martedì 11 ottobre 2016

CONSIDERAZIONI GEOPOLITICHE

Riporto qui un post di un amico di fb, assieme al mio commento: ...


"Insomma, il governo russo ha dichiarato che siccome il suo esercito si trova in Siria chiamato in difesa dal governo siriano non ammette più rischi per le sue truppe, quindi chiunque sorvolerà la zona affidatagli dovrà farsi identificare o sarà abbattuto.
I russi non sono così scemi da non essersi accorti che gli americani arrivano a ridipingere alcuni propri jet con i colori russi onde organizzare raid false flag per incolpare Mosca, e la hanno presa male.
Il governo U$A ha abbozzato l'idea di abbandonare la Siria, con la motivazione che il suo intervento militare non riesce a "stabilizzare" la zona.
Di quel che dicono gli yankee non ci si può mai fidare, ma la situazione di difficoltà è sempre più evidente: sono abituati a muovere guerra con grandi schiaccianti alleanze, oltre alla collaborazione di gruppi irregolari ed equivoci, come Talebani, Al Quaeda ed I$I$ (tutti nati come alleati e poi spacciati per nemici).
Probabilmente non si aspettavano di trovarsi di fronte ad una tenace resistenza del governo siriano, spalleggiata da un intervento russo indipendente e determinato, che individua, smaschera e combatte anche le collaborazioni nascoste tra statunitensi ed I$I$.
I segnali sembrano mostrare che la attuale parabola militare espansiva della casabiancarossadisangue è ormai giunta alla fase discendente, al declino, per cui le contraddizioni interne dell'economia diventeranno sempre meno supportate dalle conquiste imperialistiche esterne.
Il grosso problema del grande debito statunitense unitamente alla sua economia di debitocredito diventa sempre meno gestibile, e il futuro governo U$A, di Trump o Killary che sia, dovrà affrontare uno sgradevole rebus: come ristrutturare il modello americano senza più poter contare sullo sfogo imperialista, sempre più bloccato davanti ai confini degli irritati Russia e Cina, mentre la politica delle "sanzioni" che avrebbero dovuto piegare i russi fa solo ridere i polli: il paese con maggiori risorse naturali del mondo ha solo dovuto spostare gran parte del suo commercio estero dall'Europa all'Asia, dove la sola Cina è un mercato di 1.300.000.000 di individui, quasi un quinto della intera popolazione mondiale..
Non è mai esistito impero universale nè eterno al mondo, e dopo la sbornia propagandistica dell'annunciato "secolo americano" bisognerà che gli yankee e i loro alleati europei imparino a ridimensionare realisticamente le proprie pretese internazionali, per esaurimento di forze di fronte alla realtà dei fatti.
Senza dimenticare che il governo russo, oltre ad annunciare il disconoscimento del tribunale internazionale dell'Aja, per conclamata inaffidabilità, ha avviato numerose contromisure reattive alle sanzioni occidentali, in molti settori tecnologici e delle materie prime, presagendo che se gli occidentali non la smettono di provocare e creare problemi verranno costretti a pagare il conto dei disagi economici causati.
Può sembrare una sbruffonata, ma è meglio invece prendere sul serio le dichiarazioni del governo russo, caratterizzato in questa epoca dal fatto che dice cosa fa e fa quel che dice.
E il fondo internazionale eurasiatico, garantito dall'aquila d'oro (la Russia dispone di enormi riserve auree naturali ancora utilizzabili) mette e metterà sempre più in crisi l'ex monopolio planetario del dollaro come moneta di scambio internazionale.
Nel mentre che i cinesi hanno in mano enormi quote dei titoli di debito U$A, che potrebbero sempre essere impiegati come arma finanziaria vendendoli al ribasso, qualora agli americani fosse venuto in mente di giocare brutti scherzi.
Date le circostanze, ogni giorno nuovo è una occasione per smettere con i penosi bluff occidentali, e cominciare a ragionare da persone normalmente serie.
E' già tardi, ma pur sempre meglio tardi che mai.
Ci vorrà tanto per poter vedere un mondo fondato su pace, coesistenza e cooperazione tra le parti, invece della controfunzionale conflittualità del grande capitale euroamericano, destinata ancora una volta a sbattere inutilmente il muso contro il muro ?
Incrociamo le dita, è impossibile che tutti gli analisti statunitensi siano così stupidi da non rendersi conto della situazione reale delle cose, e dello stallo senza sbocchi in cui il loro paese è andato a infilarsi, trascinando con sè gli alleati, finchè non deciderà di cambiare radicalmente la propria politica internazionale.
Nonostante le miopi visioni a breve termine, è evidente che a lungo termine le relazioni cooperative sono vantaggiose per tutti rispetto a quelle conflittuali."

E qui di seguito il mio commento: 
 
Tutto condivisibile. Tuttavia, la domanda è se gli USA siano in grado di praticare una politica alternativa a quella fin qui tenuta. Io ne dubito per due ordini di motivi. Il primo è che non esiste al momento un vero centro del potere negli USA. Gli organi politici che ne sarebbero teoricamente investiti sono ormai preda di lobbies conflittuali tra loro. Questo scontro Clinton/Trump è in parte espressione anche di questo scontro all'interno della finanza. Dubito insomma della capacità del governo USA di essere in grado di stabilire il punto di mediazione con i poteri finanziari, e mi pare piuttosto che esso rappresenti sempre più un fantoccio che esegue non desideri, ma vere e proprie mediazioni già definite anche nei minimi dettagli, al suo esterno. Ciò tende a rendere turbolenta la pratica politica perchè soggetta ai mutevoli rapporti di forza tra le differenti lobbies. Il secondo motivo è che non possiamo immaginare che essi siano così stupidi da non avere capito ciò che tu ed io abbiamo capito da tempo, che questa politica gli USA non possono praticarla più, che il loro impero ha imboccato un percorso di declino inarrestabile. Se come presumo, lo sanno perfettamente ma continuano a praticarlo, è perchè non possono permettersi.di fermarsi, cioè che non hanno a disposizione alternative, nel senso che l'alternativa sarebbe così tanto penalizzante per loro, che la considerano inaccettabile. Può succedere nella vita individuale delle persone, ma anche nella storia di una nazione, che il costo di una svolta sia considerato così caro, da fare preferire il rinvio, il non decidere, anche sapendo che ciò comporterà una fine tragica. Al momento, più che condizionare la politica USA, mi sembrerebbe ben più saggio distaccarsene, disertare dal blocco in cui ci troviamo dalla fine della seconda guerra mondiale, acquistare sempre maggiori spazi di autonomia, tentare insomma di sfilarsi per quanto possibile, da una situazione che a mio parere avrà un esito terribile.

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