Esiste una sinistra che si considera orgogliosamente tale, spesso di
ispirazione genericamente marxista, e come tale si considera
rivoluzionaria, proprio perchè fieramente anticapitalista. Nello stesso tempo, essa è
altresì convinta che il capitalismo è troppo forte e che non
valga la pena combatterlo perchè sarebbe un atteggiamento velleitario e
quindi dannoso...
In tal modo, la rivoluzione mai ripudiata, rimane solo
una prospettiva remota. Nella pratica di ogni giorno, costoro si
comportano in modo analogo a tutti gli altri cittadini, e per
distinguersi, si attribuiscono da sè una sorta di superiorita morale,
che viene appunto nutrita con atteggiamenti sostanzialmente
caritatevoli.
Se quindi l'attività politica non ha alcuna correlazione
con la rivoluzione perchè questa è diventata una prospettiva
sostanzialmente utopica, essa o diventa la gestione dell'esistente come
fa l'ala più centrista (diciamo SEL), costruendo attraverso questa una
propria carriera politica, o semplicemente rimane come un vuoto
simulacro che rende quell'attività analoga a quella di gruppi religiosi,
basata alla fine su un vago ed indistinto senso di solidarietà, non
quale premessa morale a una scelta politica, ma praticata come tale
nelle forme più immediate, e quindi slegata del tutto da una reale
prospettiva politica.
La solidarietà si estrinseca, da una parte in un
atteggiamento caritatevole, dall'altro nel mettersi in prima fila nelle
battaglie per i diritti civili.
Si potrebbe concludere che oggi la
sinistra rappresenta un originale mix tra una certa tradizione cattolica
e una opposta tradizione del liberalismo anticlericale. Altro, anche
con tutta la buona volontà, non ci si può trovare.
Per questa vicenda storica, decisiva per la sorte della sinistra, tutto si consuma nel passaggio dagli anni sessanta agli anni settanta.
Nel biennio 1968-1969, nella
rivolta studentesca, poi culminata nell'autunno caldo dei
metalmeccanici, si è mantenuta una certa ambivalenza tra l'aspetto
egualitario e quello libertario.
La risposta del capitale è stata
adeguata, in Italia è avvenuto unica nazione dell'europa occidentale,
ciò che gli USA hanno sempre praticato in sud america, il golpismo con
la strage di piazza fontana, piazzata proprio il 12 dicembre 1969, data
con valore anche simbolico come la chiusura di un decennio tra i più
creativi e positivi forse dell'intera storia dell'umanità.
Il germe già presente del
libertarismo modello hippies che potremmo definire sovvertivismo
borghese, ha a quel punto vinto facilmente la partita, lasciando solo
sullo sfondo una sottile patina di egualitarismo.
In sostanza, lì si
consumava la sconfitta storica della sinistra, da cui questa, anche per
incomprensione di quanto andava avvenendo, non si è più ripresa.
Ai
nostri giorni, di fronte all'incapacità di leggere il globalismo come la
questione centrale della politica del nuovo millennio, la sinistra ha
praticamente decretato la sua fine.
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