sabato 13 agosto 2011

QUESTI O SONO SCEMI O SONO DEI TRADITORI DELLA NOSTRA PATRIA

Ormai è diventato ufficiale: questi sono tutti scemi.
Non ho il tempo per affrontare nel dettaglio i provvedimenti varati ieri dal governo, e ci tornerò.
Per ora, voglio riassumere i lineamenti fondamentali della situazione.
Un gruppo di criminali altrimenti detti grandi capitalisti, hanno deciso di aumentare i loro guadagni e i loro già pingui patrimoni attraverso creazione di cartaccia, comunemente chiamati titoli.
Allo scoppio pochi anni fa della famosa bolla speculativa, hanno ottenuto dai loro complici, comunemente chiamati governanti, i soldi necessari per non fallire, trasferendo i propri guai finaziari ai bilanci statali. Badate, i governi erano ben consapevoli che questa non era una soluzione al problema, perchè questa massa immane di cartaccia circolante sul mercato finanziario globale, erano troppi anche per il complesso delle nazioni, era solo regalare un po' d'ossigeno alle banche che altrimenti sarebbero fallite di colpo.
La non soluzione del problema ha, come era ovvio attendersi, riproposto la crisi dei mercati finanziari, colpendo in maniera mirata specifici paesi.
La BCE e i suoi dirigenti, parte importante di quel establishment finanziario che aveva prima provocato la crisi e poi appioppato ai noi contribuenti il costo degli errori propri, ormai preoccupati che la crisi possa scoppiargli in mano, mandano una lettera al governo italiano, imponendogli certe misure come condizione per intevenire sul mercato a comprare i nostri titoli di stato. Nella sostanza, per salvare il proprio culo (scusate l'espressione colorita), ci vogliono dettare le misure di pertinenza nazionale.
Questo messaggio, questa lettera che è evidentemente il segreto di Pulcinella, visto che chi conta la conosce perfettamente, opposizione compresa, perviene prontamente anche a Tremonti e a Napolitano, i quali senza battere ciglio si mettono in moto per ubbidire diligentemente, ognuno con la propria retorica, ma nella sostanza eseguendo il compito che quel circolo a cui appartengono chiede loro. Essi dicono, come già in occasione del precedente proivvedimento che è il momento della responsabilità nazionale e roba simile. Naturalmente, bisognerebbe argomentare perchè interpretando questo ruolo di esecutori del dettato dell'establishment finanziario, essi difendano la loro nazione e non piuttosto la tradiscano. In verità questo argomentare non viene neanche tentato, perchè davvero non si capisce come questo trasferimento di risorse dai propri contribuenti ai ricchi del sistema globale possa definirsi come un servizio utile, anzi addirittura provvidenziale, al proprio paese: intanto, essi si vestono di questo ruolo di salvatori della patria, qualche ingenuo finirà certamente col credere loro.
Berlusconi e Bossi, i due compari che dovrebbero governare a partire dal loro successo elettorale del 2008, non ne vorrebbero sapere di tali provvedimenti che toglierà loro voti. D'altra parte, sono due parvenu che l'establishment finanziario non considera come propri membri, anzi se ne libererebbe molto volentieri, ma certe formalità democratiche vanno rispettate, così si limitano a sopportarli alla meno peggio. Però Tremonti e Napolitano sanno che essi devono essere della partita per garantire il passaggio in parlamento, e così scatta l'operazione di loro convincimento, che alla fine funziona. Cosa convince i due compari? Qui, penso che il gioco si sia fatto pesante, e credo che alla fine i guai giudiziari di Berlusconi abbiano svolto il ruolo fondamentale. Se Napolitano avesse dimissionato il governo, provvedimenti di restrizione alla libertà personale di Berlusconi sarebbero diventati possibili se non quasi certi. Si capisce come Berlusconi abbia dovuto "obtorto collo" cedere, e a quel punto anche per Bossi la cosa sarebbe diventata pericolosa, finiti all'opposizione e senza grandi prospettive di tornare al governo dopo elezioni anticipate.
Nel frattempo, l'opposizione fa parte della partita, non è credibile, sulla base della storia pregressa, che gente come Bersani potesse schierarsi contro la BCE, e lo stesso dicasi ovviamente per Casini. La cricca li comprende, ma hanno la possibilità di fare i duri, di tuonare contro provvedimenti sulla cui sostanza sono d'accordo, sparano su Berlusconi, ma davvero anche un bambino capirebbe che la manovra non è certo farina del suo sacco.
In definitiva, a partire dalle più alte cariche dello stato, ognuno gioca con più o meno abilità il proprio ruolo in commedia, tutti schiavi di questo sistema che ha deciso di distruggere ogni parvenza di democrazia nel mondo, ed attraverso il conformare i propri comportamenti anche istituzionali a questo canovaccio, conservare la propria misera fetta di potere.
Sul merito del provvedimento dirò soltanto che la scelta di non prevedere una patrimoniale è certamente classista, che non v'è nulla per lo sviluppo, e non promuoverlo, seppure in sè corretto, deve essere accoppiato a misure protezionistiche, sennò finiamo davvero per soccombere.
Infine, Tremonti non ha trovato una singola parola per dichiarare i propri errori nella scelta del primo provvedimento che egli aveva proposto come risolutivo. Ora si scopre che esso era inadeguato sia nella tempistica di attuazione che nell'entità complessiva: perchè mai oggi dovremmo credere che altri 45 miliardi dovrebbero bastare? Normalmente, Tremonti e Napolitano, dopo aver fallito clamorosamente nella loro operazione di promozione di quel fallimentare provvedimento, si sarebbero entrambi dovuto dimettere. Ma no, tornano alla carica con gli identici argomenti del provvedimento precedente, e ancora ci chiedono di rimanere solidali rispetto alle misure dolorose ma necessarie.
Un solo conteggio elementare, un punto in più di interessi da pagare sui titoli di stato, vale quasi venti miliardi l'anno. così 45 miliardi corrispondono appena a 2,5 punti di interessi. Forse sarebbe il caso di ricordare che abbiamo di recente assistito a un aumento dei tassi anche superiore ai quattro punti: in altre parole, non saranno i 45 miliardi ad essere sufficienti, e neanche dieci volte tanto probabilmente.
La soluzione quindi per qualsiasi persona di buon senso non sta nel pagare ai ricattatori la somma che da noi pretendono, ad un certo punto sarà troppo alta per essere pagata, ma nell'impedire al ricattatore di svolgere il suo ruolo.
Per questo, vi dico: guardatevi accuratamente dai salvatori della patria, quelli sono dei traditori travestiti.

6 commenti:

  1. anche se abbiamo impostazioni diverse, giungiamo a medesime conclusioni, anche se io vedo l'accumulo finanziario supplementare/complementare (in momenti pre-crisi)all' accumulo industriale. se non ci liberiamo del capitale (filosoficamente l' apeiron infinito-indeterminato) non ci liberiamo delle catene del debito-credito

    forse ti può interessare questo

    http://www.theglobalcrisis.info/atti.html

    le relazioni di Perri e di Halevi-Bellofiore in particolare

    Da

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  2. scemi non di certo, direi..

    traditori della patria forse neanche..per essere traditori della patria bisogna possedere il senso di patria, e questi signori non ce l'hanno, manovra o non manovra..

    la manovra appena varata per decreto ha, come dice Di Pietro, luci e ombre;

    le sue luci sono la soppressione di molte province;

    io sono per la soppressione di TUTTE le province, ma 29 sono già qualcosa;

    questo funge comunque da precedente;

    vengono fatte fuori 54 mila poltrone politiche, anche questo è positivo;

    certo, i culi che le hanno sin'ora scaldate non si fredderanno, troveranno di che scaldare;

    la tassa di solidarietà sarà prelevata in misura doppia ai parlamentari rispetto ai dipendenti pubblici e privati;

    e adesso veniamo alle ombre:

    una sola, abnorme ombra: le rendite da tassare;

    nessun riferimento al recupero del sommerso, che già da solo vale almeno tre manovre come queste;

    nessun riferimento ai capitali esteri;

    nessun riferimento agli immobili
    della Chiesa (o delle Chiese);

    nessun riferimento alla protezione del lavoro;

    nessun riferimento all'incoraggiamneto delle piccole e medie aziende, ovvero di quelle che davvero fanno la vera ricchezza di questo paese, dato che le grosse campano grazie allo Stato;

    quanto al diktat della BCE, di che stupirsi? dove sta la novità?..

    è così da almeno 70 anni..

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  3. @Da
    Ti ringrazio del link, consistente purtroppo in filmati piuttosto che in testi, ma con un po' di pazienza tenterò di ascoltare tutti gli interventi.
    Per il resto, francamente ti dirò che trovo sorprendente questa insistenza sul non isolare questa crisi finanziaria dal contesto complessivo del capitalismo. Per me, è una questione scontata, ma rimane interessante, se vuoi a livello psicologico, questo rimarcarlo.
    In realtà, il capitalismo nel corso della sua storia ha dimostrato di avere grandi capacità di autotrasformazione, e il punto sta proprio nell'analizzarlo in come si è strutturato nella situazione presente.
    Non v'è dubbio che una situazione che vede la massima parte delle merci prodotte in distretti industriali concentrati in una parte minima del territorio di una sola nazione, è del tutto nuova, perchè adesso nel primo mondo la fase di produzione è praticamente assente, o comunque marginale, e queste popolazioni consumano merce prodotta altrove.
    La questione che pongo è se sia ancora utile definire il capitalismo come il sistema in cui i privati posseggono i mezzi di produzione, se questo è ciò che propriamente lo caratterizza.
    Forse, ed è la mia opinione, il punto fondamentale riguarda piuttosto il potere, il fatto cioè che questi capitalisti abbiano usato la proprietà dei mezzi di produzione come strumenti di potere, e come oggi siano sempre più potenti anche senza bisogno perfino di produrre.
    Per questo, sono convinto che si potrebbe anche ipotizzare un sistema in cui sia concessa l'iniziativa privata e non si configuri come capitalista.
    Basterebbe a questo scopo che ci sia la pianificazione dell'economia, e che quindi i privati possano intraprendere solo all'interno di alcune alternative definite previamente a livello collettivo.

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  4. @Cartabaggiana
    Eliminare alcune province, mentre le altre restano non è propriamente eliminarle, ma accorparle. L'accorpamento è una cosa quasi opposta all'eliminazione, perchè le competenze provinciali rimangono, e l'accorpamento risulterà oneroso, porterà un aggravio di spessa, che sarà strumentalmente utilizzato per dimostrare che eliminare le province non fa risparmiare, ma fa spendere di più, e quindi lasciamole pure.
    Il mio punto di vista però è un altro, è che, per quanto possa risultare importante discutere nel merito delle misure, la questione fondamentale stia altrove, e cioè se sia giusto farsi dettare i provvedimenti dalla BCE, che qui svolge il ruolo del complice del mafioso, e che, facendo la parte dell'amico, completa di fatto il quadro estorsivo.
    Qui, Bersani deve essere esplicito: a lui sta bene che la BCE ci detti l'agenda economica, e nel merito delle misure, egli è d'accordo con la BCE (e non con Berlusconi che in tutta la faccenda è un figurante senza potere alcuno?)

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  5. clicca sull'icona a fianco dell'icona PDF, ci sono tutti testi

    anch'io penso ad una economia mista, di piccoli, medi produttori indipendenti e di strutture più grosse pubbliche

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  6. quello che caratterizza il capitalismo è il capitale, che per suo definizione è senza fini (se non se stesso) e si vuole senza fine (sia nel senso quantitativo sia nel senso qualitativo di essere modello a qualsiasi attività e rapporto sociale)

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