ma in nessun caso agli USA.

Il caso che rimane il più rilevante ed in realtà che può anche suggerirci qualche considerazione di carattere generale, è quello dell'accordo con l'Iran. 
Sembrerebbe che anche in questo caso si tratti di un successo dell'amministrazione Obama, che impone il suo punto di vista, malgrado l'atteggiamento recalcitrante se non apertamente ostile di tanti paesi del medio oriente tradizionalmente alleati degli USA. 

Ho letto una interessante analisi sul medio oriente, in cui si sostiene una tesi frontalmente opposta alla mia, e cioè che invece gli USA sono più che mai influenti e che credere a un declino del loro impero sia un errore (lasciamo perdere il modo colorito, cioè ingiurioso con cui questi si confronta con opinioni differenti dalle sue). A questo fine, il nostro utilizza il concetto del caos organizzato. 

Gli USA non perdono occasione di ribadire la loro alleanza fondamentale con Israele, considerano tuttora la Turchia, quale componente della NATO, un loro baluardo nella zona, hanno organizzato assieme al blocco saudita quel mostro tra terrorismo e stato islamico comunemente noto come ISIS. Nello stesso tempo, bombardano l'ISIS, armano (con molta parsimonia in verità) i curdi che pure costituiscono il peggiore nemico di Erdogan, ed infine vanno a firmare un accordo con l'Iran che obiettivamente da' a questo paese un'enorme forza perchè toglie l'embargo, permettendo sia importazioni di materiale essenziale per quel paese, e soprattutto permettendo l'esportazione del loro greggio, cosa questa che danneggia in primis un settore produttico USA centrale come quello del fracking che va fuori mercato per la diminuzione del prezzo del greggio indotto dalla maggiore disponibilità nell'offerta. 
Il piano USA in effetti c'è, è una specie di caos potenzialmente ordinato, sicuramente non spontaneo, che tiene in tensione costante i paesi della zona che non si vedono protetti dagli USA che appunto si riservano la massima libertà di manovra senza considerare minimamente possibili vincoli dipendenti da un quadro di alleanze definito in modo univoco. 
Nello stesso tempo, finanziano una certa dose di terrorismo per scopi interni al mondo occidentale, affinchè gli europei innazitutto si sentano perennamente sotto tiro e così rimangano più prossimi a mamma America. 
Io credo che il piano sia stato messo su in modo ottimale, dove ottimale non significa ottimo, ma significa il massimo che avrebbero potuto. 
E qui giungo al punto di dissenso che mi conferma nell'opinione che gli USA siano già sulla strada del declino. Intendo dire che un caos controllato è certo meglio che essere fuori, ma nello stesso tempo testimonia l'impossibilità degli USA di affermare esplicitamente la loro supremazia. Quella supremazia dichiarata urbi et orbi è oggi ormai impossibile, un altro mondo rispetto a venti anni fa, quando in tre giorni gli USA erano in grado ad un loro fischio di organizzare attorno a sè tutti i paesi europei e tutti i loro numerosi alleati mediorientali. 
Che gli USA organizzino piuttosto che subire il terrorismo è cosa direi ovvia, che abbiano a  disposizione un servizio di  intellingence di grandissimo valore e potenza è cosa altrettanto certa, ma rimane il fatto che Obama sia costretto ad operare di nascosto, sottoscrivendo accordi contraddittori con differenti attori fuori dai riflettori dell'informazione. Ne viene fuori un quadro che mostra gli USA ancora più in difficoltà di quanto essi non siano effettivamente, e questo quadro diventa parte della narrazione mainstream nel mondo dell'informazione, causando a sua volta un ulteriore indebolimento della grande potenza. 

La verità è che il declino non è dovuto ad un'origine militare o di errati equilibri tra gli stati, esso nasce in ambito economico, dove è fuori discussione la sempre minore capacità degli USA di creare ricchezza, lasciando così ai paesi BRIICS fette crescenti di PIL mondiale. 

E' qui, nel campo economico, che gli USA stanno fallendo, malgrado tutti i mezzucci messi in campo, con un QE complessivo di proporzioni mastodontiche che finisce col dovere nutrire sè stesso. Ancora oggi, malgrado questa ostentazione di ripartenza della crescita, la FED, malgrado i numerosi annunci da parte di questa e della precedente presidenza, stenta a stringere i cordoni della borsa, perchè è alto il pericolo che ciò causerebbe uno strangolamento dell'economia proprio quando si psera ceh il giovane virgulto possa presto trasformarsi in albero. 
In un mondo interamente privatizzato come si tenta di fare, avendo comunque già compiuto un notevole percorso lungo questa strada, il problema diventa immediatamente quantitativo. 

Vista questa liberalizzaizone totale, l'andamento dei PIL nazionali fungono da parametri di confronto, ed è così che la Germania, avendo ottenuto la deroga rispetto ai parametri di riferimento della UE, oggi può fare la voce grossa, perchè tanti piccoli paesi a basso PIL della UE finiscono con l'aggregarsi con chi può ostentare il suo grosso PIL crescente malgrado la crisi mondiale. 

Concludo quindi ribadendo la mia opinione, che la supremazia mondiale degli USA sia in evidente declino, malgrado i mezzucci più varii che questa nazione mette in atto per sopravvivere a sè stessa. Il fatto che in particolare sia la Francia che l'Italia non siano in grado di elaborare una prorpia autonoma politica rimanendo così prigionieri di un paese dominante che si trova tra l'altro in una fase calante, è molto preoccupante per le sorti stesse del nostro paese e di una fetta consistente dell'intera Europa.

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