Sembrava, da come la strombazzavano da giorni con grande enfasi, che la manovra sostitutiva proposta dal PD fosse un evento epocale, in grado di mettere chiarezza sul ruolo che l’Italia avrebbe dovuto giocare nella crisi finanziaria in corso.
Poi, nel merito, il PD propone anch’esso privatizzazioni e dismissioni, e intervento sulle pensioni, quest’ultima in una forma ipocrita e vile, senza il coraggio di sposarla.
Naturalmente, ci sono le declamazioni sull’evasione fiscale, sulle misure per lo sviluppo e l’occupazione, ma manca clamorosamente il quadro di riferimento, e cioè un giudizio sulla situazione internazionale, sulla natura stessa della crisi, prigionieri anch’essi dei diktat della BCE, che a sua volta subisce i condizionamenti del mercato globale.
Alla fine, ciò che veramente per loro conta è la bassa credibilità del governo: ma siamo poi certi che sia il solo governo a non essere credibile, e non un’intera classe politica prigioniera del monopensiero che vede la competitività come il faro che le scelte politiche devono seguire?
Non serve ritornare sulle considerazioni che ho già svolto nella serie di post precedenti, solo la conferma di un’Europa del tutto priva di una testa pensante, di elaborare una politica che analizzi spregiudicatamente, senza i dogmi neoliberistici dominanti, la situazione dell’economia globale, e proponga una via d’uscita, per quanto impopolare essa possa apparire.
Prima di chiudere il post, non mi posso però esimere dal fare riferimento al ministro Sacconi, che ha sbrigativamente e sprezzatamene bocciato l’indizione dlelo sicpoero generale da parte della CGIL. Ingiustificabile, ha detto.
Vorrei dire al ministro Sacconi che è l’inserimento della norma che introduce la pratica degli accordi aziendali che è ingiustificabile. Lo è almeno per due ragioni. L’uno è che le parti sociali avevano ufficialmente chiesto al governo di stare fuori dalla materia, il secondo è che si tratta di una misura che sta alla manovra come i classici cavoli a merenda, non serve a fare cassa e quindi non ha titolo per essere inclusa in provvedimenti di tale natura.
Ora, uno si dovrebbe chiedere quali siano le motivazioni che hanno spinto il Sacconi a questo protagonismo rifiutato esplicitamente dagli interessati, fino a determinare un elemento di evidente eterogeneità nei provvedimenti. Sembrerebbe che ci sia da parte sua una questione di natura personale, una partita sempre aperta e che si vuole portare allo scontro più clamoroso tra costui e la CGIL: sarà per farsi perdonare di averne fatto parte?
Davvero, è perfino penoso dovere osservare una politica diventata una questione di esigenze personali, probabilmente di natura ossessiva, di singoli ministri.
Dovremmo chiederci chi è che veramente tira i fili di questi burattini che ci ostiniamo a chiamare politici; bene o male lo sappiamo, ma per scalzarli dal loro ruolo predominante ci servirebbero le cosiddette "palle", ed una volontà popolare che, purtroppo, va al di là delle possibilità dell'italiano medio, ancora troppo assorto appresso alle vicende del calcio, quando non dell'isola dei famosi ecc. per accorgersi che il neoliberismo ci sta catafottendo; troppo incline a bersi la balla del debito pubblico e dei sacrifici necessari... A far vivere nel lusso i nostri beneamati "politici.
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