Questi diventano prigionieri delle loro stesse menzogne, mentono
tanto sistematicamente che finiscono per convincersi anche loro delle
stupidaggini che dicono per non perdere il potere che hanno ed a cui tengono
tanto.
Quando con la legge Fornero si
abbandonò del tutto per il sistema pensionistico
il modello retributivo per passare a quello contributivo, per motivare questo passaggio lo si
presentò non come effettivamente fu, frutto di una scelta deliberata e
per propria natura opinabile, ma lo si spacciò come una cosa tra l'ovvio
e l'inevitabile: ogni dissenso veniva sin dall'inizio dipinto come
frutto di qualcosa che va dalla demenza all'originalità.
Allora,
su questo blog, argomentai la falsità della
motivazione principale, che si basa come si sa sul fatto che uno riceve
da pensionato quanto ha versato nella sua vita. E' ciò che chiamai e che
mi pare sia corretto chiamare ancora oggi la logica del cassettino. Si
fa credere alla gente che i contributi che versano durante la loro
stagione lavorsativa finiscono in un cassettino da dove vengono poi
prelevati a partire dal momento del pensionamento...
Bene,
chiariamolo almeno qui, tale cassettino semplicemente non esiste. Con i
miei contributi pagano la pensione a quelli che la percepiscono oggi, e,
se avrò la ventura di andare in pensione, sarò pagato coi contributi di
coloro che lavoreranno a quel tempo, chiaro?
La corrispondenza tra
contributi versati e pensioni ricevute non esiste e non potrà mai
esistere, se non nel caso di un lavoratore che mettesse nel materasso da
sè l'ammontare dei contributi, e poi prelevasse quelle somme quando
smette di lavorare.
Perfino se il lavoratore desse le somme
corrispondenti ai contributi previdenziali ad una banca sia con
l'acquisto di qualsivoglia fattispecie di titolo che semplicemente in
denaro, anche in questo caso, ripeto, il cassettino non c'è, perchè la
banca utilizza i versamenti dei suoi clienti per prestarli ad altri
(almeno così dovrebbe fare), e quindi anche lì il cassettino non c'è.
Il punto è che c'è sempre di mezzo un'entità che si chiama tempo, che
non possiamo ignorare se non a costo di modificare il quadro della
realtà e conseguentemente di non capire più nulla.
Vedo che anche Boeri finisce o fa finta di finire in questa confusione.
Voglio dire che anche le preoccupazioni sulle pensioni di coloro che le
percepiranno tra trentanni e più lasciano il tempo che trovano, perchè i
contributi che i quarantenni pagano oggi vanno a pagare le pensioni
degli attuali pensionati, mentre la pensione che a suo tempo
percepiranno questi quarantenni verrà pagata dai contributi dei
lavoratori di quel tempo, quindi ci troviamo in un periodo che dista
almeno venti anni dal presente.
Come facciamo quindi a preoccuparci di
quel periodo se non abbiamo nessuna base ragionevole per prevedere quale
sarà l'ammontare dei contributi a quel tempo? Non sappiamo quale sarà
lo stato di salute dell'economia, non sappiamo se saremo ancora in un
sistema capitalistico, non sappiamo in verità nemmeno se l'umanità
esisterà ancora.
Molto più banalmente, non sappiamo nulla sullo stato dell'occupazione tra venti anni.
Seppure a legislazione invariata queste pensioni sarebbero modestissime
e disponibili ad età assai avanzate, non è più che ovvio che a quel
tempo, ove si riscontrasse un attivo considerevole delle casse
previdenziali, si procederebbe ad aumentare pensioni così miserevoli?
Possibile mi chiedo che con tutti i motivi di preocucpazione che abbiamo
oggi, si possa aggiungere a queste preoccupazioni chiaramente fasulle
che partono da un processo di estrapolazione del presente che appare
arbitrario?
Ecco, io penso che costoro che ci governano siano prigionieri degli stessi schemi mentali in cui tentano di costringerci.
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