La conquista militare da parte dell’ISIS di zone dell’Iraq a prevalente matrice cristiana ha determinato un vero terremoto nella politica internazionale. Improvvisamente, l’atteggiamento chiaramente elusivo degli USA ha subito una svolta, e già ieri si è assistito ai primi bombardamenti aerei ordinati da Obama. Nel frattempo, anche Hollande ha dichiarato la disponibilità della Francia ad intervenire in quella regione, mentre Putin ha messo a disposizione del governo irakeno nuovi armamenti. La cosa tuttavia che più mi ha colpito sono state le dichiarazioni del pacifista papa Francesco, che stavolta non ha esitato a sollecitare interventi da parte dei governi amici. Come dire, va bene essere pacifisti, ma senza esagerare, se bisogna difendere il proprio popolo, allora qualche bell’intervento militare si impone. Insomma, ciò mi ha richiamato il passato remoto dei tempi delle crociate, come allora un pontefice si è fatto interprete della necessità di interventi a favore del cristianesimo, della propria zona di influenza religiosa...
Così, dopo secoli di storia dominati dal trionfo
dell’illuminismo, stiamo ancora qui, che l’umanità si divide il mondo in base
alle proprie convinzioni religiose.
Abbiamo così la zona di influenza della religione sciita,
quella della religione sunnita, quella del cristianesimo cattolico e
protestante, quella del cristianesimo ortodosso ed infine quella dell’ebraismo.
Allo stesso modo, il conflitto perenne ed insanabile tra Israele e palestinesi
è un conflitto tra differenti religioni, ed anche in Ucraina finiscono per
confrontarsi le differenti correnti religiose cristiane. In fondo, il
proverbiale non allineamento dell’India va ricondotto alla preminenza della
religione induista, ed anche la Cina appare nel mondo senza alleanze storiche
sedimentate perché esente dalle influenze delle principali religioni
monoteiste.
Mi chiedo a cosa sia servita tutta questa rivoluzione
liberale, a cosa sia servito depredare selvaggiamente questo pianeta, mettendo
a rischio la stessa sopravvivenza dell’umanità, se non si è ancora riusciti neanche
a superare le tradizionali divisioni di matrice religiosa monoteista.
A sua volta, l’incapacità palese dell’illuminismo a limitare
gli effetti politici delle religioni monoteiste, mette in evidenza i legami profondi
che intercorrono tra tutte queste correnti culturali, di modo che almeno per
quanto attiene più strettamente l’occidente, è conseguente affermare che
l’illuminismo non costituisce in alcun modo una discontinuità nello sviluppo
culturale, che cioè vi sia una stretta dipendenza dell’illuminismo dalle
religioni monoteiste.
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