martedì 17 gennaio 2012

IL DEBITO PUBBLICO E' UN SUPREMO DIRITTO STATALE

Oggi, proprio a partire dalle cose che ho scritto nel mio libro e che ieri ho riportato nel precedente post, vorrei occuparmi dell’attualità economica.
A “In onda” domenica, Oscar Giannino diceva che sicuramente all’origine la presente crisi è stata generata dal debito privato, quelle delle grandi banche d’affari con i famosi mutui subprime, ma successivamente si era commessa una grossolana sciocchezza nell’ignorare la sostanziale equivalenza dei debiti pubblici.
Vorrei appunto ricordare a Giannino che questi due tipi di debiti non possono in alcun modo essere assimilati, pena la messa in discussione dell’organizzazione statale.
Il sovrano è stato sempre tale anche in virtù del privilegio di contrarre debiti a proprio piacimento. Come ricordo appunto nel mio libro, il denaro è una forma di debito che lo stato contrae con i propri cittadini, e quindi non come comportamento occasionale, ma come fatto sistematico, lo stato stampa moneta e in questo modo emette titoli di credito. Una banconota non è richiesta perché la carta su cui è stampata può fare da combustibile e riscaldarci, non ha un suo valore d’uso, è soltanto un “pagherò” da parte dello stato verso i suoi cittadini ed anche nel mondo globalizzato verso tutti. Anzi, oggi il denaro non viene neanche stampato, è semplicemente un numero che viene contabilizzato informaticamente, ma che egualmente esercita effetti importanti sull’economia.
Così, non ha senso mettere in dubbio la solvibilità di un certo paese, il che naturalmente non corrisponde a dire che emettere moneta o titoli di debito sia senza alcun effetto e che possa essere fatto impunemente.

Altrove difatti, ho specificato che i conti pubblici in ordine vanno messi in ogni caso, perché hanno effetti fondamentali sull’inflazione, sulla possibile svalutazione, ed anche sulla distribuzione delle risorse economiche, ma ciò che risulta inaccettabile è che possa venire messa in dubbio la solvibilità di un paese. Non sono uno storico dell’economia, ma mi pare che sostanzialmente tali problemi di solvibilità anche in passato si siano verificati solo quando qualcuno delega la propria possibilità di stampare moneta, come fu per l’Argentina che decise di vincolare il valore della propria valuta al dollaro, o come oggi avviene nell’area euro per la scelta di una entità sovranazionale come la BCE come l’unica detentrice della facoltà di emettere moneta.
Qui, quindi, ciò che i paesi dell’area euro devono fare è chiaro, imporre alla BCE di svolgere un ruolo analogo a quello svolto dalla Federal Riserve negli USA o dalle banche nazionali negli stessi paesi europei prima che decidessero di avere una valuta comune. Tutte le altre ipotesi sono fasulle, sia il fondo comune che si vuole dotare di un grande capitale, che l’emisisone di eurobonds, si tratta tutti di pannicelli caldi che costeranno agli europei tantissimo. Il punto è che se tu sei un grosso speculatore e sai già di quante munizioni disponga il tuo nemico, basterà sopravanzare tali munizioni, ed in ogni caso ci proverai.
Solo se la BCE ha fondi inesauribili perché ha facoltà di stampare euro in quantità illimitata lo speculatore non può più nutrire speranze di prevalere, e così questa soluzione sarebbe perfino la meno dispendiosa perché si toglierebbe la stessa motivazione speculativa.
Ora Monti tenta di fare la voce grossa, a quanto pare spalleggiato dallo stesso Draghi, ma la questione è secca, o la BCE garantisce i titoli di stato dei membri dell’euro o non lo fa ed in questo caso, senza perdere altro tempo, si deve uscire dall’euro.
Rimane ancora la soluzione del controllo dei mercati fino alla loro chiusura, ma questa classe politica europea non ha il profilo per fare di queste scelte, e così prima o poi anche la soluzione di emettere moneta per coprire i titoli spazzatura in giro per il mondo darà luogo a uno spaventoso big bang i cui esiti non possono essere minimamente previsti oggi, ma almeno avremo postergato questo momento, togliendo i nostri paesi dal ruolo imbarazzante in cui oggi si trovano, di vittima di turno.

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