lunedì 1 agosto 2011

DEFAULT USA, ISTRUZIONI PER L'USO

Mi chiedo se qualcuno di voi ha capito qualcosa in questa vicenda, oggi a quanto pare scongiurata, del possibile default USA.
Apparentemente, girando nella blogsfera, mi pare che la maggior parte della gente si sia prudentemente tenuta fuori da questo argomento, e credo che ciò sia prevalentemente dovuto a una difficoltà a comprendere pienamente cosa stava accadendo proprio al centro dell'unica nazione davvero imperialista rimasta.
Naturalmente, non si può pretendere che uno come noi, che ha una sua propria professione, un suo proprio inerario culturale, debba avere specifiche competenze in campo finanziario, una cosa da specialisti, saremmo tentati di dire.
Eppure le cose non stanno proprio in questi termini, almeno io ho una visione differente della situazione.
Per cominciare a svolgere il mio ragionamento, vorrei partire da questo articolo, uno dei pochi editoriali il cui autore abbia avuto iol coraggio di esprimere un'opinione chiara in proposito.
Ebbene, la tesi dell'autore appare davvero sorprendente. Come potete apprezzare se leggete l'articolo, l'autore sostiene che il problema che gli USA si trovavano a fronteggiare era nella sostanza soltanto una schermaglia politica, nessun problema finaziario reale, come invece sarebbero per questo giornalista quelli che si trova a frontaggiare l'area dell'euro.
Il punto è che quando qualcuno richiama il concetto di reale e di realismo, allora è proprio il momento di stare in guardia. E se si adotta un atteggiamento critico, allora si capisce che il ragionamento di quell'articolo può essere agevo,lmente capovolto.
Detto schematicamente: cosa sarebbe successo negli USA a seguito del default, e cosa in Europa a seguito degli attacchi speculativi della passata settimana?
Ebbene, negli USA, nulla di realmente grave per l'articolista, semplicemente da settembre non si sarebbero potute pagare le pensioni e alcuni stipendi, quisquiglie e pinzellacchere, avrebbe detto Totò, soltanto che il governo federale non aveva più un dollaro a propria disposizione: dobbiamo allora concludere che per l'articolista tutto questo sia solo qualcosa di virtuale?
A fronte di ciò, in Europa avremmo avuto sostanzialmente un problema di quotazione di spread, come dire quindi che la considerazione del mercato per il debitore Italia era minore rispetto al debitore Germania. Qui, mi pare, siamo davvero nel virtuale, che si trasforma in reale solo per chi compra e vende spread o magari titoli di stato ed altri titoli a questi collegati. E' interessante notare come nell'articolo citato ciò appaia più reale del venire a mancare improvviso dei mezzi di sussistenza per milioni di cittadini USA.
Il problema però non sta nelle specifiche opinioni di specifici soggetti che operano nel settore dell'informazione, quanto piuttosto nella questione in sè. Il fatto è che i meccanismi dei mercati finanziari sono divenuti così complessi e tendono così tanto ad evolversi, che attribuire loro un significato appare davvero una pura questione di opinione.
Voglio insomma dire che il meccanismo di funzionamento dei mercati è diventato una variabile indipendente, che si autocostruisce, si autolegittima e infine si autointepreta.
Cosa sono i rating espressi dalle apposite società? A quale criterio oggettivo ed indiscutibile fanno riferimento? A nessuno, come si può concludere quando si veda che alcune volte esse esprimono giudizi differenti sullo stesso soggetto.
Ma c'è una questione più di fondo: il rating esprime un giudizio relativo o assoluto? In altre parole, si misura come un soggetto si colloca all'interno di una classifica che riguardi soggetti analoghi, oppure il giudzio esprime la soddisfazione di un criterio assoluto, che prescinda dalla situazione degli altri soggetti?
Pensavo a questo ascoltando i vari notiziari, e il sospiro di sollievo che il mondo intero avrebbe tirato alla notizia dell'accordo avvenuto tra parlamento e Presidente. Se il giudizio fosse relativo, la discesa di un pezzo grosso come gli USA avrebbe di fatto allievato la situazione di paesi in sospeso come l'Italia. Qui, non esprimo alcuna considerazione sulla relativa capacità di solvenza, che per inciso, mi pare ben più alta per l'Italia, i cui creditori sono ancora in lieve maggioranza propri cittadini, rispetto agli USA, i cui creditori sono quasi tutti esteri. Ma, qualcuno potrebbe obiettare, gli USA sono la prima potenza del globo. Questa però non è uina considerazione che si basi su motivazioni tecnico-finanziario, bensì chiaramente di tipo politico, e allora queste agenzie di rating sono a tutti gli effetti soggetti politici: per me non è certo una sorpresa, ma per altri, per i difensori del mercato, per costoro come si possono conciliare queste considerazioni con la sacralità intrinseca del mercato?
Allora, se non è relativo, il rating è un giudizio assoluto, ma subito viene fuori un altro problema: che senso avrebbe fissare un criterio assoluto e quindi necessariamente astratto? Se il rating non rappresenta un giudizio di valore, ma semplicemente un criterio per orientare le scelte degli investitori, allora, il criterio non può che essere relativo, scelgo gli USA perchè sono migliori dell'Italia o viceversa. Se entrambi i paesi sono pessimi, e così lo sono quasi tutti, allora come investitore il reating sartebbe del tutto inutile, uno strumento inadeguato allo scopo per cui era stato pensato.
La questione quindi è proprio quella che dicevo prima, che chi ha capacità di orientare il mercato, o peggio di determinarlo, lo fa esclusivamente per i propri interessi, e tutte le sciocchezze che ci vorrebbero far credere su ratings e roba simile sono solo pezze d'appoggio per scelte già fatte.
Ora, su questo vero e proprio imbroglio, si sta portando avanti un colossale processo di trasferimento di risorse economiche dai poveri ai ricchi del mondo, e tutto ciò avviene di fronte a una classe politica mondiale pusillamine o frnacamente complice, e di fronte a un'incomprensibile passività dei popoli, come se ci si facesse sfilare il portafoglio da un rapinatore che invece di usare un'arma per perpetuare il suo crimine, lo facesse con un ampio e simpatico sorriso, e le vittime si facessero abbindolare così facilmente senza opporre resistenza alcuna.

13 commenti:

  1. attendibile, direi

    http://www.beppegrillo.it/2011/07/il_default_degli_stati_uniti/index.html

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  2. A me pare che le agenzie di rating, "stranamente" tutte statunitensi, siano molto brave a vedere la pagliuzza nell'occhio (economico) europeo piuttosto della trave nell'occhio degli USA. E la cosa assurda e la passiva accettazione da parte dell'Europa di questa situazione assurda. Qui il mio piccolo post sull'argomento

    http://giuliogmdb.blogspot.com/2011/08/sempre-tripla-aaa-per-leconomia-usa.html

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  3. Eccomi qui di nuovo, un po' azzoppata perchè mi sono fratturata il quarto dito del piede sinistro inciampando in un pezzo di roccia sott'acqua; il mio mare m'ha tradito! :-D
    Ma veniamo alla tua analisi, che trovo più che plausibile, soprattutto per quel che concerne le società di rating che sono in palese conflitto d'interessi sia perchè appartengono a società finanziarie sia perchè sono americane. E quel che mi amareggia ancora di più è vedere gli europei assistere inermi a tutto questo sfascio. Per non parlare di chi ci governa che deve essere strattonato per la giacchetta perchè presti attenzione a ciò che sta portando il nostro Paese a rotoli! Obama appare tutti i giorni in tv a spiegare agli americani cosa sta accadendo, il nostro premier deve essere stanato da Arcore e portato a forza a riferire in Parlamento.

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  4. Ciao. Gli USA sono una Stato a moneta sovrana per cui possono fare ciò che vogliono (il fatto che la FED si compri il 70% dei propri titoli è una cosa ovvia ma Grillo non lo sa e spara a vanvera.
    Concordo con l'articolo in pieno:
    1)trattasi di schermaglia politica e di nessun problema finanziario reale;
    2)i problemi reali sono per l'AREA EURO ovvero Stati che NON hanno più la moneta sovrana e si debbono comportare non più da Stati ma da cittadini che chiedono prestiti ai privati;
    Il Neoliberismo che governa il mondo partendo da Washington (sul mio blog sto facendo una esamina di questo dalla fine di giugno e mi piacerebbe che ci fossero altri interventi) ha infatti lì le sue sedi IL FMI e la Banca Mondiale. E le agenzie di rating.

    loro orientano il mercato e loro da almeno 50 anni hanno invaso le scelte politiche anche modificando le istruzioni nelle università di economia.
    Lo Stato non dovrebbe avere DEBITO perché fa e disfa la moneta per mantenere la democrazia e la gestione ottimale nel proprio territorio.
    Ma se la moneta non è più sua (ricordo che l'Argentina crollò perché legò il peso al dollaro) allora tutto cambia. I debiti ci sono eccome.

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  5. @cartabaggiana
    Ho letto il post che hai citato, del tutto condivisibile, ma comunque il mio ragionamento tentava di avwere un respiro più vasto, non riferito specificamente alla natura del disavanzo USA e del giudizio delle agenzia di rating.

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  6. @Giulio
    Mi pare che siamo d'accordo.

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  7. @Ornella
    Bentornata :)
    Beh, però direi che la latitanza di Berlusconi dagòli schermi sia l'unico elemento a suo favore :-D

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  8. @Daniela
    Non so cosa tu intenda con moneta sovrana. A mia conoscenza, si tratta di un'espressione che implica il valore intrinseco di denaro come avviene se viene emessa una moneta d'oro.
    Non mi pare che le cose stiano così per quanto riguarda la valuta USA.
    In ogni caso, io non mi riferivo neanche alla solvibilità degli USA.
    Forse, io farei una lettura più attenta del post che stiamo commentando, ed anche forse dello stesso articolo di Bisin, e che dice cose ben diverse da quelle che dici tu.
    Spero che avremo altre occasioni per confrontarci davvero su tali argomenti.

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  9. Mi spiace di non essermi spiegata meglio, ma non sono una economista. Tuttavia ciò che scrivo l’ho verificato in diverse fonti.
    La moneta sovrana è così chiamata se uno Stato è “sovrano” e quindi decide della propria politica monetaria (come era la lira per noi prima del 2002).
    Lo standard aureo non esiste più dal 1971 (Washington consensus).
    Ho rintracciato l’articolo di Alberto Bisin e riporto alcune sue affermazioni. Come questa in cui dice che il “default degli Stati Uniti, qualora avvenisse, sarebbe dovuto all’impossibilità di sorpassare un tetto legale all’indebitamento che il Congresso ha posto (debt ceiling) e che il Congresso può alzare con un voto e un tratto di penna: sarebbe quindi una questione legale, puramente contabile e avrebbe un significato soprattutto simbolico.”
    Un valore simbolico e nient’altro e casomai l’occasione per far fare “una figuraccia a Obama.”
    Visto che gli USA hanno una moneta sovrana, il Congresso stabilisce per legge quanti soldi lo Stato federale deve spendere e quanti ne incassa tramite tasse. Se le entrate sono minori delle spese, lo Stato medesimo per rispettare le leggi, deve emettere altra moneta (che qualcuno chiama debito) per soddisfare gli impegni legalmente assunti dallo Stato.
    Chiedo scusa per il precedente commento: scritto troppo in fretta.

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  10. Chiedo scusa se intervengo nuovamente.
    Il post di Vincenzo Cucinotta conclude con l'affermazione che si stia assistendo a "un colossale processo di trasferimento di risorse economiche dai poveri ai ricchi del mondo, e tutto ciò avviene di fronte a una classe politica mondiale pusillamine o francamente complice, e di fronte a un'incomprensibile passività dei popoli".
    Concordo con questa affermazione, il Neoliberismo è il Virus che sta effettuando questo "trasferimento" di risorse e visto che tutto si genera dall'Ambiente ecco i danni al medesimo che è ancora visto (almeno dalle espressioni economico finanziarie) come INFINITO (e così non è).
    I "giochini monetari" degli U.S.A. sono a danno dell'intera collettività mondiale e anche dell'Unione Europea per cui capisco che alla fine il default si possa definire una "schermaglia politica".
    Tuttavia questo non modifica i concetti di "moneta sovrana" o "moneta non sovrana" che solo sono un mezzo per agire in questo trasferimento e non un fine.
    Spero di non aver rotto le scatole e di essermi spiegata.
    In ogni caso un saluto a tutti.

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  11. @Daniela
    Le ragioni per cui gli USA sono un caso a sè hanno ben poco a che fare col fatto di avere una valòuta nazionale, che poi sarebbe la situazione di gran lunga più comune, visto che l'euro, una moneta multinazionale è un caso quasi unico.
    Per questo, insisto, Bisin afferma cose del tutto diverse da quelle che tu dici.
    Inoltre, fissare un disavanzo non significa deeicdere di stasmpare banconote, ma di emettere titoli, cioè chiedere credito da parte di investitori. Semmai, la moneta viene stampata nel momento in cui si decide che sia la Federal Reserve ad acquistare i titoli corrispondenti (ed anche questo non è automatico).
    Bisin fa in realtà un'affermazione di tipo ideologico, che tu sorprendentemente, in base alle opinioni che poi esprimi, sottoscrivi, e cioè che il mercato ed i suoi corsi sia la verità, la realtà più vera. Se lo spread tra BTP e bund sale a 400 perchè io, grande capitalista, vi speculo su, perchè questo dovrerbbe essere economicamente significativo più del fatto che gente che ha redditi annuali superiori al milione di dollari paga tasse dell'ordine del 10-15%, cioè un'inezia?
    Che Bisin sottovaluti gli aspetti umani delle vicende, che il riccone impedisce al poveraccio suo connazionale di mangiare decentemente, è una scelta ideologica di Bisin, ma se non la condividi, allora non dovresti convenire sull'uso di indicatori economici fasulli, sennò ne sei succube.
    Scusa la mia franchezza, ma non servirebbe a niente se non dicessi su questo blog esplicitamente ciò che penso.

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  12. Ciao Vincenco. Io non "uso" indicatori economici fasulli, semplicemente ciò che affermo sulla moneta e sulla sua sovranità E'CIO' CHE E.
    1+1 fa due e quindi non posso dire ciò che dico.
    Di Bisin non so nulla, l'hai citato tu e sono andata a leggere ciò che scrive. Se scrive con freddezza rispetto al fattore umano è un suo problema, ma se ciò che scrive è comunque sufficientemente corretto non posso dire che è fasullo perchè non mi piace come la pensa.
    La sovranità della moneta è un fattore così importante per la democrazia e la autonomia di un popolo che proprio per questo hanno deciso l'Euro (in mano al FMI E BM) e stanno pensando all'AMERO.
    Ciò che dici è verissimo e concordo ma non puoi, a mio modesto parere, evitare di ragionare AHINOI proprio sulla moneta.
    Non esiste debito con la moneta sovrana, è una pericolosa invenzione, non a caso la Norvegia (a cui è stato inviato un sonoro avvertimento) ha rifiutato Euro e Lisbona.
    Bisin infatti non trae queste conclusioni, semplicemente dice ciò che è ovvero che il debito degli USA non esiste perchè lo si può, volendo, cancellare con un tratto di penna.
    Felice di poter discutere con te, e spero veramente di non averti rotto le scatole.
    Anche per me è stato duro capire questi argomenti, ho dovuto leggermi un bel po' di roba. Io faccio un lavoro molto lontano dall'economia, ma ho capito che il non capire mi farebbe ancora più male di mettermi a capire.
    Un saluto, sei gentile a rispondermi sempre.

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  13. @Daniela
    Sono costretto ad insistere, il caso USA è unico e deriva non dal fatto di avere una valuta nazionale, ma dell'essere la prima potenza al mondo.
    In Italia, forse tu sei troppo giovane per ricordartene, noi abbiamo avuto la lira, ma ciò non ci consentiva certo di fas re a nostro comodo. Abbiamo trascorso gran parte degli anni settanta e ottanta con continue svalutazioni che hanno portato ad inflazioni che hanno sfiorato il 20% annuo.
    Così oggi non è una semplice questione di tornare a una valuta nazionale, si dovrebbe ma non per ragioni tecniche, ma perchè è fallito il progetto europeo, si tratta cioè di un fallimento di natura politica complessiva. L'euro è oggi non più che uno scomodo arnese la cui unica valida motivazione doveva essere quella di favorire l'aggregazione europea, ed ha ormai definitivamente ed irreversibilmente fallito nel suo scopo, un vuoto simulacro ingombrante.
    Il dilemma che non si può continuare ad ignorare è quello di uscire dal circolo dell'economia globale mediante un'abile politica protezionistica.
    Si tratta di una scelta difficile che comporterà un riposizionamento complessivo dell'economia interna, ma sarebbe davvero la risposta giusta.

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