martedì 11 novembre 2014

L'ACCELERAZIONE IMPROVVISA NELLA POLITICA ITALIANA

Non v'è dubbio che in questi ultimi giorni la situazione politica in Italia ha subito un'improvvisa accelerazione.
Dopo svariate settimane di solita campagna mediatica menzognera da parte di Renzi e dei suoi ministri per nascondere il vuoto di strategia, abbiamo oggi di fronte vari eventi che sono avvenuti, tutti di grande rilevanza. Ne faccio un rapido elenco:

- incontro tra Renzi e Berlusconi con dichiarazioni da parte del premier che il patto del Nazareno scricchiola.

- inizio di scontri violenti in eventi di piazza.

- elezione di un nuovo giudice costituzionale e di un membro del CSM mediante accordo con il M5S.

- rilancio della legge elettorale senza che si dica come una sua approvazione in tempi rapidi possa conciliarsi con i tempi inevitabilmente più lunghi della riforma costituzionale.

- annuncio mediatico non smentito da nessuno delle prossime dimissioni di Giorgio Napolitano (finalmente...!).

Da questi fatti, tenterò di trarre alcune ipotesi sui possibili sviluppi...

Parterei dalla notizia che è apparsa per ultima, le prossime dimissioni del capo dello stato. La mia ipotesi è dunque che Renzi conosca già da alcuni giorni le intenzioni di Napolitano e quindi pongo questa notizia come causa scatenante delle sue mosse che stiamo osservando.
Le dimissioni di Napolitano, seppure annunciate già al momento dell'inizio del secondo mandato, costituiscono una novità bella tosta. La tempistica non può dipendere come già tentano di far credere i giornalisti dalla fine del semestre di residenza italiana della UE, come credo che converrano anche loro, dalle coincidenze astrali. E' sfacciato questo cretinismo giornalistico che finisce con l'accreditare una visione magica della politica.
La verità è che Napolitano ha subito uno scacco gigantesco per quanto riguarda le elezioni parlamentari di membri della Consulta e del CSM. Ha chiesto un mandato a Violante e questi si è dovuto ritirare anche se con un ritardo vergognoso e per niente dignitoso. Altri si sono ritirati prontamente, mostrando ben altro rispetto per le funzioni parlamentari, ma si sa che questi personaggi sempre al centro di inciuci di ogni sorta, pretendono designazioni anche dove evidentemente confliggono con le prerogative istituzionali del parlamento.
Contemporaneamente allo smacco clamoroso sulla vicenda Violante, Napolitano si è dovuto rendere conto che il progetto in odore di golpismo di cambiare, assieme al sistema elettorale, la costituzione della Repubblica da parte di un parlamento che, seppure dotato di pieni poteri secondo l'opinione espressa in proposito da parte della Consulta, è stato comunque eletto con un sistema elettorale illegittimo, non procedeva secondo i propri piani.
Che Napolitano sia alle soglie dei novanta anni, stanco, è una cosa certa, e questo progetto apparentemente concordato a livello internazionale di cambiare profondamente l'ordinamento repubblicano italiano, che egli si è intestato in prima persona anche confliggendo apertamente con una lunga prassi che contemperava i grandi poteri concessi al capo dello stato da parte della costituzione, con un loro uso sobrio da parte di chi andava a rivestire questo ruolo, risulta il principale, se non addirittura l'unico motivo per cui Napolitano ha resistito sinora. Qualcosa l'ha convinto che quest'attesa sarebbe stata lunga se non proprio del tutto vana, e la cosa che risulta più probabile che ciò sia stato costituito dalla posizione assunta in proposito da Renzi. Noi non la conosciamo, ma certamente nei lunghi e frequenti incontri tra i due, la cosa sarà stata ampiamente discussa ed esplorata.
Si potrebbe ipotizzare che Renzi, secondo un costume che gli è proprio, abbia prima accettato di assecondare napolitano su questa strada della riforma costituzionale, ma che oggi, magari motivandola con la necessità di accelerare sulla legge elettorale, abbia cambiato opinione, rifiutandosi di bloccare tutta l'attività parlamentare per insistere sul processo di revisione costituzionale. Del resto, la vicenda Violante ha segnalato a Renzi che nei rapporti tra parlamento e presidente sono trascorsi ben più dei pochi mesi che ci separano dall'applauso scrosciante e paradossale da parte di un parlamento trattato a livello di uno scolaretto indisciplinato.
Si potrebbe anche ascrivere alla incapacità o al rifiuto consapevole di Napolitano di difendere proprio contro Renzi la vecchia guardia PD la crescente disaffezione dei parlamentari rispetto a Napolitano.
Qualunque sia la ricostruzione del processo che ha portato a livello mediatico la prospettiva di prossime dimissioni di Napolitano, ciò sta avvenendo in un  contesto in cui Napolitano soffre la presenza di un comprimario come Renzi e la fine di quello che taluni indicano scherzosamente come il suo regno: quel regno sembra definitivamente finito.
A questo punto, Renzi non ha più l'ostacolo insormontabile costituito da Napolitano verso nuove elezioni, e quindi è alla ricerca della nuova legge elettorale che gli consenta di sfruttare la sua maggioranza relativa di elettori.
Ciò viene rafforzato dalla constatazione della crescente impazienza delle persone ormai per lunghi anni costretti a fronteggiare ipotesi di immediata povertà che si va traducendo in manifestazioni sempre più tendenti a sfociare in episodi di violenza aperta. In sostanza, già in una ampia fascia di popolazione il periodo di luna di miele con Renzi si è concluso e presto ciò potrebbe tradursi in comportamenti elettorali a lui non favorevoli. Nessuno più di renzi conosce la volatilità dei comportamenti elettorali nell'Italia di oggi e di come quindi vi sia un'urgenza nel capitalizzare il consenso evidenziatosi nelle scorse elezioni europee.
Rimane il problema di come assicurarsi la maggioranza al senato che, in assenza delle modifiche costituzionali progettate, continuerà ad esistere ed essere eletto con collegi su base regionale, e come tali manterranno una certa dose di indecifrabilità nel modo in cui una data percentuale di voti si converta in numero di seggi e quindi nel definire le maggioranze (non dimenticando che la nutrita pattuglia di senatori a vita costituiscono un ulteriore fattore di imprevedibilità).

Se prescindiamo adesso dai comportamenti nelle piazze che potrebbero costituire davvero il fattore centrale di trasformazione della situazione politica, tutto il resto sembra convergere verso elezioni del parlamento già nella prossima primavera. 

Questa strategia appare molto rischiosa per le cose dette, ed in particolare perchè ancora Renzi non ha i numeri perchè passi una legge elettorale a lui favorevole, e perchè comunque permarrà l'incertezza sui numeri al senato. Tuttavia, il personaggio ha le caratteristiche di temeriarità per affrontare tali rischi, e del resto non è che egli abbia grandi possibilità di scelte differenti. 
Non vuole l'attuale parlamento perchè non si fida più degli ex-DS, o meglio nutre dubbi sulla durata della loro inerzia da imbecilli. 
Sa che in Europa otterrà un'emerita minchia, e che anche a causa di ciò la situazione economica in Italia permarrà più che mai critica. Per quanto anche gli elettori possano apparire poco svegli, alla fine dovranno destarsi da questo sonno della ragione e considerare il valore del personaggio non in base agli annunci ma rispetto ai fatti.
In effetti, dall'espressione del suo volto, mi pare di cogliere una caduta di quella baldanza che caratterizzava i suoi primi mesi di premariato. La baldanza aggressiva, quasi da bullo, sembra sempre più tramutarsi in aggressività più classica, da chi ha il potere ed esterna la volontà di usarlo senza sconti su chi tenta di mettersi di traverso. Direi che visivamente Renzi si è parecchio intristito, da un aggressività gioiosa ad una fredda.
Siccome non gli manca certo il fiuto, sente che per non chiudere velocemente la sua stagione politica, deve almeno controllare il parlamento. Se riuscirà a definire lui il nuovo capo dello stato, se gli riuscirà la campagna di sputtanamento della magistratura e dei sindacati, allora davvero non dovrà fare i conti con contropoteri. 
In tutto questo, rimane da capire come giocheranno le altre forze politiche.
Ricordo a premessa che i partiti sono nei fatti finiti, almeno nel senso che nessuno ha a disposizione cassetti dove custodisce più o meno cospicui mucchi di voti.
Renzi in questa accelerazione verso le elezioni sembra averlo capito perfettamente. Dichiara sì furbescamente che egli ha più del 40% del consenso degli Italiani (dimenticando tra l'altro l'imponente astensionismo verificatosi nelle europee), ma sa benissimo che non ha nulla, che nel breve volgere di alcuni mesi potrebbe trovarsi con una percentuale di voti prossima a zero. 
Altrettanto bene, dovrebbe averlo capito anche Berlusconi che in effetti teme le elezioni anticipate come teme il diavolo. A questo punto, non si capisce proprio perchè gli debba concedere il voto del suo partito per fare passare quella legge elettorale che costituisce proprio la premessa perchè si voti già il prossimo anno. 
Si tratta in realtà di una partita di poker, dove si bleffa e vedere è rischioso altrettanto quanto bleffare. Se davvero Renzi ha convinto Berlusconi che è disposto ad andare a votare anche col "consultellum", allora si può capire che per Berlusconi anche l'italicum modificato possa costituire un'ipotesi preferibile.
Se Berlusconi pensa così o teme il cono d'ombra in assenza di accordi con Renzi come si ostinano stupidamente a dire sui mass media, sbaglia clamorosamente, ed i suoi cominciano ad averne abbastanza, con la prospettiva di lasciarlo solo con i suoi sodali più stretti. In sostanza, Berlusconi apparentemente fa di tutto per scoraggiare i suoi elettori a rinnovargli la fiducia, eliminando ad una ad una le loro motivazioni.
E' in realtà tutto il centrodestra ad essere in subbuglio. La Lega di Salvini ha scelto di costituire la vera destra classica in Italia, anche per imitazione della Le Pen, mettendo in seria difficoltà I fratelli d'Italia della Meloni che invece aveva adottato un atteggiamento più politically correct, e che ora si trova spiazzata a sinistra della Lega. Al momento, direi che l'unica aggregazione che in funzione delle regole elettorali ancora ignote si potrebbe costituire in quest'area escluderebbe sia Salvini che Berlusconi, l'uno per sua scelta, l'altro per scelta degli altri (se hanno il coraggio necessario), che con le sue esternazioni a favore di Renzi non può che risultare distruttivo del consenso di questo elettorato.
Si potrebbe ipotizzare fratelli e Fitto assieme, magari con qualche transfuga anche dal NCD che ormai sembra destinato a farsi assorbire dal PD di Renzi. 
Sinistra PD, SEL e gruppetti vari mi sembrano completamente allo sbando e onestamente non vedo alcuno sbocco elettorale per loro, vittime come sono di posizioni politiche che sono state travolte dalla drasticità della situazione poltica a livello mondiale, da costoro sostanzialmente ignorata. 

Diciamo la verità, la parola sinistra in politica è del tutto sputtanata ed inservibile, secondo me a giusta ragione. 

Su Grillo c'è poco da dire, si tratta di un raggruppamento che trae la sua forza esclusivamente dalla debolezza degli altri, sostanzialmente un'alternativa all'astensionismo, e quindi le sue sorti sono determinate essenzialmente dai comportamenti degli altri soggetti politici. 

Ho provato a tracciare alcune possibili direzioni nella politica italiana, ma bisognerà ritornarci aggiornandosi rispetto a ciò che succederà in Italia, in Europa e nel mondo intero. 

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