mercoledì 22 agosto 2012

A CHE SERVE FARE PREVISIONI SUL DECORSO DELLA CRISI

Devo ringraziare il Giandavide di cui ho scritto per le sue osservazioni critiche che mi rivolge, ed anche Ornella e Aldo, perchè mi spronano a meglio esprimere le mie tesi ed a chiarirne dei passaggi che colpevolmente a me sembravano ovvii.
Dunque, la mia tesi di fondo a proposito della crisi economica in cui il mondo occidentale si ritrova dal 2007, dovrebbe essere nota anche ai miei lettori più distratti.
E' un dato di fatto acquisito praticamente da tutti che la crisi nasca proprio nello stesso centro dell'impero mondiale, gli USA, nel corso della presidenza Clinton. Quella amministrazione, in stretta combutta con il presidente pro tempore della FED Greenspan, in risposta all'incapacità dell'economia USA di crescere per un  periodo prolungato, decise di utilizzare la classica carta della crescita della liquidità, ma in maniera mai fino ad allora tentata nella misura e, fatto determinante, lasciando al sistema bancario una piena libertà di movimento...

Molti, ed io tra questi, sostengono che quindi la causa prima della crisi sta in una incapacità intrinseca del capitalismo a sostenere la crescita ininterrotta, condizione imprescindibile per il suo funzionamento.
Anche chi non concordasse su quest'aspetto, non può comunque ragionevolmente dissentire sul fatto che questi provvedimenti legislativi ed amministrativi stiano allla base dell'attuale crisi, attraverso il moltiplicarsi di emissioni di titoli da parte del sistema bancario, e la connessa bolla immobiliare. Anche qui, bisogna intendersi, in questo specifico caso, la bolla immobiliare sta a valle dell'inflazionarsi di titoli bancari, è soltanto uno dei modi che i banchieri utilizzarono per piazzare i loro titoli. In Spagna invece, tanto per fare un esempio differente, il boom immobiliare era lo scopo primario  stimolato dal governo di Zapatero ma anche di quello precedente, per fare crescere l'economia, e i mutui bancari stavano quindi a servizio di questo specifico scopo. Mentre quindi per la Spagna si deve parlare di bolla immobiliare, nel caso degli USA la bolla immobiliare si deve considerare come un aspetto di un fenomeno più generale, ed a mia conoscenza senza precedenti storici, di uso spregiudicato delle teorie keynesiane innestate su un substrato liberista, e difatti si parla di monetarismo keynesiano, un'apparente antinomia, ma che ben descrive il senso di questa operazione.
Quando nell'autunno del 2008 questa montagna di titoli si è rivelata per ciò che era, un mucchio di cartacce, Bush non seppe far di meglio rispetto a quanto Greenspan aveva fatto, finanziare le banche con una nuova immissione di dollari in modo che potessero onorare i loro titoli evitando il fallimento (con la nota eccezione della Lehman & brothers).
Tuttavia, poichè i titoli tossici, cioè inesigibili, continuano a stare sul mercato (attraverso i noti derivati, cioè collages di differenti titoli), dovrebbe essere evidente per tutti che i provvedimenti assunti da Bush (con la benedizione di Obama, eletto ma non ancora insediato) non costituiscono la soluzione del problema. Nei fatti, il sistema bancario globale è già fallito, perchè ha messo a patrimonio una merce fasulla, titoli che costituiscono solo cartaccia. La terapia del governo USA, in pieno accordo con quello UK, è chiaramente quella di Bush, fornire alle banche tossicodipendenti dosi crescenti della loro droga: chi può dire che si tratti di una terapia efficace, si tratta con tutta evidenza di un modo di rinviare il momento in cui il fallimento non potrà più essere evitato neanche ufficialmente.
Qualcuno potrebbe dire, come del resto ha fatto Giandavide, che è meglio astenersi da simili profezie (ignorando evidentemente la differenza tra profezia e previsione), ed anzi non entrare neanche nel merito di considerazioni come quelle che sto scrivendo qui.
Se effettivamente le mie previsioni, declassate da qualcuno allegramente a profezie, fossero una pura esercitazione dialettica, si potrebbe convenire che è meglio non approfondire scenari futuri. Il punto tuttavia è che nella situazione data, proprio a causa di questo fallimento che incombe, noi assistiamo ai suoi attuali effetti, cioè seppure allo stato potenziale, esso riverbera già oggi i suoi nefasti effetti.
Elenco brevemente quelli che considero gli effetti di una terapia fittizia:
- la montagna di titoli continua a crescere per il loro rinnovo, il pagamento dei loro interessi e i lauti stipendi dei banchieri che non rinunciano certo a cintinuare ad arricchirsi (visto che dirigono banche che ufficialmente non sono fallite e che hanno piena autonomia su queste materie)
- il denaro necessario per proseguire in questo meccanismo infernale, rischia di innescare un meccanismo inflazionistico generale, cioè lo stesso denaro può improvvisamente diventare anch'esso cartaccia come nel caso della repubblica di Weimar. A differenza di quel caso storico, oggi, a causa della globalizzazione, sarebbero un po' tutte le valute ad essere coinvolte, e si potrebbe determinare un blocco, pur se temporaneo, del commercio internazionale per il rifiuto dei governi di farsi pagare merce con denaro prtivo di valore
- le grosse banche del mondo anglosassone diventano sempre più aggressive verso stati che si mostrano imbelli, allo scopo di spostare risorse economiche dai privati al loro sistema e di obbligare anche stati più restii di quelli anglosassoni a immettere liquidità (vedi Germania), e farlo senza indugi ulteriori. Queste due misure sono per le banche, vitali allo scopo di prolungare quella che con tutta evidenza appare con una loro più o meno lenta agonia.
A fronte di questa che io vedo come la vera situazione (ma vorrei essere smentito con argomentazioni abbastanza convincenti), qui parliamo di dettagli di importanza limitata.
Se quindi dimentichiamo dove è nata e dove ancora oggi sta il centro della crisi, non comprendiamo come la crisi nell'eurozona sia una crisi importata.
Ricordiamo allora, sennò prendiamo lucciole per lanterne, che il coinvolgimento dell'Europa nella crisi  è posteriore, e neanche di poco. Certamente, data la stretta interdipendenza del sistema bancario, anche le grosse banche europee, anche quelle continentali, hanno subito danni dalla crisi. 
Ciò che invece un quadro desolante di governanti europei ha colpevolmente permesso che avvenisse, è stato il gioco di prestigio di trasformare un problema di debito privato (quello appunto creato dal sistema bancario mondiale, privato per la stragrande parte), in un problema di debito pubblico. 
Come ho detto in altre occasioni, l'Europa ha costruito la moneta comune in maniera dirigistica, proseguendo una strada da lungo tempo intrapresa di porre in sostanza i popoli europei di fronte al fatto compiuto di elementi strutturali vincolanti, sperando che seguisse un'adesione politica esplicita ad una struttura pienamente federale. Personalmente, credo che almeno alcuni dirigenti europei hanno intrapreso questa difficile strada in buona fede. 
Ciò tuttavia non esclude che si tratti di un tragico errore di cui paghiamo le conseguenze. 
Al primo stormir di folgie, ai primi attacchi speculativi da oltreoceano, ognuno ha deciso di difendere il proprio orto fregandosene allegramente delgi altri paesi europei. Nei fatti, tipicamente la Germania ha sin dall'inizio truccato le carte quando ha spregiudicamente giocato la carta della competizione interna all'europa più feroce, non disdegnando di violare i patti riguardo ad esempio all'inflazione: di fronte all'accordo per un'inflazione del 2%, la Germania ha avuto un'inflazione prossima all'1%. Allo scoppio l'anno passato dell'attacco speculativo tuttavia, la cosa è divenuta palese, quando, come ormai è comunemente considerato assodato, la principale banca tedesca, la Deutsche, si è disfatta nel giro di circa un mese di tutti i titoli pubblici italiani che aveva in portafoglio, determinando subito un forte aumento del famoso spread. 
Non posso qui riassumere neanche nella maniera più sommaria la serie di atti unilaterali dei vari stati europei in aperta concorrenza l'uno dell'altro. L'evidenza è che oggi non vi è neanche un frammento di condizione per costruire l'europa. L'accanimento con cui talune forze politiche nostrane, tipicamente il PD, insistono sul progetto europeo blaterando di maggiore politica, ha del patologico, l'europa è costituita da strutture di tipo burocratico e non rappresentative perchè solo organismi dirigistici, che si possono permettere di ignorare l'opinione della gente, tirano la carretta del progetto europeo. L'unica europa oggi possibile è quella effettivamente realizzata, e su questa dobbiamo esprimere i nostri giudizi. E' francamente penoso tirare in ballo l'esigenza di più politica in europa, sia perchè se davvero ci fosse più politica, i vari paesi tenderebbero a tirarsi fuori, e sia perchè viene da chi ha colpevolmente accettato di farsi esautorare dal proprio ruolo politico: con che faccia va blaternado di politica quando ha assencondato con tanto entusiasmo il progetto del governo Monti che è proprio la negazione del ruolo della dialettica politica tra formazioni differenti? 
Nè si può convenire con chi evoca scenari di divisioni europee susseguenti alla dismissione dell'euro, non perchè non sia necessario considerare anche questo aspetto, ma perchè questo stato di continuo dissenso e scontro, abilmente gonfiato da una stampa irresponsabile, è proprio la condizione più propizia a creare rancori ed odio il cui sbocco è imprevedibile.
Insomma, avremmo certo bisogno di un'Europa federale che fosse in grado di assumere decisioni difficili ed impopolari come quello di ridimensionare il ruolo dei mercati ed intraprendere la strada di un sistema economico che invece di comandare alla politica, sia da essa comandato, ma ciò non può certo implicare che noi chiudiamo gli occhi di fronte ad una realtà ben differente e nei fatti mortificante di un'europa diretta da burocrati e politicanti di bassisssimo livello, in parte venduti al potere economico mondiale, in parte pusillanime e incapace di assumere le decisioni più coraggiose. 
Per questo, penso che non sia sufficiente, anzi in qualche misura perfino fuorviante, la semplice parola d'ordine dell'uscita dall'euro. Questo passo è necessario solo in quanto premessa alla dichiarazione di default e costituzione di forme di protezionismo commerciale, come ho già detto altrove. E' evidente che sarei felice che fosse un'europa unita a fare questa operazione, ma sono costtretto a prendere atto delle direzioni divergenti che i paesi europei stanno assumendo, e quindi bisogna ricostituire la sovranità nazionale. 
Una fase, possibilmente breve, di separazione consensuale può far molto bene al progetto europeo, se evidenzia i costi della separazione, molto più che un accanimento che oggi appare del tutto irragionevole. 
Come giustamente dice il mio interlocutore, la politica ha i mezzi per imporre al sistema bancario globale la propria disciplina. Detto questo, sarebbe da ciechi non vedere che nessun governo nel mondo l'ha fatto. Ciò che abbiamo visto sono i settecento mila miliardi di dollari gentilmente donati dagli USA alle proprie banche nel 2008, ed anche in europa i tedeschi così ligi con gli stati, non hanno esistato ad assecondare l'operazione del dono, mascherato da maxi-prestito di ben 1000 miliardi di euro da parte della BCE di Draghi alle banche europee. 
Poco importa per costoro che questi doni non siano risolutivi della situazione di fallimento delle banche, come dimostra anche il buco recente della JP Morgan, la prospettiva del fallimento che trascinerebbe anche un gran numero di risparmiatori-elettori paralizza ogni decisione che andasse nella giusta direzione. 
Così, la prospettiva più probabile coincide anche con quella di massimo impatto negativo sull'economia.
Alla fine di questo excursus sulle questioni economiche, vorrei quindi riprendere il filo iniziale del discorso.
Niente profezie millenariste, niente ricerca e desiderio di catastrofi, da parte mia c'è solo l'esigenza di chiarire i termini reali della situazione al fine di assumere decisioni che siano appropriate. Chi mi attribuisce le colpe più improbabili, dovrebbe riflettere sullo specifico della dicotomia debito pubblico/debito privato, e di come a partire dal ripetere la litania dei problemi del bilancio pubblico, si siano esposte le persone alle misure più severe ed inutili al fine che si dichiarava. 
Se il mio impegno sulla questione in oggetto ha consentito anche a poche persone di rendersi conto delle falsità che vengono dette e di come siamo prigionieri di un progetto scellerato che ci impoverirà senza salvarci, riterrò che esso non sarà stato inutile, e che le accuse rivoltemi saranno comunque servite a qualcosa. 
Io non desisto, almeno finchè in questo paese sarà ancora possibile esprimere opinioni.

4 commenti:

  1. Ci impoveriremo tutti senza salvarci....Hai ragione ci condanneranno a questo, ma che dirti, prima o poi me ne farò una ragione anche perchè io personalmente non posso farci niente e, per fortuna, non siamo eterni!
    Perdona la banalità del mio commento, ma tu sai che ben pochi sono alla tua altezza nell'argomentare, ecco perchè quasi nessuno osa dibattere con te. Ed io non finirò mai di ringraziarti per la signorilità che mostri nel prestare attenzione alle mie esternazioni.

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  2. Condivido il pensiero di Ornella. Quindi aggiungo i miei di ringraziamenti. Leggo volentieri argomenti e considerazioni che non si trovano in genere. Una domanda: "quando sembrava che la misura fosse colma, hanno messo a patrimonio merce fasulla", le Tue profezie tengono conto di queste variabili o si verificheranno quando la loro fantasia si sarà esaurita?

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    1. Scusa Aldo, ma perchè seguiti a chiamare profezie le mie previsioni?

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  3. Hai ragione, in effetti nel tuo post dici "niente profezie" ma " chiarire i termini reali". Me ne scuso, però ugualmente la domanda è se le tue analisi tengono conto che questi quando non ce la fanno truccano le carte. Questo concetto non vale solo per l'economia. Pensa al sistema elettorale, quando si sono accorti che la gente si stava svegliando hanno tolto le preferenze. Cioè, questi cambiano le regole durante la partita!

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