La giornata di ieri sembra rappresentare una svolta in qualche modo irreversibile nella ormai lunga vicenda UE - Grecia. A meno di clamorose novità, sembra proprio che il referendum si terrà, come ha deciso Tsipras, domenica prossima, cioè tra appena tre giorni...
Vi dirò subito che penso che il fatto stesso che il referendum si tenga davvero è una sconfitta per Tsipras. Mi sbaglierò, ma penso che questa decisione gli sia stata suggerita da Varoufakis che pensava con questa mossa di rendere i propri interlocutori europei più disponibili all'accordo.
La Merkel ha invece preso la cosa nelle sue mani, ed ha escluso la possibilità di accordi prima del referendum. Vorrei per inciso fare notare come nello squallore generale della politica europea, la Merkel risulti comunque una spanna più in alto degli altri, omuncoli senza valore alcuno come Hollande e Renzi, tanto per citarne due che pure guidano paesi popolosi ed importanti.
Dato quindi per scontato che il referendum si terrà, chiediamoci quale sia l'oggetto del referendum. Qui di seguito il quesito che apparirà sulle schede a cui gli elettori greci dovranno dare la loro risposta domenica (cito ciò che è apparso sulla stampa italiana, sperando che corrisponda al testo originale):
"Referendum del 5 luglio 2015. Deve essere accettato il progetto di accordo presentato da Commissione europea, Bce e Fmi nell’Eurogruppo del 25 giugno 2015, composto da due parti che costituiscono la loro proposta? Il primo documento è intitolato ‘Riforme per il completamento dell’attuale programma ed oltre‘ ed il secondo ‘Analisi preliminare per la sostenibilità del debito‘”.
Come vedete, il quesito riguarda una bozza di accordo redatta il 25 gennaio. La notizia interessante è che quella bozza non esiste più, perchè l'altra parte, diciamo l'unione europea, già la considera superata e sostiene che un accordo andrà trovato su una nuova bozza tutta da riscrivere. Cioè, a quanto pare, l'oggetto del referendum è puramente simbolico.
Per capire meglio questa tesi, consideriamo separatamente i due possibili casi, la vittoria del sì e quella del no.
Nel caso di vittoria del sì, l'aspetto simbolico si tradurrebbe nella sfiducia da parte del popolo greco del suo governo che non avrebbe con tutta evidenza alcuna alternativa all'ipotesi di dimettersi. Cosa seguirà a queste dimisisoni, non è al momento possibile prevedere. Scrivono che Tsipras pensa già ad elezioni anticipate che spererebbe di vincere. Forse le cose andranno come i giornali dicono che egli speri, ma anche in questo caso, cosa avrebbe guadagnato rispetto alla situazione attuale? Nella migliore delle ipotesi, egli tornerebbe ad essere il premier come già è adesso, ma non credo che lo sarebbe con più forza di quanto ne abbia adesso, in ogni caso peserebbe la sconfitta nel referendum che non potrebbe che indebolirlo (e stiamo parlando dell'ipotesi più fevorevole).
Più interessante è il caso in cui vincesse il no che poi è quello che tutti noi ci auguriamo. Sarebbe una vittoria, questo è chiaro, ma sul piano concreto cosa porterebbe? Secondo me, nulla.
Oggi, il gruppo criminale che guida la UE sostiene che doipo il referendum il negoziato sull'accordo dovrebbe ripartire da zero. Essi non firmaranno mai un accordo che sancisse inequivocabilmente la loro sconfitta, perchè se lo facessero, sarebbero dei dirigenti politci finiti, visto che tutto ciò che hanno è questo miserabile potere e devono quindi confermare giorno dopo giorno che continuano ad averlo.
Tsipras d'altra parte, dice che il giorno dopo il no, egli è pronto a riiniziare la trattativa. A me pare che egli stia tirando troppo la corda con questo gioco di non considerare mai un'opzione differente da quella di rimanere dentro l'eurozona.
Se davvero dovessimo credergli, allora ciò significa che il referendum è del tutto inutile se vincesse il no, tutto rimarrebbe come prima, si trattava prima del referendum, si continuerà a trattare dopo che esso si sarà svolto.
Apparentemente quindi, il solo caso in cui il referendum assumerebbe un significato preciso, è quello malaugurato in cui vincesse il sì. Vi pare che sia una buona prospettiva per Tsipras? Egli indice un referendum in cui l'unico risultato netto sarebbe quello che lo estromette dal governo, se invece lo vince, allora tutto rimarrà come prima.
Se davvero vuole far fruttare il rischio che ha deciso di correre, dovrebbe a questo punto per la prima volta tirare fuori la possibilità di dare default, uscire dall'euro e stampare dracme. Del resto, come si può condurre una trattativa senza che alla controparte sia chiaro che tu hai a disposizione un'arma finale, perchè mai uno squalo come Schaulbe dovrebbe accettare un compromesso se il suo interlocutore non ha freccie al suo arco?
Non credo che bisogni essere dei geni per comprendere questa elementare verità, e quindi, poichè considero Tsipras una persona eccezionalmente intelligente, devo giungere alla conclusione che la partita di poker ricomincerebbe in caso di vittoria del no. Se io fossi un greco, voterei certo no, ma lo farei profondamente incazzato perchè mi sentirei utilizzato per fini che comunque continuano ad essere fuori dalla mia portata, gestiti sempre dal governo, com'è del resto giusto che sia, ma con in più questo referendum, in bilico tra una farsa ed una tragedia.
Il referendum ha permesso a Tsipras di compattare la maggioranza, di evitare voti indesiderati da parte del parlamento e tagliare le gambe a tentativi eterodiretti, già in atto, di rovesciarlo.
RispondiEliminaE' un buon tattico, ma sulla strategia perde.
Sì, credo che la tua sintesi conclusiva sia condivisibile.
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