sabato 28 gennaio 2012

BSDIP (BANKING SYSTEM DEFAULT INTERNATIONAL PARTY)

Comunemente, si dice che viviamo in società complesse, e che le problematiche sociali presenti sono di conseguenza complesse, e che le risposte a un simile livello di problematicità non possono che essere articolate se non esplicitamente parziali. 
Ora, questo quadro di complessità non rappresenta una verità o una falsità perchè la complessità è una categoria del pensiero, è una questione che non riguarda l'oggetto dell'analisi in sè, ma l'osservatore: ciò che a me può apparire complesso, indecifrabile, ad un altro appare di una totale banalità. 
Lo scopo delle teorie politiche dovrebbe proprio essere quello di semplificare le cose, di introdurre categorie di interpretazione dei fatti sociali in grado di creare una sintesi delle problematiche presenti e di proporre soluzioni adeguate.
Si può fare il confronto con le teorie fisiche, come quando la caduta dei gravi fu razionalizzata con una espressione estremamente semplice da Newton tramite l'introduzione di nuovi concetti quali massa e accelerazione. 
Mi scuso per la lunga premessa, necessaria per introdurre le questioni politiche ed economiche di oggi. 
Chi mi legge con regolarità, probabilmente si aspettava da me commenti sul cosiddetto decreto sulle liberalizzazioni. Un discorso puntuale sui singoli aspetti è certamente utile, anzi direi necessario, ma esso rischia di capovolgersi nel suo esatto contrario, cioè tradursi in un polverone che rende confuso ed appunto complesso tutto quanto. 
La mia tesi è invece che tutto può diventare semplice se i singoli provvedimenti vengono analizzati alla luce di una visione generale che preesista alla analisi in quanto tale. Questa visione generale d'altra parte non può che partire dal contesto complessivo. 
Metaforicamente, se ho la casa allagata, non penso per prima cosa ad asciugare l'acqua, ma preliminarmente mi accerto se la causa che ha provocato l'allagamento persiste, ed ove questa fosse la situazione, intervengo prioritariamente su tale causa, tipo tappare una falla o chiudere un rubinetto. Chi è così stupido da mettersi con un secchio a gettar via l'acqua lasciando che nel frattempo l'acqua continui a versarsi nella stanza? 
Ebbene, pensare di mettere in pareggio il bilancio dello stato senza considerare il quadro internazionale, somiglia proprio al comportamento di quello stupido che volesse svuotare una stanza mentre l'acqua continua a versarsi. 
Allora, ciò che è necessario mettere in evidenza, affinchè tutti, anche le persone meno informate o a digiuno completo di nozioni economiche, devono sapere è che il sistema bancario globale è tecnicamente fallito. Questo è il problema che abbiamo di fronte a noi, nessun altro problema se non questo. Parlare d'altro, significa volere distogliere l'attenzione da quell'unico e fondamentale problema. 
La verità è quindi che ci troviamo di fronte a dei governanti in tutti i paesi più sviluppati che sono letteralmente terrorizzati da questo stato di fallimento delle banche, per cui non si hanno risorse adeguate a far fronte. L'unica cosa che sanno fare, è puntellare le banche con interventi parziali, dando loro liquidità sia a spese del bilancio statale, sia stampando moneta. 
La liquidità fornita a danno dei bilanci statali si traduce in un impoverimento delle popolazioni a cui vengono richieste nuove tasse e si riduce l'attività economica creando disoccupazione. 
Invece stampando moneta, gli effetti non sono subito visibili, ma questa liquidità è forse perfino più dannosa anche per questa minore visibilità. Infatti, gli effetti sono sì ritardati, ma così finiscono con l'accumularsi diventando col tempo esplosivi. 
Se questa analisi è corretta, e non si capisce come possa non esserlo, allora qualsiasi governo che parli d'altro è nemico del proprio popolo, lo prende in giro parlando d'altro, giustificando i provvedimenti adottati sulla base di motivazioni inconsistenti, fasulle, messe su appunto allo scopo di ingannare la gente. 
Il minimo che si dovrebbe fare è pertanto pretendere che i governi mondiali mettano all'ordine del giorno come procedere al processo di fallimento delle banche nella maniera più indolore possibile. Questo processo dovrebbe naturalmente prevedere la costituzione contestuale di banche pubbliche che possano farsi carico delle funzioni dintermediazione indispensabili per l'attività economica, subentrando alle banche private ormai fallite. 
Al proprio governo nazionale, bisogna chiedere di isolare il proprio paese da questo contesto internazionale basato sulla truffa finanziaria con la costruzione di una quantità sempre crescente di titoli, in gran parte di quel tipo definito "derivato". 
Bisogna infine dare attuazione al primo articolo della nostra costituzione che ci dice che la nostra repubblica è basata sdul lavoro. Questa centralità del lavoro deve essere presa alla lettera: non è il lavoro al servizio dello sviluppo economico, ma la contrario è lo svuiluppo economico che dve essere al servizio del lavoro. 
Come un modo nuovo di fare politica, vorrei peertanto lanciare la parola d'ordine che potrebbe così essere formulata: "Facciamo fallire le banche". 
Su questa parola d'ordine, sarà possibile costruire una nuova aggregazione, e i politicxi attuali dovranno pronunicarsi rispetto ad essa, senza fughe a parlare d'altro. 
BSDIP (banking system default international party) potrebbe essere l'acronimo ddi questo movimento, una breve espressione per definire la malattia e la cura delle nostre società.

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