Le sommosse giovanili in Gran Bretagna mi danno l'occasione di completare il quadro della situazione economica dei paesi del primo mondo.
C'è un'inquietudine nei più giovani che attraversa un po' tutti i paesi occidentali. Non credo che possiamo meravigliarcene, semmai lo stupore dovrebbe riguardare l'occasionalità delle manifestazioni di tali inquietudini.
Un giovane dei nostri giorni ha ben poco dalla vita, una cereta disponibilità di beni benignamente concessigli dai i suoi genitori (in alcuni casi perfino dai nonni), nessuna autonomia come quella che ciò che ci guadagnamo di persona ci fornisce, le piùà nere prospettive per il futuro più prossimo. Questa situazione risulta tanto più penosa a causa della stessa cultura in cui li abbiamo fatto crescere, nel fatto che i loro genitori appartengono alla generazione che ha sempre esaltato questa forma di emancipazione individuale legata all'indipendenza economica: peccato che questa stessa generazione, dopo avere assicurato a sè stessa questa disponibilità come le più svariate forme di tutela, posto fisso, tutela sanitaria, previdenziale e così via, abbia poi dovuto confrontarsi con l'esaurimento delle risorse e la conseguente impossibilità per lo stato di continuare ad erogare tali servizi, almeno non a quei livelli.
Si parla tanto dell'Europa del welfare e si impreca tanto sulla sua fine, ma forse potrebbe essere utile riflettere sulla transitorietà di tale stagione, la sua brevità temporale, una specie di parentesi durata per circa tre decenni
Epperò, sento molto parlare di diritti acquisiti, di pensioni che termineranno forse con i nati a metà anni cinquanta, di importi che dopo tale generazione nessun'altro potrà ricevere, ma che nessuno comunque accetterebbe di vedersi ridotte, disposto piuttosto a rinviare l'età di pensionamento. Peccato che questa seconda soluzione colpisca non gli anziani ancora al lavoro, ma proprio quegli stessi giovani, rinviando nel tempo il dovuto ricambio generazionale, e questo rinvio, già iniziato da tempo, rischia di trasformarsi per un'intera generazione in un loro salto, niente posti all'età a cui sarebbe ragionevole inziare a lavorare, troppo vecchi quando infine tali posti si libereranno.
Coccolati da sindacalisti e politici che tentano di intercettare il nostro consenso, importantissimo data la nostra consistenza numerica, siamo oggettivamente gli avversari di quei ragazzi, che però finora non hanno trovato la capacità di trasformare una chiassosa protesta in progettualità politica in grado di risultare egemone nella società, anch'essi prigionieri della stessa ideologia che li costringe alla loro marginalità sociale.
Lo voglio esprimere chiaramente, chi chiede liberalizzazioni, chi vuole destinare i soldi pubblici al salvataggio di banche, chi vuole posticipare l'età del pensionamento, tutte queste misure non solo non possono essere condivise, non possono risulatere risolutive dei problemi in cui ci troviamo, ma sono un modo evidente di essere complici dei criminali internazionali che hanno costretto il mondo intero nella presente situazione.
I governi che dovessero intraprendere tali politiche saranno, qualunque possa essere il vessillo che tengono in mano, i nemici del loro popolo e come tali dovranno essere trattati.
Oggi, si gioca una questione vitale per l'umanità, e bisognerà schierarsi dalla parte giusta, non sulla base di sigle di comodo, ma sulla base proprio delle iniziative politiche che verrano assunte.
Il calendario de "Il mondo al contrario"
41 minuti fa
mi ritrovo a pensare che pur essendo tra i "fortunati" andati in pensione con "soli" 35 anni di contributi pagherò caro questa fortuna dato che mi toccherà continuare a mantenere i figli a oltranza, visto il desolato panorama lavorativo, e che dire della preoccupazione per quella che vive in america, proprio un bel momento per fare il post-dottorato
RispondiEliminaAnche perchè il Governo ha già deciso, da che parte schierarsi: con i mercati, contro di noi...
RispondiElimina