sabato 22 novembre 2014

DRAGHI, LE BANCHE E LA RENDITA

Trovo stravagante e nello stesso tempo interessante il modo di parlare di Draghi, che sostiene di volere contrastare lo strapotere delle banche (che tra l'altro sono in ultima istanza proprietarie della BCE che egli dirige) nei confronti, udite, udite, dei risparmiatori.
Secondo voi, questa affermazione ha un suo senso compiuto? Secondo me, nessuno, come tenterò di argomentare...

Forse sarebbe bene ricordare a Draghi che il denaro è qualcosa di indistinguibile. Se io ho una banconota da dieci euro, so che essa è la copia di chissà quante altre banconote che stanno nelle tasche di altre persone, soporattutto di cittadini europei. 
Ora, le banche non possono mai essere delle pure intermediatrici, il loro fine come ogni altra attività lavorativa è il profitto, quindi le banche non solo hanno lo scopo istituzionale di praticare il credito, trasferendo i risparmi degli uni a prestiti di altri, anch'esse aspirano ad accumulare denaro. 
Non solo, data la loro natura privata (ma è possibile anche nel caso di banche pubbliche), i risparmiatori possono anche essere azionisti delle banche. Come vedete, non si capisce come si possa distinguere in maniera rigorosa i soggetti bancari dai soggetti detentori di capitali di natura mobiliare, i ruoli tendono sempre ad intercambiarsi. 
Insomma, le parole di Draghi individuano come discrimine qualcosa che con tutta evidenza non può costituire un discrimine. 
Del resto, davvero negli anni passati i risparmiatori sono stati danneggiati? A me pare con tutta evidenza di no, anzi lo sforzo congiunto di tutti i governi è stato quello di evitare (io dico ritardare, perchè i fattori strutturali non sono stati rimossi) i fallimenti bancari, e chi aveva una ricchezza mobiliare, sia sotto forma di denaro magari depositato in banca, sia sotto forma dei più svariati e improbabili titoli di credito, dai tradizionali titoli di stato, ai più irrintracciabili derivati bancari, li detiene ancora. 
Tutto ciò tuttavia è avvenuto a scapito dei redditi da lavoro, mai come in questi anni si è avuta la concreta opposizione tra rendita e reddito da lavoro, e mai come in questi anni questo tradizionale contrasto è stato occultato, tanto che non v'è alcuna percezione a livello di grandi numeri di questo genere di problematiche. 
La crisi finanziaria la cui origine potrebbe essere.descritta come il tentativo della rendita di crescere illimitatamente sfruttando sino in fondo l'ambiguità del ruolo del denaro in ecomonia, una sorta quindi di ingordigia tanto senza freni quanto idiota, è stata controllata (ma non risolta, sfido chiunque a dire quale dei problemi iniziali sia stato portato a soluzione) a scapito degli interessi economici generali, tramite insomma un ritrarsi dello stato dal suo ruolo fondamentale di stimolo dell'attività economica, perchè si sono dovuti concentrare gli sforzi per salvare le ingorde banche. 
Il risultato è sotto i nostri occhi, le banche non hanno minimamente smesso di essere ingorde, sono anzi quanto mai potenti e di fatto il loro salvataggio non ha costituito come era lecito aspettaris una loro dichiarazione di impotenza, ma la consacrazione del loro prevalere sulla sovranità degli stati nazionali. Insomma, è come se chi è stato appena salvato da un guaio che ha commesso, si rialzasse con un sorriso sarcastico dicendo al suo salvatore che egli intende commettere altri guai e che pretende che il salvatore gli dia sempre e subito tutto ciò che egli chiede. Gli stati, evitando con tutti i mezzi possibili e a qualsiasi costo sociale collettivo il salvataggio delle banche, si sono automaticamente messe al servizio del sistema bancario globalizzato, perdendo ogni residua traccia di sovranità. 
Si poteva fare diversamente? Io non ho dubbi in proposito, si doveva fare diversamente, il sistema bancario doveva fallire come conseguenza dei suoi stessi errori, e pazienza se molti innocenti ci avrebbero rimesso i risparmi, la funzione dello stato non è quella di salvare la rendita affossando l'economia. 
La cosa tra l'altro si poteva gestire a livello internazionale in maniera del tutto controllata, sostituendo il sistema bancario privato con uno pubblico creato appositamente (nulla dovrebbe essere esclusivamente pubblico come le banche!), e prevendendo forme di indennizzo in proporzione inversa all'ammontare del credito.
Perchè poi bisogna intendersi, quel numero che esprime l'ammontare del nostro conto bancario non potrà mai essere assimilato a merce, e il dramma è proprio questo, che una teoria economica sballata purtroppo ampiamente condivisa da soggetti politicamente anche molto eterogenei, pretende di costringerci a considerare il denaro come merce, quando esso è soltanto uno strumento di politica economica. 
La pretesa contro ogni ragionevolezza di considerarlo merce, ci porta a situazioni come la presente, perchè una idiozia rimane tale anche quando insistiamo per considerarla una verità, e quindi insistere si traduce in conseguenze dannose perchè parte da una negazione della realtà come effettivamente è. 

Draghi insomma ci ha ribadito che egli difende la rendita, tanto da non fidarsi neanche degli stessi gestori della rendita, il sistema bancario, un ultrà della rendita potremmo dire.

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