La fanfara della propaganda renziana sostiene con forza che la strategia delle riforme nei mille giorni secondo il progetto chiamato "passo dopo passo" è una garanzia per i cittadini. Egli si espone impegnandosi in un programma dettagliato visibile da tutti e quindi egli sostiene di avere proposto una sorta di prova-finestra, il massimo di trasparenza possibile di fronte ai cittadini tutti.
In realtà, sul piano comunicativo questo progetto è stato costruito abilmente, ma nella sostanza è esattamente l'opposto di ciò che vuole far credere di essere...
Innanzitutto, e fin qui ci arriva anche la grande stampa, mille giorni non sono certo un periodo di tempo breve. Non solo realizzare le riforme proposte non può richiedere un lasso di tempo così lungo e contemporaneamente pretendere di essere efficienti, ma un leader che si inchioda ad uin programma così dettagliamente definito sta contestualmente dichiarando che le sue scelte di governo prescindono da quanto nel frattempo va verificandosi sia qui in Italia che nel mondo. Un politico che davvero si sentisse vincolato oggi a ciò che farà sino alla prima parte del 2017 senza tenere conto delle mutate condizioni nel frattempo maturate, dovrebbe essere considerato a livello di un mentecatto.
La cosa più interessante tuttavia riguarda la strategia comunicativa dell'elenco delle cose da fare. Essa, da una parte è dettagliata fino alla minuzia come lo deve essere un elenco che si rispetti, perfino con la specificazione della cadenza temporale, ma è vaga fino all'indeterminatezza totale nell'indicare il contenuto effettivo di ogni titolo di provvedimento. E' un elenco appunto, e quindi gli manca la sostanza della volontà politica che sta dietro al programma.
Il risultato è che dietro tanti titoli e scadenze, si nasconde il nulla, lo stesso nulla che si cela dietro il termine "riforme", come se esso potesse indicare qualcosa più della pretesa di riscrivere le regole a modo proprio, senza che i cittadini possano entrare nel merito delle proposte. Insomma, Renzi pretende che gli battiamo le mani perchè egli intende rifare l'Italia, come se il rifare costituisca di per sè un vantaggio indiscutibile, come se invece non sia possibile che riscrivere una legge costituisca in effetti un peggioramento rispetto alla situazione attuale.
A questo punto, a qualcuno comincerà a disturbare questo mio criticismo così implacabile e vorrebbe sapere cosa invece dovrebbe fare un buon governante.
Ebbene, cosa debba fare un buon governante è abbastanza ovvio ed è preoccupante che tanti soloni che ci propinano i loro commenti giornalieri sulla grande stampa non siano in grado di suggerirlo ai loro lettori. Si tratta semplicemente di promettere di risolvere i problemi che abbiamo di fronte. Parliamoci chiaro, a me, comune cittadino importa poco della concreta articolazione delle misure che il governo intende adottare, se soffro perchè la crisi ha mangiato una parte consistente del mio salario, magari ha fatto perdere il lavoro a mia moglie e non da' alcuna prospettiva concreta di occupazione ai miei figli, ciò che voglio è superare questi problemi.
Quando quindi Renzi mi fa un elenco nello stesso tempo dettagliato e vuoto come prima argomentavo, io non so che farmene, dietro questo dettaglio i cui contenuti saranno stabiliti da lor signori a tempo debito, c'è il silenzio su quelli che dovrebbero i veri impegni, quello che era il programma quando ancora la politica era la proposizione di una ipotesi rispetto a tante altre possibili. Renzi la sostituisce con la pretesa di efficienza della propria azione. E' sparita dall'orizzonte politico la questione fondamentale delle scelte tra A e B, e rimane solo la competizione tra un Letta che stenta a realizzare provvedimenti e Renzi che invece va veloce, ha energia come diceva la merkel (secondo me, con una abbondante dose di ironia), ma a nessuno è chiaro cosa di realmente politco ci sia di differente tra i due politici.
Dietro quindi la cortina fumogena dei dettagli, si nasconde il vuoto di contenuti e di impegni davvero cogenti. Renzi, essendosi impegnato soltanto a seguire un diario che ha proposto, non si è impegnato a sostenere che essi siano in grado di risolvere i problemi, come se realizzare provvedimenti possa avere un aspetto valoriale indiscutibile.
Nella follia in cui siamo ormai immersi, si applaude a chi "fa le cose", senza chiedersi se ciò che si fa sia positivo o tragicamente negativo.
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