venerdì 10 agosto 2012

IL GIOCATTOLO SI E' ROTTO, MA I GIOCATORI NON SE NE SONO ANCORA ACCORTI

Assistere in questi ultimi mesi ai dibattiti politici, ci mostra una strana umanità, apparentemente incapace di prendere atto della profondità della crisi in atto, e quindi divisa tra le varie misure economiche da assumere per uscirne...
Naturalmente, visto che queste misure partono da una diagnosi sbagliata della situazione, esse non possono che rivelarsi insufficienti, ma le correzioni via via proposte, ognuno con le proprie formule, risultano a loro volta anch'esse inadeguate. 
E' difficile prendere atto che il giocattolo si è rotto, che il meccanismo dell'economia capitalistica, del tutto analogo a quello di una catena di S. Antonio, non funziona più, e che bisogna azzerare la situazione. 
La pervicacia con cui un ceto dominante mediocre e pusillanime, praticamente senza eccezioni significative a livello mondiale, insiste con terapie devastanti ed assolutamente non risolutive non fa che peggiorare ulteriormente, si può dire giorno per giorno, la situazione economica, con ciò ritardando la risoluzione dei problemi. 
In ogni caso, che ce ne vogliamo rendere conto o no, la folle rincorsa verso la distruzione del proprio stesso habitat per potere disporre dell'ultimo oggetto uscito sul mercato, inutile per principio, sta per finire. Ciò che sbalordisce è che ciò non avvenga per presa d'atto della limitatezza delle risorse naturali, di tutte le risorse naturali, non soltanto di quelle definite rare, e neanche perchè effettivamente queste stiano venendo ad esaurirsi in maniera così palese, cioè sul mercato, ma perchè questo essere in fondo stupido come l'uomo ha per eccesso di avidità messo in crisi, tendenzialmente in modo irreversibile, lo stesso meccanismo economico. 
Proprio ieri, assistendo al consueto dibattito su LA7 nel corso di "Omnibus", era uno spettacolo patetico vedere come questi omuncoli così presi da quel frammento di potere e di visibilità che hanno conquistato non si sa come, avanzassero proposte addirittura ridicole, sempre a paritre da premesse assunte come dogmi, e rinfacciandosi l'un l'altro i propri stessi difetti, pur se divisi solo su questioni di dettaglio, anche se questi dettagli finiscono per diventare l'universo delle posizioni presenti. 
Del resto, è significativo che nel minuscolo del mio blog, sia praticamente impossibile suscitare non dico un consenso collettivo su punti che potrebbero apparire perfino ovvii, ma neanche un dissenso che possa tradursi in un contraddittorio, come se i miei rari visitatori, vedendo qualcosa di sgradevole, preferissero voltarsi da un'altra parte. 
Non posso allora che mettermi alla finestra, esponendo il mio proprio manifesto. Forse, quando tutte le pretese di uscire da dove ci troviamo con misure che comportino fregare il vicino a proprio favore si riveleranno vane, allora qualcuno potrebbe anche guardare altrove, ma questa è un 'altra storia da affidare alla generazione giovane.

11 commenti:

  1. Vincenzo, leggo il tuo blog come fosse un editoriale . E spero che tu non l'abbia a male, ma nella nostra città abbiamo formato un gruppo del movimento 5 stelle e leggo i tuoi testi come fonte di ispirazione del pensiero di questa che sarà la nostra lista civica . le tue riflessioni sono le mie , ma naturalmente esposte in modo più chiaro ed illuminante di quanto siano nella mia testa.

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  2. Caro amico, leggerti è una goduria per la mente, ma se il dibattito manca non è "demerito tuo". Il problema è che quando si ha di fronte un ragionamento lucido e "crudele", la gente comune preferisce sorvolare, poiché si rende conto che la ragione non sta mai dalla parte dei saggi. È un meccanismo per niente costruttivo, ma nemmeno si può pensare che "per magia" la gente si metta a meditare su tutti ragionamenti che contengono pensieri e analisi degni di attenzione. La deculturazione è ormai diffusa in tutta la società e chi crede di esserene fuori ne paga lo stesso gli esiti nefasti. Così è la maggioranza degli italiani che, pur riuscendo a separare "il bene dal male", non si sforza minimamente di comportarsi di conseguenza. Ciao!

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  3. Condivido il commento di Riverinflood

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  4. Carissime/i,
    vi ringrazio per i vostri commenti davvero graditi, ma purtroppo non ho tempo per rispondere adesso. Mi riprometto di farlo appena mi sarà possibile.

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  5. Leggo tutti i tuoi post, sono una fonte informativa inesauribile. Raramente li commento, poiché il più delle volte sovrastano di molto la mia capacità relativa a ciascuno. E non me la sento di scrivere "hai ragione", "è così", "letto e approvato", ecc. La mia ben nota capacità di sintesi non me lo consente. Fatto piatto forte un ".", se non sono in grado di metterci un contorno discreto, mi astengo dall'entrare nel merito. Mi piace pensare che siano in tanti nelle mie condizioni.
    Quanto agli "omuncoli" (così già troppo ben definiti), ormai definirli quaquaraquà sarebbe per loro già onorevole, e purtroppo non so che titolo ci sia più in basso di questo.
    O, meglio, lo so perfettamente, più in basso, oggi ci sono (siamo) gli italiani, che sopportano questa sceneggiata di non politica come se riguardasse un altro Paese e non il nostro.
    Ciao.

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  6. Leggo:"Devono cessare le pretese di uscire dalla crisi attraverso misure che comportino fregare il vicino a proprio favore". Personalmente ho esperienza che in generale è difficile qualsiasi tentativo di coinvolgere le persone per ottenere un vantaggio comune. Aggiungo che se il vantaggio ha un importo minimo, viene pure disprezzato.

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  7. @Antonella
    Antonella, oltre che ringraziarti della stima che mi hai sempre manifestato, non posso che augurarti il successo che la tua passione civile meriterebbe, e non credo che il mio contributo possa risultare così significativo.
    Sul M5S, conservo le mie riserve, ma di certo non condivido i pregiudizi sprezzatamente negativi che la grande stampa ci propina giornalmente.

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  8. @Rivedrinflood
    Carissimo, sei troppo generoso nei miei confronti.
    Nel merito, ciò che io lamento non è l'atteggimento della gente comune, ma la totale mancanza di un ceto dirigente alternativo.
    C'è un conformismo ideologico soffocante che non incontra resistenze a nessun livello, anzi chi ne avrebbe i mezzi culturali è pronto a prostituirsi appena possibile, seppure anche gli atteggiamenti più furbi spesso coincidono anche con quelli più stupidi, soprattutto quando il livello delle questioni in gioco è tale da prevedere l'eventualità di esiti catastrofici.

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  9. @Ornella
    Grazie anche a te, e non posso che dedicarti la stessa risposta data a Riverinflood.

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  10. @Gattonero
    Sei, tra i miei lettori più assidui, probabilmente il più recente, e non posso che gradire questo tuo commento di condivisione di certe mie considerazioni. Mi spiace soltanto che tu sia così severo verso di te. Hai uno splendido blog, che curi con assiduità e intelligenza, e che come sai meglio di me è molto seguito.
    D'altra parte, se tu gradisci le cose che dico, significa che le pensi anche tu, e ciò naturalmente significa che se ho un qualche merito, lo condivido con te e gli altri che mi seguono.

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  11. @Michiamoaldo
    Beh, ma io non volevo fare una fotografia dell'esistente, e quindi anche se "così fan tutti", e cioè pensano di poter risolvere i propri problemi a scapito di altri, io obietto che questo atteggiamento non risolve le questioni. Dico appunto che forse di fronte all'evidenza di una chiara inadeguatezza di tale comportamento, qualcuno possa convincersi a battere altre strade, ma certo non è un risultato scontato.
    Nel merito, io mi riferivo allo spirito fortemente competitivo in campo economico che il liberismo impone al mondo intero.
    E' logicamente inevitabile che, a fronte del successo di qualcuno, ci debba necessariamente essere il fallimento di qualcun altro, non si tratta di una possibilità ma di una certezza. Ricordiamoci che proprio quando si pensa di essere i migliori, e di avere prevalso, ci sarà sempre qualcuno pronto a toglierci questo primato.

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