Scalfari si dichiara già pentito: è proprio lui ad avere lanciato l’ipotesi di un governo comunque lo si voglia aggettivare che si interponesse tra la ventilata caduta di Berlusconi e il ricorso al voto anticipato. Molti di noi hanno sonoramente bocciato tale ipotesi, non solo giudicando negative le prospettive che si aprivano, ma soprattutto per l’avventurismo di quella proposta. Ora Scalfari, buon ultimo, si accorge della sua impraticabilità, visto che lo stesso Fini e i suoi più stretti collaboratori hanno ribadito la loro volontà di rimanere all’interno del PDL e del governo Berlusconi, e Scalfari se ne dispiace, ed addirittura si spinge fino ad accusare il Presidente della Camera di agire senza una strategia. La strategia suggerita, udite udite, è quella dei due forni, di mantenersi pronto ad alleanze con chiunque. Vorrei però chiedergli dove egli avesse riscontrato questi sintomi di smarcamento di Fini, e nello stesso tempo contestare che per Fini sia meglio lasciare aperte prospettive di accordo col PD, come invece consigliato da Scalfari. E’ proprio sul terreno strategico che Fini questo non lo può fare, per la semplice ragione che il suo obiettivo è sostituire Berlusconi alla guida di un futuro schieramento di centro-destra, e la prima condizione per giungervi è appunto quella di scegliere senza equivoci e tentennamenti lo schieramento di cui ha sempre fatto parte. Il gioco di Fini è quello di mostrare come Berlusconi usurpi la leadership della destra, che invece gli spetta di diritto. Se quindi Fini guardasse a quel poco che è rimasto del centro-sinistra, dichiarerebbe implicitamente di avere sbagliato schieramento, di non appartenere intimamente alla destra. Scalfari si sbaglia dunque: sarebbe forse abilmente tattico dichiararsi pronto a tutto per aumentare il proprio peso, ma strategicamente sarebbe un de profundis, come leader di destra corrisponderebbe ad un autentico suicidio.
La verità è che il PD non ha uno straccio di prospettiva disponibile, non ha un programma davvero alternativo a Berlusconi sulla politica economica, non ha un vero leader, non ha un’opinione condivisa sul quadro di alleanze, e perfino su un tema sensibile come la giustizia va, o così appare, al traino di Di Pietro che ne ha fatto il suo vessillo.
Come dicevo in un recente commento, il PD può fare soltanto una scelta utile per gli italiani, sciogliersi: tanti si riuniranno a Rutelli e forse a Casini, qualcuno potrà coerentemente scegliere per uno schieramento di sinistra, per quel che ancora si può intendere con questo termine. Oggi come oggi, il PD rappresenta un macigno per ogni prospettiva di reale uscita dal berlusconismo, perché i suoi dirigenti l’hanno profondamente introiettato, e quindi non possono contribuire a un risanamento delle menti. Nello stesso tempo, il PD si pone di traverso a qualsiasi altra prospettiva di opposizione, ingombrante com’è con quanto resta del suo consenso elettorale. Si sa che gli italiani sono alquanto conservativi nell’espressione elettorale, e quindi, senza uno scatto d’orgoglio, senza passare per un evento traumatico come sarebbe lo scioglimento del partito, la prospettiva è quella di un lento degrado, gestito coi tatticismi su cui i dirigenti PD sono dei veri maestri.
La verità, caro Scalfari, è che sono le persone come lei che hanno, seppure indirettamente e inconsapevolmente, consentito il successo di Berlusconi, immaginando in Italia un’area di opinione socialdemocratica che da una parte non esiste, dall’altra non ha nel mondo globalizzato alcun spazio politico come si va dimostrando nell’intera Europa. E’ l’avversario di sempre che, alzando sempre più il prezzo dello scontro, costringe chi non può accodarsi ed uniformarsi a tale inumano progetto di diventare sempre più radicale, sono i fatti che ci obbligano ad essere più alternativi, non teorie e progetti maturati a tavolino.
Vincenzo, so bene che inorridirai davanti a ciò che sto per scrivere ma, essendo io estremamente pragmatica e realista, sono convinta che oggi come oggi, l'unico modo per impedire a Berlusconi di ripresentarsi e STRAVINCERE nuovamente le elezioni, è quello di fare una grande coalizione di salvezza nazionale con soli 2 punti nel programma: conflitto d'interessi e legge elettorale. Perseguiti questi due obiettivi, ovviamente in caso di vittoria, ognuno rientrerebbe nei propri ranghi e si aprirebbe una nuova fase politica il cui scopo non sia più quello di emanare leggi ad personam o che limitino lo stato di diritto. Ogni altra soluzione non farebbe altro che regalare per almeno altri 5 anni il Paese a Berlusconi, anche perchè, come giustamente affermi tu, la sinistra non è attualmente in grado di battere Berlusconi. So di non aver detto niente di originale ma non vedo, sinceramente, altra via d'uscita anche perchè non c'è molto tempo a disposizione per riorganizzare una sinistra con un leader carismatico e con programmi ben definiti. E intanto le elezioni sono alle porte e non possiamo perderci in chiacchere.
RispondiEliminaCara Ornella, la soluzione del governissimo a mandato limitato viene proposta come soluzione realistica rispetto al timore sull'esito di elezioni immediate. Peccato però, che si tratti di un'ipotesi del tutto IRREALISTICA, perhè richiederebbe l'esistenza di una maggioranza parlamentare compatta su uno specifico progetto di legge elettorale e sul conflitto di interessi, cosa che non c'è. Partirò da quest'ultima: non mi risulta che esista una, che sia una, forza politica che abbia elaborato uno straccio di proposta, ti sembra realistico che si possa in tempi certi trovare un accordo che dovrebbe coinvolgere tutte queste forze differenti?
RispondiEliminaPer la legge elettorale, le cose sono messe anche peggio, si va dal ripristino dei collegi uninominali, al proporzionale puro, passando per sbarramenti vari, e deventualmente per il solo ripristino delle preferenze. Le varie opzioni non sono esercitazioni frutto della fantasia di qualcuno, ma opzioni avanzate ufficialmente dai vari protagonisti. In particolare, l'alternativa tra sistema proporzionale e sistema bipolare è drastica, e divide il PD da quasi tutti gli altri. Può il PD rinunciarvi, decretando così la sconfitta del suo stesso progetto di fondazione ed andando verso la propria liquidazione? Una sola forza ha il PD, risultare a tuttoggi la maggiore forza di opposizione. Se non può più sollevare argomenti di dispersione del voto, pensi che molti lo voterebbero? Io credo che andrebbe incontro al tracollo. Allo stesso modo, Casini non può votare alcuna conferma del sistema bipolare.
Se le cose stanno così, cosa mi pare difficilmente contestabile, baloccarsi con ipotesi di questo tipo è da irresponsabili, perchè mette in evidenza la debolezza di questo presunto schieramento, di fronte al solito duo Lega-PDL, che mostra la sua compattezza e il suo disegno chiaro, anche se scellerato.
E allora buttiamoci da "'ngopp' a bascio", visto che non c'è niente che possa realisticamente risolvere la situazione politica che stiamo vivendo. :((
RispondiEliminaGrazie per l'attenzione che mi dedichi, ciao!