domenica 10 agosto 2014

LA SETTIMANA DEGLI ATTACCHI ALLA DEMOCRAZIA

Vorrei qui collegare due fatti che si sono verificati entrambi nella settimana appena conclusasi, anche se in ambiti differenti.
L'uno è il discorso pronunciato da Draghi a margine della consueta riunione settimanale della BCE, l'altro l'approvazione del progetto di riforma costituzionale da parte del senato...

Draghi ha senza tanti fronzoli detto che bisogna fare le riforme e che ci sono paesi, tra cui l'Italia, dove la loro approvazione va a rilento, e bisogna che si ceda sovranità all'Europa. Ora, Europa è una parola polisemantica. E' un continente, ed è anche un'organizzazione politica. Cedere sovranità all'Europa è quello che stiamo facendo già da parecchi anni, e nei fatti questo processo si concretizza nell'attribuire sempre più poteri alla cosiddetta eurocrazia, cioè a quell'insieme di organismi non elettivi comunitari. La cosa davvero di cattivo gusto è che uno degli organismi così costituito è proprio il consiglio direttivo della BCE, guarda caso presieduto dallo stesso Draghi. Insomma, Draghi ci sollecita a dare questo potere in più a lui stesso, ci sprona a dirottare quei poteri che l'ordinamento democratico del nostro paese ci ha attribuito alla sua persona. 
Ma la cosa è ancora più grottesca. Egli dice che bisogna affrettarsi ad approvare le riforme, perchè lì dove non sono state ancora approvate, le difficoltà permangono. Povero Draghi, è anche penosamente intempestivo perchè pronuncia queste solenni idiozie proprio nel momento in cui si sono resi disponibili i dati statistici sulla situazione economica che ha chiaramente mostrato come perfino la Germania, il paese europeo virtuoso per antonomasia, annaspa anch'essa.
Certo, bisogna proprio essere il presidente della BCE per non capire ciò che anche un bimbo capirebbe, che le riforme non sono la soluzione alla crisi, ma ne sono la causa di aggravamento. Se dopo anni ed anni di ricette neoliberiste siamo sempre più immersi nella merda, è proprio perchè si sono assunte decisioni errate, almeno errate per la vita delle persone (mentre sono state provvidenziali per ritardare il fallimento del sistema bancario, comunque inevitabile). Con il fallimento palese della politica economica della UE, fallisce anche il gruppo dirigente che le ha promosse e praticate, e quindi Draghi, ci faccia il cazzo di favore di togliersi dalla scatole, che si dimetta immediatamente da ogni carica e faccia il privato cittadino, farà sicuramente meno danni di quanti ne abbiamo visto. 

L'altro evento è la prima approvazione parlamentare, delle quattro richieste, della riforma costituzionale. Anche qui, la stampa c'ha assordato con la questione del monocameralismo, mentre il nocciolo del problema non sta nel diminuito ruolo del senato. Al contrario, al nuovo senato vengono attribuite troppe competenze e poteri, insomma gliene rimangono troppi, considerato che si tratterà di un organismo non eletto dai cittadini. E' questo il punto, l'attuale costituzione ha previsto un unico organismo fondamentale a elezione indiretta oltre ovviamente quello giudiziario, il presidente della repubblica. E' probabilmente l'aspetto più fragile dell'intera costruzione mirabile messa a punto per garantire l'equilibrio dei poteri. In effetti per decenni questa figura ha costituito effettivamente il garante della costituzione, ma ciò è avvenuto sulla base di un impegno morale dei presidenti che si sono succeduti e che si sono ben guardati dal debordare dalle loro funzioni. L'attuale presidenza dimostra come un presidente che non senta questo imperativo morale di limitare i propri ambiti proprio per permettere di giungere a quell'equilibrio dei poteri che la costituzione prevede, ha la possibilità effettiva utilizzando senza autolimitazioni l'intero spettro dei propri poteri di andare a ribaltare il proprio ruolo, da difensoire suprmeo dlela costituzione, a primo attentatore del testo costituzionale. Insomma, Napolitano crede che basti la sua personale opinione su una pretesa inadeguatezza della nostra costituzione ai nostri giorni per assumere le iniziative anche più irrituali per buttarla via e sostituirla con un nuovo testo. Ciò non è lecito, e un procedimento per alto tradimento avrebbe certo molti elementi concreti per essere messo su, ma l'interlocutore è costituito da un parlamento di nominati che appunto nelle settimane trascorse ha finito con l'approvare il proprio suicido (facendo il paio con gli applausi scroscianti che hanno accompagnato le parole sferzanti che il neo-riconfemrato presidente rivolgeva loro nell'apposita seduta parlamentare: stiamo proprio al limite del delirio). Ora, con questa riforma in itinere, parte del potere legislativo, il più alto in assoluto, viene attribuito ad un organismo ad elezione indiretta, ed è questo che costituisce un attentato alla democrazia.
Il motivo che mi porta ad accomunare questi due eventi non è certo solo la loro concomitanza, ma il fatto che entrambi sono dettati parola per parola dalle esigenze della cupola finanziario-bancaria che governa il mondo di non incontrare ostacoli nel faticoso processo di rinvio del big bang finanziario dovuto al fallimento conclamato, ancora malamente mascherato, del sistema bancario globale. E' come se se ci fosse un uomo nel deserto che ha finito l'acqua, ma ha una pistola. Con questa, è pronto ad uccidere chi si accompagna a lui allo scopo di rubargli quelle poche gocce d'acqua rimaste, pur sapendo che all'orizzonte non si vede la fine di questa zona desertica, ma comunque potrà sopravvivere ancora un po'  facendo fuori tutti gli altri. 
Si rimane in effetti interdetti a vedere come la profondità della crisi sia generalmente sottovalutata, sia a livello di grande opinione pubblica, come anche tra gli osservatori. Ci sono parecchi bloggers che, pur riconoscendo la gravità della crisi, nell'analizzare il futuro prossimo venturo offrono scenari molto addomesticati che apparentemente sono in palese contraddizione con il quadro della crisi da loro stessi tratteggiata. 

L'immagine che ho davanti è quella consueta del baratro e di una folla che si affanna proprio sul ciglio senza scorgere l'abisso a pochi passi da dove essi stanno. Proprio quando la storia ci offre l'indipsensabilità del cambiamento, non ce ne accorgiamo, viviamo come se tutto potesse procedere in maniera consueta, ed anzi alcuni si spingono fino al punto di rammaricarsi della stasi politica, un vero paradosso visto che l'unica cosa davvero impossibile oggi è rimanere dove oggi siamo.

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