venerdì 28 novembre 2014

ECCOCI ALL'EPILOGO DI FORZA ITALIA

Il risultato elettorale di Forza Italia e quanto sta lì accadendo sembrano confermare la fine effettiva di questo raggruppamento che già da alcuni mesi preconizzo in base ai comportamenti di Berlusconi...

La verità pura e semplice è che a Berlusconi di avere una propria formazione politica non interessa più per niente. Sempre più inoltrato nella vecchiaia, anche per azione dei suoi amici fidati e dei suoi stessi figli, egli sembra avere definitivamente focalizzato i suoi interessi economici, che tuttavia includono un certo controllo della politica. 
Egli quindi non può semplicemente uscire dalla politica, abbandonando da un giorno all'altro il partito, deve garantirsi un retroterra che sia propizio per le sue aziende. Il ruolo di capitano, di regista e così via, serve solo per dire "badate che ancora sto qua", ma dubito che possa davvero funzionare. Quei marpioni dei policanti che lo circondano dentro FI e fuori di essa,  seppure con un certo ritardo, a poco a poco si rendono conto che gli interessi di Berlusconi stanno altrove e che quindi dargli corda, significa solo impiccarsi. Egli così arretra passo dopo passo, stipula un patto segreto (visto che il testo non è mai stato diffuso neanche all'interno delle stesse formazioni politiche tra cui è stato stipulato) con Renzi, così da non subire danni da quella parte, blandisce l'astro nascente Salvini, sperando anche lì di ricevere benevolenza, e nello stesso tempo però, proprio per dare qualcosa in pasto ai suoi avversari ufficiali, deve danneggiare proprio i politici a lui più vicini e fedeli. Insomma, FI va sfasciata proprio per dare spazio a Renzi da una parte e Salvini dall'altra, in modo da prefigurare un bipolarismo tra questi due personaggi di cui si è assicurata in questa fase la benevolenza. 
Nei comportamenti di Berlusconi, non vi è più nulla di politico, c'è la gestione della sua azienda e i rapporti di questa col mondo politico, dove egli tenta di incassare i frutti della sua lunga e fortunata carriera politica, e pazienza a chi ha creduto fino alla fine in lui ed ora resta senza un partito, costretto o a ritirarsi o a convergere faticosamente verso le due nuove sponde su cui tende a dividersi il mondo politico. 
Fitto l'ha capito precocemente il decorso di questo processo, ma, non ricevendo in tempo i consensi degli altri, è già fuori tempo massimo, già Berlusconi usa tutta la sua popolarità mediatica per azzopparlo. In questo scontro, Berlusconi non ha nulla da perdere, visto che non intende più candidarsi, anzi ha da guadagnare nel distruggere chi si frappone alla sua strategia di privilegiare una dicotomia Renzi-Salvini. 

Ancora una volta, viene in evidenza da una parte la natura non partitica delle formazioni berlusconiane, e dall'altra la generale sparizione dei partiti come veicolo principale della politica contemporanea.

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